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 2015  novembre 10 Martedì calendario

La Russia accusata di doping di Stato • In Birmania trionfa la premio Nobel Aung San Suu Kyi • All’asta i diamanti Blue Moon e In the Pink • La toilette per trans • Il killer diciottenne di Ancona aveva lasciato a casa un biglietto in cui confessava l’omicidio


Doping Le 323 pagine del dossier presentato ieri dalla Wada, l’agenzia mondiale antidoping, accusano la Russia di doping di Stato. Il fascicolo, redatto dopo un’indagine durata undici mesi, svela che Mosca ha barato sui test di centinaia di suoi atleti sabotando di fatto le più importanti manifestazioni internazionali a cominciare dalle Olimpiadi di Londra 2012. Ma la cosa più grave è che il sistema di occultamento delle prove di doping sarebbe stato organizzato e gestito da personaggi chiave del potere russo come il ministro dello Sport Vitalij Mutko, da agenti dei servizi segreti dell’Fsb, e da una rete molto complessa di corruzione che intreccia sottobosco politico e malavita organizzata. Al termine di una lunga conferenza stampa in cui ha riassunto le 323 pagine di inchiesta sul doping russo, il canadese Dick Pound, già presidente della stessa Wada, ha chiesto la sospensione per due anni della Russia da tutte le competizioni di atletica leggera e la radiazione immediata di un dirigente, quattro allenatori e cinque atleti. Questo significherebbe, oltre a una clamorosa revisione dei successi russi alle Olimpiadi inglesi (17 medaglie di cui 8 d’oro), l’impossibilità di partecipare ai Giochi di Rio del 2016. Al centro di tutto c’è il laboratorio dell’Adc russo, una cupa palazzina grigia al numero 10 di via Elisavetinskij, nella zona residenziale orientale di Mosca. Il centro antido- ping, costruito nel 1976 per preparare le storiche Olimpiadi sovietiche “Mosca 80”, sarebbe stato al centro della gigantesca truffa sportiva. Il suo dirigente, Grigorij Rodchenkov, avrebbe distrutto ben 1.417 provette compromettenti su richiesta diretta, dice il rapporto, del ministro dello Sport e con la collaborazione «richiesta molto dall’alto» dei servizi segreti russi. Addirittura, l’Fsb avrebbe impiantato una specie di laboratorio fantasma dove fare analisi preliminari. La Wada sostiene che anche durante le Olimpiadi invernali di Sochi, fiore all’occhiello della Russia di Putin, manipolazioni sarebbero stati gestite dai soliti servizi segreti. Vladimir Putin, furibondo, non rilascia dichiarazioni a caldo e affida ai dirigenti del mondo dello sport nazionale le inevitabili grida al «complotto contro la Russia» e alle «indagini politicizzate» (Lombardozzi, Rep).

Birmania Ieri la Commissione elettorale della Birmania ha cominciato a rendere noti i risultati del voto di domenica. Il partito della premio Nobel Aung San Suu Kyi, la Lega nazionale per la democrazia (Nld), è in netto vantaggio ovunque, con punte dell’80% dei seggi conquistati nelle città. La media nel Paese è del 70%. Il partito degli ex generali ha ammesso la sconfitta. «Abbiamo perso», ha dichiarato il numero uno dell’Usdp, Htay Oo, dicendosi anche sorpreso dell’entità del tracollo subito nella sua circoscrizione, a Hinthada, nella regione considerata la roccaforte del sostegno al partito: «Non me l’aspettavo perché avevamo fatto tantissimo per le genti di quella regione, ma è la decisione del popolo». Il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest, si è congratulato per il risultato elettorale ma ha detto che «è ancora troppo presto per prevedere un cambio di politica» nei confronti della Birmania. In altre parole, le sanzioni restano ancora in vigore, anche se Washington ha ammonito i generali a rendere «credibile» la transizione dall’attuale regime al futuro governo, con ogni probabilità guidato da Aung San Suu Kyi, anche se non nelle vesti di presidente. La costituzione voluta dai generali è chiara: chi è stato sposato con uno straniero o abbia figli con passaporto estero non può accedere alla massima carica dello Stato. È il caso di Aung San Suu Kyi, vedova dello studioso della civiltà tibetana Michael Aris, e madre di Alexander e Kim, entrambi cittadini di Londra (Salom, Cds). [Sull’argomento leggi anche il Fatto del giorno]

Diamanti Oggi all’asta da Christie’s a Ginevra il diamante rosa In the Pink, 16.08 carati, già montato in un anello che valorizza il gioiello con una doppia fila circolare di diamanti bianchi e una terza fila, più nascosta, di diamanti rosa. Il valore stimato è tra i 23 e i 28 milioni di dollari (21-26 milioni di euro). Per dare un’idea di quanto sia raro In the Pink, basta pensare che in quasi 250 anni di storia delle aste sono stati esposti soltanto tre diamanti vivid pink di oltre dieci carati. Un altro numero ci dà la misura dell’eccezionalità della pietra: meno del 10% dei diamanti rosa pesa più di un quinto di carato. Domani, invece, gli occhi saranno puntati sulla pietra azzurra Blue Moon, 12 carati. Sotheby’s, che lo propone, ha stimato il suo valore tra i 35 e i 55 milioni di dollari (32-51 milioni di euro) (Serra, Cds).

Trans 1 John Berkow, speaker ovvero presidente della camera dei Comuni, sta considerando la possibilità di introdurre bagni per transgender al parlamento britannico. I transgender sono legalmente riconosciuti nel Regno Unito dal 2004 e la discriminazione nei loro confronti è un reato da quando è stato approvato nel 2010 l’Equality Act, una legge in difesa dell’eguaglianza (Franceschini, Rep).

Trans 2 Nell’aprile scorso la Casa Bianca ha aperto la sua prima “gender-neutral toilet” nell’Eisenhower Executive Office, l’edificio che ospita molti uffici e dipendenti dell’amministrazione americana, adiacente alla famosa West Wing, l’ala occidentale in cui si trova l’ufficio del presidente. Una misura voluta da Barack Obama a sostegno alla comunità Lgbt (Lesbiche Gay Bisessuali Transessuali) e ai suoi diritti. Negli Stati Uniti musei come il Whitney e l’American Folk Art Museum a New York o l’Utah Museum a Salt Lake City, scuole e università, ristoranti alla moda ma pure caffè e fast food, hanno delle toilette riservate a transgender. Sulla porta può esserci una figurina metà uomo, metà donna, oppure la scritta “inclusive restroom”, gabinetto “inclusivo”. Ci sono applicazioni per telefonino come “Refuge Restrooms” che indicano a livello nazionale dove è possibile trovare bagni che non facciano alcuna forma di discriminazione (ibidem).

Biglietto Il diciottenne Antonio Tagliata sabato mattina prima di uscire da casa ha lasciato nella sua camera tre lettere, in cui chiedeva scusa a genitori e fratelli per quello che stava per compiere. E un foglio: «Confesso l’omicidio di Fabio Giacconi e Roberta Pierini», il papà e la mamma della sua fidanzata sedicenne, che si erano frapposti al loro amore. Un atto di autoaccusa per salvare il proprio padre. «Ho scritto il biglietto per proteggerlo, ha avuto problemi con la giustizia. Ero sicuro infatti che dopo sarei morto» ha spiegato al magistrato durante l’interrogatorio.

(a cura di Roberta Mercuri)