la Repubblica, 10 novembre 2015
Sabina Began conferma che alle cene di Berlusconi andava pure George Clooney, poi si mette a piangere e dice di aver amato tanto quell’uomo meraviglioso
BARI. Sabina Began piange mentre dinanzi ai giudici del Tribunale di Bari racconta di aver amato Silvio Berlusconi prima «come un fidanzato», poi «come un padre». È lei, l’”Ape Regina”, la vera padrona di casa delle feste nelle residenze dell’ex premier, a chiedere di rendere dichiarazioni spontanee nel processo sul presunto giro di escort che Gianpaolo Tarantini, tra il 2008 e il 2009, avrebbe organizzato nelle residenze del leader di Forza Italia.
Sabina Began rischia tre anni di reclusione per aver reclutato tre ragazze. Arriva in aula con abiti e toni dimessi. «Io volevo difendere il presidente. Ho anche dichiarato che facevo i bunga-bunga, ma tutti sanno che non era vero. Io lavoravo, non avevo bisogno di fare prostituire ragazze per guadagnare» dice la donna che racconta di aver organizzato molte cene «perché Silvio diceva che aveva bisogno di loro». «Volevo compiacerlo ma oggi mi pento e chiedo a Dio di perdonarmi. Vi chiedo di giudicarmi con il cuore e non solo con la legge».
Fuori dall’aula, la Began, come fosse una performance teatrale, si concede a microfoni e interviste, persino a qualche selfie. «Ho amato tanto quest’uomo e avrei fatto qualunque cosa per lui. Berlusconi era un uomo meraviglioso». Le carte del processo raccontano che sarebbe stato proprio l’ex presidente del Consiglio a regalare alla Began un appartamento a Roma da un milione e 400 mila euro. «Appare incredibile immaginare che cene di prestigio, come quelle organizzate nelle residenze del presidente del Consiglio, con ospiti del calibro di George Clooney, fossero solo occasioni per far prostituire ragazze» dice Fabrizio Siggia, avvocato della Began.
In aula, per la penultima udienza del processo, c’è anche il principale imputato, Gianpaolo Tarantini. «Ho fatto sempre cene partecipate, normali ed eleganti con una persona per bene, Silvio Berlusconi, che si è comportata con me in maniera esemplare» dice l’imprenditore. Tarantini rischia otto anni di reclusione, come da richiesta del pm Eugenia Pontassuglia al termine di un processo lungo un anno.
L’avvocato Nicola Quaranta prova a ridimensionare la tesi: «Chi, anche in questa aula, avrebbe rifiutato un invito a cena a casa di Berlusconi? Invito a cena che non equivale ad un’orgia, come in questo processo si è voluto intendere» dice il legale di Tarantini che parlando di Patrizia D’Addario, la prima a costituirsi parte civile, spiega: «Lei ha tratto vantaggio da questa storia». Parole alle quali la donna reagisce così: «Io sono l’unica ad essere stata danneggiata da questa storia». Venerdì è attesa la sentenza.