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 2017  luglio 03 Lunedì calendario

Polizza vita, ci sono 4 milioni di beneficiari a loro insaputa

Altro che dormienti. Nei bilanci delle compagnie assicurative italiane c’è un tesoretto “da almeno 4 miliardi di euro”: le polizze vita che non sono state pagate e che risultano già prescritte o sono in attesa della prescrizione. In pratica, si tratta di assicurazioni di cui i beneficiari non ne sono a conoscenza, o di prodotti di risparmio giunti a scadenza e non riscossi. Da chi? Dai sottoscrittori che se ne sono dimenticati o da figli e nipoti di un assicurato defunto che, sembrerà strano, ma nella maggior parte dei casi sono beneficiari a loro insaputa. Tanto che secondo il presidente dell’Ivass (l’Istituto di vigilanza sulle assicurazioni), Salvatore Rossi, “risultano 4 milioni di polizze scadute negli ultimi 5 anni e non ancora liquidate, per le quali le imprese ignorano se l’assicurato sia deceduto prima della scadenza”. Polizze sulle quali occorrono ulteriori indagini, visto che – ha sottolineato Rossi – “il 95% riguarda assicurazioni temporanee per il caso di morte”. E che “quelle potenzialmente dormienti rappresentano il 58% di tutti i contratti emessi, mentre per le polizze che prevedono anche prestazioni in caso di vita (tipo misto e rendite) e per le capitalizzazioni l’incidenza è contenuta (2,4%)”. Mentre a fine 2016 risultano in vigore 430mila polizze di assicurati con età inferiore a 90 anni e oltre 2.500 si riferiscono ad assicurati oltre i 100 anni di età.
Un numero elevatissimo di un prodotto assicurativi che, sconosciuti ai più – al limite – ha conquistato spazio sui giornali pochi mesi fa, ma solo perché legato al caso della sindaca di Roma, Virginia Raggi. Eppure, visti i miliardi sul piatto, è da anni che la questione delle polizze dormienti si trova sul tavolo del governo: l’ultimo intervento normativo sollecitato dall’Ivass risale allo scorso febbraio, quando l’Istituto ha pubblicato una prima ricognizione sul fenomeno, richiamando anche le compagnie “ad assumere ogni iniziativa per evitare che le somme assicurate vadano prescritte”. Con le imprese assicuratrici che si sono subito fatte sentire. Luigi Di Falco, responsabile Vita e Welfare di Ania, ha tenuto a precisare che le cifre diffuse vanno interpretate un po’ meglio (peccato però che ad averle diffuse è l’Autorità di vigilanza): “Le polizze già dormienti non sono 4 milioni, ma sono 1.782 su un totale di circa 15 milioni di polizze vita scadute negli ultimi 5 anni. Sono, invece, intorno a 4 milioni quelle per le quali effettivamente l’impresa non ha avuto né la notizia del decesso né una richiesta di prestazione da parte del beneficiario”. Ma nessuno pensasse male: c’è piena disponibilità da parte del settore assicurativo ad adottare procedure e strumenti per ridare i soldi ai legittimi beneficiari. Come del resto ha fatto la Francia (dove le polizze dormienti amontano a 5 miliardi di euro), che ha reso obbligatoria per le compagnie la consultazione dell’anagrafe centralizzata, pena pesanti sanzioni: nel biennio 2014-2016 sono state inflitte multe per 103 milioni di euro.
Bene, benissimo. Così anche Ivass e Ania hanno richiesto di risolvere l’annoso problema delle polizze dormienti passando per la nostrana Anagrafe Nazionale della Popolazione Residente (Anpr). Mai sentito parlarne? Siete in ottima compagnia, insieme allo stesso Stato italiano che attualmente non conosce i dati dei propri cittadini. Il progetto nazionale per realizzare un’unica banca dati al posto delle anagrafi dei 7.987 Comuni italiani – uno dei capisaldi del Piano Crescita Digitale, finanziato con 23 milioni di euro – si sarebbe dovuto completare entro il 2016. Peccato che sia inchiodato al palo da anni. Tanto che al 29 maggio scorso hanno completato il subentro nell’Anpr solo 9 Comuni, capitanati da Bagnocavallo (in provincia di Ravenna) che vanta 17mila abitanti. Ora per Diego Piacentini, commissario all’Agenda Digitale, l’obiettivo è portare nell’Anagrafe almeno metà dei Comuni entro il 2018. Nel frattempo come succede alla polizze dormienti? Sicuramente, come prevede la legge, dopo 10 anni si prescrivono con le somme che confluiscono nel Fondo Rapporti Dormienti istituito presso la Consap, attraverso il Tesoro.
Così, quanti si stessero chiedendo come scoprire se si beneficiari, oggi l’unico strumento a disposizione è il servizio privato di ricerca dell’Ania. Si suggerisce, però, di formulare tante richieste quanti sono i potenziali beneficiari, visto che la ricerca si base sul verificare, tra le altre cose, che il nome di chi chiede le informazioni compaia anche tra i beneficiari. Esempio: se è deceduto un padre di due figli, è bene che ne facciano richiesta sia la moglie che entrambi i figli. Altrimenti ci si può rivolgere all’intermediario assicurativo, alla banca o all’impresa di assicurazione di cui si serviva il familiare, chiedendo informazioni; fermo restando che potrebbe rifiutare di rispondere per motivi di privacy.