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 2013  aprile 29 Lunedì calendario

INNO (E STIPENDIO) CONTESTATI. GUGLIELMO E IL MESTIERE DI RE —

«Bella roba, sembra l’inno della Corea del Nord», è stato uno dei commenti più gentili. E un altro, rilanciato per 38 mila volte su Twitter: «Ridicola». E un altro ancora, freddo come certe aringhe olandesi: «Pura, assoluta imbecillità». Così, a poche ore dalla cerimonia, si è compiuta la sorte della «Canzone del re», composta per l’investitura di Guglielmo Alessandro, nuovo re d’Olanda. Tutto è pronto per domani, ad Amsterdam: la regina Beatrice abdicherà e il suo primogenito quarantacinquenne Guglielmo Alessandro diverrà appunto il primo re maschio d’Olanda dopo 123 anni. Ma niente «Canzone del re», non questa. È stato lo stesso musicista compositore, John Ewbank, a ritirare l’opera. Ed è stato cavaliere: ha proposto l’opera di due studenti, «Sei tu il re», a quanto pare molto gradita. E si è fatto da parte, lasciando il capolavoro come ricordo: «Ho costruito una diga con le mie mani nude — inneggiava — ho tenuto lontane le acque. E ho levato tre dita nell’aria, dai, forza. Quello è il segno della W per Willem (Guglielmo, ndr), il segno di chi sta all’erta e si rimpinza di stamppot». Lo «stamppot» è una sapida zuppa tradizionale composta di verdure, patatone schiacciate, e probabilmente un milione e mezzo di calorie. Ma non è stata lei, il sacrilegio, la ragione della bocciatura online. Il fatto è, come hanno spiegato vari ascoltatori, che la canzone di Ewbank presentava il re come un idolo che domina i mari: cioè quanto di più lontano può esservi da come gli olandesi vedono laicamente il loro monarca. Uno che, fra l’altro, chiamano — cioè chiameranno fino alla mezzanotte di oggi — «Prins Pils», «Principe Birretta», per via di certe sue bicchierate di gioventù. Comunque, i pochi repubblicani d’Olanda devono riconoscere certi lati buoni del reame: da un’indagine appena svolta dall’Unicef sui bambini che vivono meglio nei Paesi più industrializzati del mondo, al primo posto ci sono proprio quelli olandesi; mentre quelli italiani stanno al posto 23, numero 23 su un totale di 29. Accanto ai repubblicani, ci sono però anche i parsimoniosi per principio: a migliaia chiedono ora su Internet che il re si riduca dell’80% l’appannaggio, per rispetto dei tanti disoccupati in giro; pare che oggi (fino a stasera) Beatrice abbia diritto a 850 mila euro annuali, ma i presunti giacobini vogliono che suo figlio cali a 150 mila.
Anche se però qui non ci sono «Kim» alla nordcoreana, qualche fiore alla coreana, quello sì, accompagna in queste ore i riti dinastici: si calcola che già oggi ad Amsterdam, 800 mila abitanti e 3 milioni di ospiti in arrivo vestiti di arancione (il colore nazionale), vi siano anche mezzo milione di tulipani. E migliaia di guardie armate: proprio il 30 aprile di 4 anni fa, un uomo in auto si lanciò sul corteo reale, uccidendo 5 persone.
Ma il quadro ben diverso di domani — le regate fiabesche sui canali, la cena offerta da Beatrice, le parate anche in livree caraibiche — sarà un compendio di come, perfino nel gorgo della crisi, le monarchie d’Europa riescano ancora a tenere il palco. Anche se chiacchierate, o strapazzate. Il principe Carlo e la sua Camilla, per esempio, rappresenteranno per conto di Elisabetta il Regno Unito. E non vi saranno perciò i principi William e Henry, che con la moglie e cognata Kate Middleton hanno visitato ieri i nuovi studi cinematografici della Warner Bros, tutti i set di Harry Potter: in fondo è sempre un «c’era una volta», e per dirla con il nuovo re d’Olanda «perfino il tagliar nastri, come talvolta viene ironicamente chiamato, può avere un suo significato».
Sicuri ospiti anche Felipe e Letizia di Spagna, inseguiti dalle voci sulle loro periodiche baruffe. Ma l’invitata più attesa, e in un certo senso più tenera, è Masako, principessa della corona giapponese. È giunta ieri ad Amsterdam con il marito Naruhito, e sorrideva: è il suo primo viaggio ufficiale all’estero dopo 7 anni. La depressione che la tiene prigioniera da sempre, Masako ha cominciato a vincerla quando un’amica le propose di passare una vacanza insieme: l’amica era Beatrice, la stessa che questa sera l’avrà alla sua tavola.
Luigi Offeddu