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 2013  aprile 29 Lunedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Enrico Letta
Il Vicepresidente del Consiglio è Angelino Alfano
Il Ministro degli Interni è Angelino Alfano
Il Ministro degli Esteri è Emma Bonino
Il Ministro della Giustizia è Anna Maria Cancellieri
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Fabrizio Saccomanni
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Maria Chiara Carrozza
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Enrico Giovannini
Il Ministro della Difesa è Mario Mauro
Il Ministro dello Sviluppo economico è Flavio Zanonato
Il Ministro delle Politiche agricole è Nunzia De Girolamo
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Maurizio Lupi
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni culturali e Turismo è Massimo Bray
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Andrea Orlando
Il Ministro degli Affari europei è Enzo Moavero Milanesi (senza portafoglio)
Il Ministro di Affari regionali e autonomie locali è Graziano Delrio (senza portafoglio)
Il Ministro della Coesione territoriale è Carlo Trigilia (senza portafoglio)
Il Ministro dell’ Integrazione è Cécile Kyenge (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità, dello Sport e delle Politiche giovanili è Josefa Idem (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Semplificazione è Gianpiero D’Alia (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento e di Coordinamento dell’attività è Dario Franceschini (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme costituzionali Gaetano Quagliariello (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente della Fiat è John Elkann
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Jean-Marc Ayrault
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Muhammad Mursi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Mentre il governo Letta giurava, un uomo in giacca e cravatta, vestito di nero, veniva giù da Montecitorio verso il Corso e poco prima dell’ingresso di Palazzo Chigi, poco più in là del punto in cui cominciano le transenne, s’è messo a sparare contro due carabinieri, ferendoli molto gravemente. Sei colpi, cioè tutta la riserva, altrimenti — ha detto poi — avrebbe esploso l’ultima cartuccia contro se stesso. Una carrozzina con un bambino s’è rovesciata e il piccolo è rimasto leggermente ferito allo zigomo. Contuso anche il padre. Erano le 11.34 di ieri mattina.

Terrorismo? Malavita?
No, è un povero disgraziato, che non aveva più da lavorare e s’era separato dalla moglie. Si chiama Luigi Preiti, ha 49 anni, è originario di Rosarno, in Calabria, ma ha vissuto la maggior parte della sua vita a Predosa, in provincia di Alessandria. Faceva il muratore. La moglie - era la seconda moglie - lo ha lasciato perché aveva preso il vizio delle macchinette del videopoker, e quei pochi soldi se li era sprecati così. Come sempre in questi casi, tutti dicono adesso, compreso questa ex moglie di nome Ivana, che era un uomo mitissimo, mai e poi mai un delinquente o un violento. La pistola l’ha comprata al mercato nero qualche anno fa, la matricola è abrasa. Controllando i precedenti, non si trova quasi niente, c’è la vecchissima storia di un falso, e basta. Gli inquirenti sono sicuri che non c’è nessun legame con la criminalità organizzata. Lo hanno portato al San Giovanni per verificarne le condizioni fisiche (dopo i sei colpi, gli sono saltati addosso, lo hanno disarmato e tenuto bloccato a terra), poi alla caserma di via In Selci, dove si sono fatti raccontare la storia. Infine a Rebibbia. Martedì ci sarà l’interrogatorio di garanzia.  

Come stanno i carabinieri?
Situazione molto seria. Il brigadiere Giuseppe Giangrande, di 50 anni, originario di Monreale, ha il midollo leso e, secondo quanto dicono gli esperti, rischia una tetraplegia, ossia una paralisi degli arti superiori e inferiori. Che il danno subito fosse grave, lo si è capito dal fatto che il militare, una volta colpito, è rimasto a terra immobile, segno di un danno grave alla spina dorsale. Può recuperare, ma per il momento la ferita è assai seria e la prognosi è riservata. La vita di quest’uomo, che è rimasto vedovo appena pochi mesi fa, è in pericolo. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, è andato a trovarlo al Policlinico Umberto I e ha detto che Giangrande «è un esempio per il Paese». L’altro militare, Francesco Negri, carabiniere scelto, 30 anni, da Torre Annunziata (Napoli), è in condizioni decisamente meno gravi, Preiti lo ha ferito a una gamba. Mentre scriviamo, i suoi genitori sono in viaggio da Torre Annunziata a Roma.

Come ha giustificato il suo gesto Preiti?
Quando ha saputo di aver quasi ammazzato due carabinieri s’è messo a piangere. Ha chiesto scusa. Ha raccontato che s’era messo in testa di colpire un politico qualunque. Ci pensava da una ventina di giorni, e avendolo ammesso gli daranno anche la premeditazione. Non avendo trovato ministri a cui sparare, vedendosi anche impedito nei movimenti dalle transenne, ha dato sfogo alla propria esasperazione e ha esploso sei colpi contro i carabinieri. Dopo la separazione era tornato a Rosarno e viveva in casa dei genitori. Ha preso il treno dalla Calabria, per venire a Roma, sabato. La polizia ferroviaria, durante il viaggio, lo ha pure controllato, senza trovare niente di particolare. L’uomo è incensurato.  

Che cosa rischia?
Ha ferito due militari, quindi c’è la continuazione del reato. E la premeditazione. Gli faranno la perizia psichiatrica. I difensori chiederanno probabilmente il rito abbreviato, il che significa lo sconto di un terzo della pena. L’imputazione sarà di tentato duplice omicidio premeditato e di porto abusivo d’arma. Tenendo conto di tutto, starà dentro una decina d’anni come minimo.  

È un episodio da inscrivere nel clima di intolleranza e di quasi-violenza di questi ultimi giorni?
Beppe Grillo ha subito scritto sul suo blog: «Ci discostiamo da questa onda che spero finisca lì perché il nostro MoVimento non è assolutamente violento. Piena solidarietà alle forze dell’ordine e speriamo che sia un episodio isolato e rimanga tale». Ma il suo movimento è stato accusato da diversi esponenti del Pdl: «Non ci dobbiamo stupire quando si inveisce continuamente contro il Palazzo», ha detto Gianni Alemanno. «È un grave errore chiamarli in causa», ha invece sostenuto Walter Veltroni. E Nichi Vendola ha evocato il «regime» di fronte a chi dà la colpa «a chi non si piega all’inciucio». Pure, qualche contributo al clima Grillo — che da Roma, sabato scorso, è scappato per timore di restare coinvolto nei probabili disordini — lo ha dato. E su questo i suoi avversari politici hanno posto l’accento polemizzando. Non erano abbastanza impressionanti le contestazioni di qualche giorno fa, con insulti, di molti facinorosi intorno ai due esponenti del Pd Dario Franceschini o a Stefano Fassina? La situazione è difficile, si vivono momenti di grande tensione e forse è il caso di ricordare che non c’è niente di ammirevole nello sparare a qualcuno. Niente di lodevole nel mettersi in gruppo a gridare e minacciare contro persone sole.   (leggi)

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