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 2015  novembre 10 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Nel Myanmar, Aung San Suu Kyi sta vincendo a man bassa le elezioni politiche, fra il tripudio dei suoi fan e specialmente dell’etnia Bamar che la sostiene. L’etnia Bamar rappresenta il 68% della popolazione. Gli abitanti del Myanmar sono 51 milioni.

Sa che io il Myanmar non ho la minima idea di che cosa sia? E questa San Suu mi ricorda qualcosa, ma che cosa?
Il premio Nobel per la pace, vinto nel 1991 e ritirato solo nel 2012 quando il regime birmano le restituì la libertà. “Myanmar” è il nome che i vecchi generali hanno scelto per la Birmania, parendo loro che la parola “Birmania” identificasse il Paese con la comunità Bamar. I Bamar sono maggioranza, ma i gruppi etnici in Myanmar sono 135. E Myanmar, senza che i generali lo sappiano, è a sua volta una deformazione della stessa radice che dà “Birmania” e “Bamar”. Tutto questo per farle capire che in Myanmar c’è stata fino a pochi anni fa una dittatura feroce, e questa dittatura ha ucciso il padre di Aung quando Aung aveva due anni, costringendo la famiglia all’esilio. Questa medesima dittatura militare ha tenuto prigioniera Aung dal 1988 in poi, con brevi intervalli, ignorando il fatto che nel 1990 aveva vinto le elezioni con l’80% dei suffragi. Stava agli arresti domiciliari che venivano rinnovati di anno in anno. Vi fu una mobilitazione internazionale, alla quale il regime non diede assolutamente retta. Fu liberata nel 2010 - l’anno prima era stata condannata a tre anni di lavori forzati - e comincia forse da quella data una specie di disgelo, ossia un accostarsi lento di quel regime a forme di governo più tolleranti, meno feroci. Il protagonista di questo passaggio, che chiamerei uno Jaruzelski orientale, è stato il generale Thein Sein, che ha permesso ad Aung di fare campagna elettorale e ha poco a poco allargato le maglie che stringevano il Paese.  

E adesso Aung ha vinto le elezioni.
Avrebbe preso il 70% dei voti, il che le garantisce una quota grande ma non proporzionale di seggi (forse il 51%), perché la Costituzione prevede che un quarto della Camera sia assegnata ai militari, in ogni caso, e per approvare una legge è necessaria, oltre che la maggioranza dei voti, anche il sì di almeno uno di questi militari. I quali, come può immaginare, sono in genere legati alla cricca di generali che comanda. E però l’aria che tira nel Paese adesso sembra cambiata, certe cose che parevano impossibili ancora poco fa sembrano a un tratto a portata di mano.  

Ci sono dichiarazioni della vincitrice?
Di fronte alle manifestazioni di giubilo, la signora, che ha 70 anni, ha solo invitato alla calma: «È troppo presto per festeggiare». Tutto inutile. Dal pomeriggio di domenica migliaia di giovani ballano attorno alla sede della Lega nazionale per la democrazia, il partito di Suun Kyi, in Shwegondaing road. Vestono tutti di rosso e hanno il pavone combattente simbolo del partito dipinto sulla faccia e sul corpo. Una grande tv trasmette lo spoglio scheda per scheda, mentre altri elettori entusiasti scattano decine di selfie. Il partito di Aung Suun Kyi sarebbe primo nelle città più grandi (Rangoon, Mandalay, Bago). A Rangoon, la ex capitale, la Lega avrebbe preso 44 seggi su 45. Adopero il condizionale perché, fino al momento in cui scriviamo, non sono state fatte comunicazioni ufficiali. Tuttavia anche il più importante avversario di Suun Kyi, Htay Oo, ha ammesso la sconfitta. Htay Oo appartiene alla stessa formazione del presidente uscente Thein Sein, quello che ha liberalizzato e che non ha voluto ripresentarsi. «Abbiamo perso» ha detto Htay Oo, «e dobbiamo capire perché. Oltre tutto abbiamo perso anche nella nostra regione, la Hinthada, per la quale avevamo fatto tanto».   • Con che programma Aung Suun Kyi si propone di governare?
Sì, Aung Suun Kyi ha presentato un programma, e lo ha anche affisso sui muri. Ma chi lo conosce? Nessuno ha la minima idea di quello che Aung Suun intende fare, e meno che mai ce l’hanno i suoi elettori, i quali vivono la presenza della loro leader con un’adesione tutta di cuore. La chiamano “mamma”, “mamma”, e non vogliono sapere altro. La comunità internazionale applaude, ma per ora sta a guardare. La Birmania, a questo punto, si presenta come una grande incognita.  

Che cosa si prevede?
La signora, mentre il governo di Thein Sein si mostrava meno arcigno, ha a sua volta fatto mostra di realismo, non condannando per esempio le violenze da parte buddista contro la comunità musulmana dei Rakhine o la mezza guerra civile contro lo Stato del Kachin. Questa freddezza le è stata rimproverata addirittura dal Dalai Lama. Le grandi questioni birmane sono due: se il Paese riuscirà a svincolarsi dall’abbraccio cinese (che determina il 30 per cento del Pil) e passare con i russi; e che fine farà, se farà una fine, il commercio dell’oppio, per il quale Myanmar è seconda al mondo dopo l’Afghanistan. (leggi)

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