Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Mentre il governo Letta giurava, un uomo in giacca e cravatta, vestito di nero, veniva giù da Montecitorio verso il Corso e poco prima dell’ingresso di Palazzo Chigi, poco più in là del punto in cui cominciano le transenne, s’è messo a sparare contro due carabinieri, ferendoli molto gravemente. Sei colpi, cioè tutta la riserva, altrimenti — ha detto poi — avrebbe esploso l’ultima cartuccia contro se stesso. Una carrozzina con un bambino s’è rovesciata e il piccolo è rimasto leggermente ferito allo zigomo. Contuso anche il padre. Erano le 11.34 di ieri mattina.
• Terrorismo? Malavita?
No, è un povero disgraziato, che non aveva più da lavorare e s’era separato dalla moglie. Si chiama Luigi Preiti, ha 49 anni, è originario di Rosarno, in Calabria, ma ha vissuto la maggior parte della sua vita a Predosa, in provincia di Alessandria. Faceva il muratore. La moglie - era la seconda moglie - lo ha lasciato perché aveva preso il vizio delle macchinette del videopoker, e quei pochi soldi se li era sprecati così. Come sempre in questi casi, tutti dicono adesso, compreso questa ex moglie di nome Ivana, che era un uomo mitissimo, mai e poi mai un delinquente o un violento. La pistola l’ha comprata al mercato nero qualche anno fa, la matricola è abrasa. Controllando i precedenti, non si trova quasi niente, c’è la vecchissima storia di un falso, e basta. Gli inquirenti sono sicuri che non c’è nessun legame con la criminalità organizzata. Lo hanno portato al San Giovanni per verificarne le condizioni fisiche (dopo i sei colpi, gli sono saltati addosso, lo hanno disarmato e tenuto bloccato a terra), poi alla caserma di via In Selci, dove si sono fatti raccontare la storia. Infine a Rebibbia. Martedì ci sarà l’interrogatorio di garanzia.
• Come stanno i carabinieri?
Situazione molto seria. Il brigadiere Giuseppe Giangrande, di 50 anni, originario di Monreale, ha il midollo leso e, secondo quanto dicono gli esperti, rischia una tetraplegia, ossia una paralisi degli arti superiori e inferiori. Che il danno subito fosse grave, lo si è capito dal fatto che il militare, una volta colpito, è rimasto a terra immobile, segno di un danno grave alla spina dorsale. Può recuperare, ma per il momento la ferita è assai seria e la prognosi è riservata. La vita di quest’uomo, che è rimasto vedovo appena pochi mesi fa, è in pericolo. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, è andato a trovarlo al Policlinico Umberto I e ha detto che Giangrande «è un esempio per il Paese». L’altro militare, Francesco Negri, carabiniere scelto, 30 anni, da Torre Annunziata (Napoli), è in condizioni decisamente meno gravi, Preiti lo ha ferito a una gamba. Mentre scriviamo, i suoi genitori sono in viaggio da Torre Annunziata a Roma.
• Come ha giustificato il suo gesto Preiti?
Quando ha saputo di aver quasi ammazzato due carabinieri s’è messo a piangere. Ha chiesto scusa. Ha raccontato che s’era messo in testa di colpire un politico qualunque. Ci pensava da una ventina di giorni, e avendolo ammesso gli daranno anche la premeditazione. Non avendo trovato ministri a cui sparare, vedendosi anche impedito nei movimenti dalle transenne, ha dato sfogo alla propria esasperazione e ha esploso sei colpi contro i carabinieri. Dopo la separazione era tornato a Rosarno e viveva in casa dei genitori. Ha preso il treno dalla Calabria, per venire a Roma, sabato. La polizia ferroviaria, durante il viaggio, lo ha pure controllato, senza trovare niente di particolare. L’uomo è incensurato.
• Che cosa rischia?
Ha ferito due militari, quindi c’è la continuazione del reato. E la premeditazione. Gli faranno la perizia psichiatrica. I difensori chiederanno probabilmente il rito abbreviato, il che significa lo sconto di un terzo della pena. L’imputazione sarà di tentato duplice omicidio premeditato e di porto abusivo d’arma. Tenendo conto di tutto, starà dentro una decina d’anni come minimo.
• È un episodio da inscrivere nel clima di intolleranza e di quasi-violenza di questi ultimi giorni?
Beppe Grillo ha subito scritto sul suo blog: «Ci discostiamo da questa onda che spero finisca lì perché il nostro MoVimento non è assolutamente violento. Piena solidarietà alle forze dell’ordine e speriamo che sia un episodio isolato e rimanga tale». Ma il suo movimento è stato accusato da diversi esponenti del Pdl: «Non ci dobbiamo stupire quando si inveisce continuamente contro il Palazzo», ha detto Gianni Alemanno. «È un grave errore chiamarli in causa», ha invece sostenuto Walter Veltroni. E Nichi Vendola ha evocato il «regime» di fronte a chi dà la colpa «a chi non si piega all’inciucio». Pure, qualche contributo al clima Grillo — che da Roma, sabato scorso, è scappato per timore di restare coinvolto nei probabili disordini — lo ha dato. E su questo i suoi avversari politici hanno posto l’accento polemizzando. Non erano abbastanza impressionanti le contestazioni di qualche giorno fa, con insulti, di molti facinorosi intorno ai due esponenti del Pd Dario Franceschini o a Stefano Fassina? La situazione è difficile, si vivono momenti di grande tensione e forse è il caso di ricordare che non c’è niente di ammirevole nello sparare a qualcuno. Niente di lodevole nel mettersi in gruppo a gridare e minacciare contro persone sole.
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