Il Sole 24 Ore, 10 novembre 2015
Metrature catastali, un’innovazione all’insegna della trasparenza attesa da 15 anni. Aspettando la riforma del catasto
Sono passati 15 anni ma alla fine li hanno tirati fuori: i metri quadrati “catastali” erano già pronti a inizio secolo dopo alcuni appalti (il lavoro venne svolto materialmente in Albania, con qualche apprensione, tra il 1996 e il 1999) giunti a buon fine. Decine di milioni di planimetrie vennero scannerizzate e già da molti anni avrebbero potuto essere messe a disposizione di tutti. Solo un’inspiegabile prudenza (a volerla chiamare così) ne ha impedito la diffusione. Del resto, se fosse passata la riforma del catasto, avrebbero costituito inesorabilmente la base dei calcoli dei futuri valori patrimoniali immobiliari.
In realtà è un bene che qualcuno si sia deciso a rendere pubblico questo dato, per due ragioni: la prima, è che, essendo privo (per ora) di valore fiscale, si può procedere alle correzioni senza l’affanno e le complicazioni che normalmente accompagnano l’universo tributario. E quando ci si deciderà a fare la riforma del catasto i dati saranno “puliti” e reali. Va detto che, quando si tratta di misure prese dalle dichiarazioni informatizzate (Docfa) gli errori sono pochissimi; quando si tratta di scannerizzazioni da vecchie planimetrie, invece, sarà meglio controllare bene, perché la trasposizione di antiche planimetrie – magari disegnate a mano – potrebbe aver prodotto qualche errore: ma qui, per segnalare le imprecisioni, non dovrebbe servire un Docfa.
La seconda ragione, più importante, è che questo dato pubblico rappresenta un punto fermo difficilmente contestabile nel gioco della trasparenza del mercato immobiliare: le dichiarazioni poco reali di venditori disinvolti, i metodi di calcolo che valutano la cantina e il balcone poco meno dell’appartamento, la voglia tutta italiana di ingolosire l’acquirente cozzeranno con i dati ufficiali. E dato che anche i metodi di calcolo sono assolutamente trasparenti (come si legge qui a fianco) chi ci guadagnerà sarà il mercato, che finalmente acquisirà una dignità diversa.