Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  novembre 10 Martedì calendario

L’atletica russa verrà sospesa fra tre giorni. Undici domande per capire tutto del caso

Cosa chiede l’agenzia mondiale antidoping?
La sospensione della federazione russa, la chiusura del laboratorio antidoping di Mosca, il bando a vita per cinque allenatori e cinque atlete, la più importante è Marija Savinova, oro negli 800 metri alle Olimpiadi di Londra. Lei ieri ha detto che si sta preparando per i Giochi del 2016 e non ha alcuna paura.
La Wada accusa solo l’atletica?
No, il report è esplicito: «Visto il sistema usato è facile credere che le stesse pratiche venissero applicate in altri sport». Tutte le prove e i dati riguardano l’atletica, non ci sono altri casi citati, ma l’avvertimento è globale.
Cosa succede adesso?
Il Comitato olimpico (Cio) si è detto «scioccato» e ha garantito che reagirà non appena avrà approfondito il rapporto, la federazione internazionale di atletica (Iaaf) si è presa tempo fino a venerdì. Il presidente Sebastian Coe aspetta «spiegazioni», ma ha già avviato il procedimento di sospensione ed è probabile che la Russia tra 3 giorni sia esclusa dalla Iaaf.
Se la Russia esce dalla Iaaf che succede?
La squadra di atletica non potrà partecipare alle Olimpiadi, ci sono ancora 9 mesi prima di Rio però e il bando potrebbe anche essere rimosso davanti a un cambio di rotta dei russi. È chiaro che il sospetto sugli atleti presenti sarebbe inevitabile.
Gli atleti per cui è stato chiesto il bando a vita perderanno le medaglie?
Tocca al Cio valutare ogni singolo caso, ma se le squalifiche venissero confermate le classifiche andrebbero riviste. Nel report si parla di «sabotaggio olimpico».
Perché proprio adesso esce questa inchiesta?
Lo scorso dicembre la tv tedesca Ard ha mandato in onda un reportage in cui si ricostruiva il sistema russo. Alcuni atleti-pentiti confessavano non solo di essersi dopati ma di essere stati coperti dalla federazione.
E la Iaaf fino a oggi che ha fatto?
Anche la Iaaf è sotto accusa. Il dossier ritiene che abbiano «guardato da un’altra parte» e più concretamente la magistratura francese ha incriminato l’ex presidente, il senegalese Lamine Diack che ha 82 anni e vive a Parigi, per corruzione. Lui è altre 5 persone della sua amministrazione, compreso il figlio, rischiano 10 anni di prigione.
La Russia non ha mai preso posizione contro le centinaia di casi di doping dei suoi atleti?
Sì, prima dei Mondiali di atletica di Pechino hanno cambiato il presidente della federazione e scelto la via dell’autosospensione per le discipline più compromesse, come la marcia.
E questo non è stato considerato dal rapporto?
È stata valutata come mossa disperata, a tempo scaduto. Il dossier spiega che il laboratorio ombra incaricato di aggiustare le analisi era protetto dalla Fsb, i servizi segreti russi. C’è la deposizione di uno degli investigatori dell’antidoping: «Mi prelevavano con un auto della polizia sotto casa, mi portavano dall’atleta, mi aspettavano in albergo, se era necessario, e mi riportavano al laboratorio di Mosca. Volevano che le provette arrivassero lì e solo lì».
Come ha reagito la Russia all’accusa di aver distrutto 1417 provette?
Sostengono che fossero vecchie di 10 anni e quindi avessero il diritto di eliminarle.
L’indagine si fermerà alla Russia?
No, la Wada ritiene che in altre nazioni, vedi Kenya, l’antidoping sia debole e anche l’Interpol ha aperto un’indagine sul tema. La commissione etica Fifa invece ha messo sotto inchiesta il ministro dello sport Mutko che è nell’esecutivo ed è anche a capo dei Mondiali 2018.