La Stampa, 10 novembre 2015
Sospesi i due miliardi di aiuti alla Grecia
Va in scena un nuovo braccio di ferro fra la Grecia e suoi creditori, protagonisti della prima disputa seria da metà agosto, cioè dalla firma del piano di salvataggio ellenico da 86 miliardi, il terzo intervento dal 2010. I ministri economici dell’Eurozona hanno deciso di non erogare una tranche da due miliardi di aiuti che avrebbe dovuto essere autorizzata ieri. La pietra della discordia è soprattutto la protezione che Atene vuole garantire a chi non paga i mutui, considerata ancora eccessiva. «Non c’è troppo tempo a disposizione – ha detto il capo dell’Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem -. Molto è stato fatto, molto si sta facendo, però molto resta da fare».
Già questa settimana il governo greco lavorerà con l’Euro Working Group, cioè i diciannove Ministri del Tesoro del club con la moneta unica al massimo livello tecnico. Il commissario agli affari economici, Pierre Moscovici, si è detto ottimista «per un compromesso nei prossimi giorni», anche perché «la cooperazione con le autorità greche è ottima». Il francese rileva che l’80% delle misure chieste come contropartita per il pagamento degli aiuti «è stata finalizzata o è in corso di finalizzazione». A suo avviso, «sono fatti progressi incontentabili». Le questioni aperte sono importanti. Dijsselbloem mette avanti gli interventi sulla governance delle banche, ai quali è vincolato lo smobilizzo (anche parziale) del tesoretto da 10 miliardi accantonato questa estate per favorire la ricapitalizzazione delle banche elleniche, che hanno bisogno di 4 miliardi. La seconda questione è legata ai mutui. Il governo greco difende una soluzione che tuteli la proprietà delle case a circa il 70% delle famiglie a rischio, mentre i creditori europei preferirebbero tutelare solo i «maggiormente vulnerabili». Una posizione che è sostenuta dalla Germania.
Oltre a questo, c’è il nodo dell’accesso al credito. Secondo l’agenzia Radiocor, i crediti bancari in sofferenza valgono la metà dei prestiti, per un valore di oltre 100 mila euro, mentre a metà settembre i mutui erano 68 miliardi su un totale di 205 miliardi di prestiti: si calcola che oltre il 40% di chi deve pagare un muto sia in arretrato. Moscovici chiede una soluzione che disincagli i denari e rimetta in moto il sistema del finanziamento alle imprese. Serve per la crescita e la fiducia. Quella stessa che, ieri, il governo Tsipras ha cercato di ravvivare assicurando che «entro sei mesi», la repubblica sarà pronta a tornare da sola a raccogliere denaro per rifinanziare il debito.