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 2015  novembre 10 Martedì calendario

Chi è Chiara Appendino, candidata sindaco del Movimento 5 Stelle a Torino

MILANO «Mi sento come la punta di un iceberg di bisogni, idee, persone inascoltate della mia città»: scolpisce le parole Chiara Appendino, 31 anni, consigliera comunale e, da domenica, candidata sindaco dei Cinque Stelle a Torino. Lei, secondo i sondaggi, è la sfidante più pericolosa per Piero Fassino. Con l’esponente dem, in questi anni, in Aula, ha avuto già duri scontri. «Un giorno lei si segga su questa sedia e vediamo se sarà capace di fare tutto quello che oggi ha auspicato di saper fare», sbottò una volta il sindaco.
«Speriamo che la sua profezia ci porti bene», scherza ora la «Giovanna d’Arco» dei Cinque Stelle. «Siamo pronti per il confronto: il nostro è un percorso che è maturato nel corso degli anni, in cui abbiamo intessuto rapporti e ci siamo addentrati nei meccanismi della macchina comunale», spiega. La battaglia per Appendino avrà anche un altro risvolto: è agli ultimi mesi di gravidanza e la attende una campagna elettorale con bebè. «Diventare mamma è una delle cose più belle, se non la più bella, che ti possa capitare nella vita – dice —, ma credo che sia possibile coniugare bene lavoro e maternità. Ci sono riuscite altre donne. Io voglio concentrarmi su quello che conta di più per me, la mia famiglia e la mia città».
Bocconiana (una laurea in Amministrazione, finanza e controllo aziendale), un passato alla Juventus, un presente nell’impresa di famiglia, viene bollata come una Cinque Stelle «atipica», ma per lei si tratta «solo di un cliché». A votarla sono stati circa 250 attivisti. Una sorta di plebiscito, che ha lasciato qualche strascico polemico con un altro consigliere M5S torinese, Vittorio Bertola. «Sono stata votata con gli stessi metodi del 2011, da un’assemblea che lavora da anni insieme sul territorio: non credo la si possa tacciare di mancanza di democrazia», si difende Appendino. E lascia la porta aperta a Bertola: «Posso capire sia stato un momento difficile per lui, ma per me è sempre parte del progetto». Ma il «progetto», come lo chiama lei, è già partito: «Ci sono venti gruppi di lavoro che stanno sondando i bisogni della città, ascoltando anche chi non ci vota». «Torino è una realtà complessa, la città delle due città, quella dei ricchi e quella dei poveri, con una disoccupazione giovanile record per il Nord», dice. Per la sua campagna elettorale prevede «riorganizzazione della macchina comunale ed eliminazione degli sprechi». Numeri, numeri, numeri: «Mi dicono spesso che sono pignola, forse è deformazione professionale».