La Stampa, 10 novembre 2015
Arriva dall’Inghilterra il calcio camminato. Vietato correre e giocare in contropiede
Correre: vietato. Affondare un tackle: manco per idea. E per chi volesse rispolverare gli scarpini mettendosi in cabina di regia, meglio far presente che i cambi di gioco saranno banditi. È su queste regole che si basa il «calcio camminato», una rielaborazione dell’arte della pedata che s’appresta a coinvolgere in Italia uomini attempati in sovrappeso, ipertesi e con le cartilagini usurate. Se la maggior parte degli amatori abbandona la pratica durante la quarta decade di vita, la variante lenta punta a far rivivere ad adulti e anziani, impossibilitati a giocare di corsa, «le emozioni che oggi provocano gli occhi lucidi anche a distanza di anni dall’ultima partita», dichiara Roberto Terra, responsabile del progetto «Walking Football» per la Lega Calcio dell’Unione Italiana Sport per Tutti (Uisp). Il debutto è previsto per domenica 15 novembre, a Bologna. Palla al centro alle 17, al centro sportivo Vasco de Gama.
Le regole
È qui che si ritroveranno un centinaio di impiegati, operai, manager e commercianti, desiderosi di rivivere le trepidazioni legate al rettangolo verde. Fascette, tatuaggi e ciuffi laccati lasceranno il posto a tute felpate, occhiali da vista e k-way. Uomini incanutiti e stempiati si divideranno in squadre da sei – previsti due tempi: da quindici o venti minuti l’uno – e si rincorreranno su un campo delle dimensioni di quello da calcetto. Identica, con una possibilità di riduzione, la superficie della porta: tre metri per due. Vigeranno però i divieti di correre, di entrare in scivolata e di calciare il cuoio oltre il metro e mezzo d’altezza. Sarà un arbitro a occuparsi del rispetto delle regole: a un tentativo di contropiede, seguirà una punizione per gli avversari. «Altrimenti non ci sarebbero differenze rispetto al calcetto tradizionale». L’obiettivo è raccogliere consensi tra gli over 50 che non reggono più il passo dei più giovani, frenati da problematiche di salute e dalla lunga astinenza dai campi.
Idea dalla Gran Bretagna
Le radici del «calcio camminato» sono oltre la Manica, dove il progetto è partito nel 2009 e oggi conta 250 squadre e migliaia di tesserati. Tra gli adepti anche alcuni ex atleti di Premier League, come il sessantaduenne George Jackson. Nessun cambio di direzione né scatto senza palla, ma sempre di calcio si tratta. Con benefici che riguardano l’umore e pure la salute, se il ricercatore inglese Peter Reddy (Università di Birmingham), dopo aver monitorato un campione di volontari adulti (48-65 anni), ha concluso che «il calcio può essere efficace nei casi di lieve o moderata ipertensione e che l’attività aerobica produce miglioramenti nell’ossidazione dei grassi e nella potenza». In attesa di capire quale sia la frequenza consigliata e il modello di intensità da applicare, «l’esperienza inglese dimostra che ci si può divertire anche giocando a ritmi più lenti», chiosa Terra, che punta a esportare il modello nel resto d’Italia, da qui a sei mesi. Lo slow football è già in mezzo a noi.