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 2015  novembre 10 Martedì calendario

Gli 86 proiettili del bravo ragazzo di Ancona

Persino nel Paese più familista del mondo la difesa accorata di un figlio indifendibile dovrebbe conoscere un limite nel senso del ridicolo. Invece il padre di quel Romeo della mutua che ad Ancona ha accoppato i genitori della sua Giulietta ha abbondantemente superato quel confine. Mio figlio non è un mostro, ha detto il signor Tagliata. Semmai un bravo ragazzo, tanto che nel quartiere tutti lo chiamano Gigante Buono. Il bravo ragazzo era andato a trovare il papà della sua fidanzata – un militare, un bruto ossessionato dalla disciplina che segregava la piccola in casa – per avere con lui un cordiale chiarimento. Parrebbe di capire che nella fretta, anziché un sacchetto di cioccolatini, il bravo ragazzo si fosse messo in tasca una calibro 9 con il numero di matricola cancellato e tre caricatori, per un totale di ottantasei proiettili. Ma siamo sinceri, a chi di noi non è successo di farlo almeno una volta nella vita? Ormai non c’è suocero potenziale che non abbia installato un impianto di metal detector sul pianerottolo. Infatti il simpatico convivio si sarebbe concluso a pacche sulle spalle, se la ragazzina, figlia di cotanto bruto, non avesse plagiato il Gigante Buono e non gli avesse messo in mano la pistola, intimandogli: adesso basta, spara, ammazzali. Gigante, pensaci tu.
Questo il senso delle dichiarazioni rilasciate dal papà del bravo ragazzo. Sulle due vittime non ha ritenuto di spendere neppure una parola di pietà. Solo un discreto carico di infamie da cui non possono più difendersi.