la Repubblica, 10 novembre 2015
Il voto del parlamento catalano è un colpo di stato
Bisogna chiarire bene quello che è successo. C’è un Parlamento che sollecita un futuro governo della Catalogna a fare alcune cose. Per adesso non c’è altro, soprattutto perché non c’è il governo che dovrebbe fare queste cose, e non sarà affatto facile formarlo. Che cosa chiede il Parlamento catalano al futuro governo che non esiste? Gli chiede di dichiarare l’indipendenza, ossia di modificare l’ordine costituzionale, violando la legge. Dichiarare l’indipendenza violando la legge spagnola, le leggi europee, tutte le leggi. Dunque questo Parlamento sta sollecitando una parte dello Stato spagnolo – il governo della Catalogna – a compiere un attentato contro l’ordine costituzionale, come se le leggi non ci fossero, non contassero e si potessero disobbedire. È molto grave. È uno dei fatti più gravi mai accaduti in Spagna.
Che io ricordi è uno dei fatti più gravi dal colpo di Stato del 23 febbraio 1981. In quel caso fu un’altra istituzione dello Stato, l’esercito, che cercò di violare l’ordine costituzionale per creare un altro ordine, diverso. È esattamente la stessa cosa che propone la risoluzione approvata ieri dal Parlamento catalano sebbene senza armi. Violare un ordine costituzionale per crearne un altro, senza passare attraverso la legge. Il problema è che ci sono persone che non capiscono cos’è la democrazia. E persone che non vogliono capirlo. Non esiste democrazia senza legge, perché le leggi sono una espressione della volontà popolare. Una legge si può cambiare, a volte si deve cambiare, ma non si può violare, soprattutto non possono farlo quelli che fanno le leggi. La democrazia non è soltanto l’atto di andare a votare. È{ un sistema di regole, di equilibri tra i poteri e di garanzie. E chi ha votato questa risoluzione non capisce cos’è la democrazia. Ma la cosa più grave è un’altra: stanno violando la democrazia in nome della democrazia.
Dopo le ultime elezioni regionali si è creato un nuovo scenario in Catalogna perché molti di coloro che hanno votato per i partiti indipendentisti ora sono pentiti. Non si immaginavano uno strappo così violento. Ho parlato con tantissimi amici che hanno votato, ad esempio, per la Cup (il movimento di estrema sinistra) che adesso grazie ai suoi undici seggi è l’ago della bilancia nel Parlamento catalano. L’hanno votato per “rompere le scatole”, confessano adesso. Come un gesto di protesta che ora si ritorce contro di loro. La Cup è un partito che vuole uscire dall’euro, uscire dall’Europa, dalla Nato, che è contro la proprietà privata. E loro, elettori arrabbiati, scontenti e stufi, hanno votato per “rompere le scatole” un partito che ha un programma che assolutamente non condividono. Una circostanza davvero comica, se non fosse tragica per il futuro di questa regione. Ma sono già pentiti anche molti elettori di Artur Mas. Adesso con ogni probabilità il Tribunale costituzionale dichiarerà nulla la risoluzione votata dal Parlamento. Ma poi? Penso che una via d’uscita possa essere quella di celebrare un referendum, oppure di arrivare ad un accordo con una proposta che modifichi la relazione fra lo Stato spagnolo e la Catalogna. Ma questa situazione ha un solo colpevole. E questo colpevole è Artur Mas molto di più di Rajoy, anche se quest’ultimo ha commesso molti errori.
È Artur Mas che ha messo il suo Paese in una situazione molto pericolosa inseguendo le sue ambizioni personali. Una fuga in avanti per salvarsi dalle inchieste sulla corruzione e per non assumere le conseguenze di tutta la sua gestione, che è stata disastrosa. Ma tutto ciò è anche frutto di un infantilismo collettivo. Come se molti avessero pensato: “Tanto non accade nulla, possiamo votare quello che ci passa per la testa”. È quello che fanno i bambini che poi chiedono a papà di risolvere il problema.
Devono aver pensato: “Possiamo perfino votare un partito che vuole farci vivere come in Corea del Nord”. Ora neppure chi ha votato questa risoluzione sa come uscirne. Sanno che si stanno buttando in un precipizio. E tutti noi dietro a loro.