Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  novembre 10 Martedì calendario

Polemiche per i tre antagonisti messi in carcere a Bologna e subito scarcerati dal magistrato. Salvini e la Meloni attaccano i «figli di papà» che possono picchiare impunemente i poliziotti, tanto sanno che non gli succederà niente

ROMA «Noi, con le nostre forze di polizia li abbiamo arrestati. I magistrati li hanno scarcerati, l’opinione pubblica giudicherà». Replica così il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, alle bordate del leghista Matteo Salvini, contro la giustizia che «fa schifo», nel giorno della scarcerazione dei tre attivisti fermati per gli scontri di Bologna. Parole che suscitano la reazione stupita dell’Anm: «La magistratura è tenuta ad applicare la legge».
Arrestati nel giorno dei disordini, avvenuti a margine della manifestazione politica della Lega di Salvini, i due antagonisti veneti di 25 e 24 anni e il 22enne modenese residente a Bologna, tutti incensurati, sono stati scarcerati ieri. Erano accusati a vario titolo di lesioni e resistenza al pubblico ufficiale: i due trevigiani, tentando di sottrarsi ai controlli preventivi, che avrebbero trovato poi nei loro zaini petardi, avevano colpito prima del comizio un agente, che ha avuto una contusione a un ginocchio (4 giorni di prognosi). Il terzo era stato fermato durante gli scontri a via Stalingrado. Il pm Rossella Poggioli aveva chiesto per tutti e tre l’obbligo di firma ma il giudice Aldo Resta, pur convalidando l’arresto, non ha ritenuto che vi fossero le condizioni per applicare le misure cautelari (pericolo di fuga, inquinamento delle prove o reiterazione del reato).
Il provvedimento ha sollevato la protesta del leader leghista Salvini: «Questa giustizia mi fa schifo». Cui si è unita la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. «È un classico» ha scritto, sarcastica, su Facebook. «Siamo davanti ai soliti figli di papà che si sentono intoccabili e liberi di devastare le città e picchiare gli agenti delle forze dell’ordine perché tanto hanno qualcuno che li protegge nelle istituzioni e nella politica», ha aggiunto, esprimendo «piena solidarietà ai poliziotti aggrediti e finiti all’ospedale mentre difendevano il sacrosanto diritto di migliaia di persone di manifestare le proprie idee».
Il vicepresidente del Senato leghista, Roberto Calderoli, ha rincarato: «Mentre chi ferisce un ladro per difendere i propri beni muore per il dolore di una condanna sproporzionata, i “democratici” antagonisti possono tranquillamente giocare alla guerra, mandando in ospedale dei poliziotti, sapendo che il giorno dopo saranno già liberi. Questo sì che è regime. È incredibile la disinvoltura con la quale la sinistra al potere gestisce ed applica a proprio piacimento le leggi. Nessuna conseguenza per gli attivisti dei centri sociali che cercavano lo scontro con chi la pensa diversamente da loro, se non per tre di essi quella di venire fermati per una notte».
Argomenti sensibili nella battaglia per il consenso del popolo di centrodestra. E così il ministro Angelino Alfano, che pure si è battuto a lungo per restringere il campo d’azione dei magistrati nell’applicare misure di custodia preventiva, è sceso in campo. E ha rivendicato gli arresti puntando il dito contro i giudici che scarcerano.