Corriere della Sera, 3 luglio 2017
Lavorare alla Banca d’Italia? Per 30 posti 85 mila richieste
Bankitalia non sarà più quella di una volta, quando nel 1997 – nemmeno troppo tempo fa – un operaio alle dirette dipendenze di Via Nazionale poteva guadagnare 5 milioni di lire al mese, una cifra monstre nell’Italia pre-euro e anche pre-disintermediazione di Internet. Le 17 mensilità che allora erano una diffusa normalità all’interno dell’autorità che governava (e stampava) la lira ponevano il sogno di un lavoro presso l’istituto centrale, anche con mansioni di base, al fianco di un ingresso in Parlamento come invidiato dipendente. Non sarà più così, vero, ma entrare in Banca d’Italia resta una meta ambita a giudicare dai numeri: per il concorso pubblicato lo scorso aprile per 30 posti da vice assistente sono state presentate 84.745 domande. Fascino poco discreto: su Google trends, strumento online che permette di capire quanto gli utenti ricerchino determinate parole, «concorso Banca d’Italia» ha fatto registrare un deciso picco da aprile in poi. Certo, per il novanta per cento di questo esercito di persone che sognava di lavorare per chi aveva il potere di conio la realtà è arrivata subito con la prima scrematura, basata sui semplici requisiti formali (almeno 18 anni e istruzione secondaria di secondo grado). Ne sono rimasti 8.140: comunque 271 persone in competizione per una poltrona. Per il test finale (100 domande, dal diritto all’economia di base) dovranno restringersi a 3.000. Cosa fa un vice assistente con un profilo amministrativo? Classifica, archivia, conteggia e sposta valori. All’occorrenza può stare anche dietro a uno sportello di Via Nazionale: dalla difficile arte del banchiere (Luigi Einaudi) alla difficile arte del vice assistente. Nel documento non si parla di condizioni contrattuali (anche se, sulla base del contratto nazionale, lo stipendio dovrebbe aggirarsi sui 22 mila euro) ma si aggiunge: «Ai neoassunti compete il rimborso del prezzo del biglietto pagato per il viaggio con qualunque mezzo pubblico di linea per il raggiungimento della residenza di assegnazione dall’attuale residenza anagrafica». Messa così un magro ricordo del super-welfare di una volta.