Corriere della Sera, 3 luglio 2017
Le nozze, la salute (fragile), la magia Storia illustrata di un super tipografo
Giorgio Camuffo è uno dei progettisti grafici da sempre più attento sia alla cultura visiva delle avanguardie culturali, come le esperienze californiane degli ultimi decenni del secolo scorso; sia alla storia tipografica europea e, nel nostro caso, soprattutto a quella italiana. Da questo intreccio tra storia e innovazione nasce l’ultimo suo libro, Bodoni, edito da Corraini Edizioni. Non è un saggio e nemmeno un manuale di composizione: è uno sguardo, colto e insieme disincantato, rivolto a un «monumento» del design grafico risolto attraverso un racconto esclusivamente visivo, ironico e filologicamente corretto, che si ispira liberamente – come è scritto nel frontespizio – alla Vita del Cavaliere Giambattista Bodoni Tipografo Italiano di Giuseppe De Lama (1816).
Camuffo, veneziano di origine, architetto, ha collaborato con aziende e istituzioni tra cui Benetton, Palazzo Pitti, Palazzo Grassi, la Biennale di Venezia. Recentemente ha curato l’immagine della XXI Triennale di Milano (2016) e, quest’anno, della decima versione del Triennale Design Museum, dedicata ai bambini. Oggi è docente presso la Libera Università di Bolzano: dotato di rigorosa cultura teorica ed esperienza professionale, mai accademico, sempre alla ricerca di nuove interpretazioni e soprattutto di relazioni inaspettate tra passato e presente perché ritiene la grafica un’attività che deve andare alla ricerca di ciò che non è stato svelato.
Da qui nasce il suo Bodoni, straordinario racconto visivo che ci accompagna in una lettura che non lascia scampo, tanta è la curiosità – disegno dopo disegno – a partire dalle prime tavole, dedicate al luogo della nascita, Saluzzo (1740), fino alle ultime pagine dove, introdotte da un titolo che è la sintesi dell’atteggiamento progettuale di Camuffo – «Re, papi e cani, personaggi in ordine di apparizione» – appaiono, in una serie di ritratti, tutti i protagonisti. Il tratto è sempre quello, preciso e insieme immaginifico, del suo linguaggio ricco di citazioni colte ma sempre accompagnato dalla chiarezza compositiva del disegno, mentre tra i colori che accompagnano tutte le tavole è il rosa, e tutte le sue sfumature e declinazioni, a dominare la scenografia.
Perché di questo si tratta; Camuffo ha lavorato come un regista teatrale che ha messo in scena, tra fatti privati e attività pubbliche, la storia del più grande progettista di caratteri tipografici, già allora riconosciuto, e che a distanza di due secoli rappresenta ancora un riferimento insostituibile, senza però cadere nella retorica iconografica che storie di questo genere spesse volte impongono. Riscrivere significa far rivivere la grande e la piccola storia, come indicava Marc Bloch, all’interno di una narrazione che ci fa entrare direttamente nella vita di tutti i giorni, anche quando si parla di personaggi pubblici, come nel caso di Bodoni. Alcuni esempi: la doppia pagina dedicata alle nozze con Ghitta, dove i visi con nasi e capelli improbabili, ciascuno con la propria espressione, raccontano meglio di qualsiasi documentazione ufficiale le contraddizioni tra desiderio e realtà. Oppure le tavole dedicate ai problemi di salute, dalla sciatica che cerca di guarire facendo i fanghi a Lucca a una serie di infezioni «podagriche» (ben più fastidiose perché lo perseguitarono per tutta la vita) che cercò, più o meno inutilmente, di alleviare e risolvere intraprendendo cure al limite della magia.
Sono disegni precisi, dove i particolari di un determinato fatto storico sono inseriti in un’atmosfera leggera, magari parzialmente improbabile, ma comunque ricca di pathos e umanità. Giorgio Camuffo, con questo libro, non solo ci parla di Bodoni parlando un po’ anche di se stesso; dimostra che il segno grafico «è un segno artistico – come scrive Umberto Eco – che non comunica delle cose, ma esprime un determinato atteggiamento verso le cose».