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 2013  aprile 29 Lunedì calendario

SOLI, RABBIOSI E IMPREVEDIBILI: LA MINACCIA DEI LUPI SOLITARI

Sono soli, feroci e pieni di rabbia. Vivono nel sottobosco di un paese in crisi, nascosti tra le pieghe di un’indifferenza che li rende invisibili. Sono i nuovi lupi solitari. Scoprirli è impossibile perché non hanno né complici, né confidenti, né strutture. E quando decidono di colpire lo fanno senza preav­viso e senza logica. Per questo rappresentano il peggior peri­colo non solo per istituzioni e forze dell’or­dine, ma an­che per tutti i comuni citta­dini. L’azione di Luigi Preiti né è l’esem­pio. La sua rabbia, il suo risentimento covano da me­si. Ad accen­derle sono sta­te la crisi ma­trimoniale e la perdita del lavoro. Ma su quelle braci Luigi Preiti ha gettato la ben­zina di rabbia e voglia di ven­detta.
Nessuno può intuirlo. Il Preiti furio­so è u­n indivi­duo scompar­so dal radar di affetti e rap­porti sociali. Con la moglie ha relazioni formali, con gli altri fa­migliari contatti radi e superfi­ciali. E non ha più né amici, né compagni di lavoro con cui dia­logare. Convive solo con il mon­do chiuso delle proprie osses­sioni. Per uscirne non gli resta che un gesto esemplare con cui mettere fine alla propria esi­stenza e suscitare al tempo stes­so l’attenzione incredula e stu­pita di un mondo colpevole d’averlo, a suo dire, ignorato e sottovalutato. Ma l’unico testi­mone del processo che porta Luigi Preiti all’azione è lui stes­so. Gli eventi lo dimostrano. L’ora e il luogo dell’azione sono imprevedibili perché strettamente sintonizzati con la cro­naca. Preiti si considera un giu­stiziere e vuole colpire la politi­ca che sembra potersi rialzare. Sceglie di agire solo quando apprende che il giuramento dei ministri si svolgerà domenica mattina. Nel portare a termine l’azione c’è però un’assoluta imprevedibilità. Concentrato sul compiere un gesto eclatan­te, Preiti non studia tempi e luo­ghi. Tenta di accedere a Palaz­zo Chigi, ma si fa fermare men­tre i ministri sono ancora al Qui­rinale e il giuramento è ancora in corso. Per riparare a quella svista reagisce come un attenta­tore suicida, spara sul primo ob­biettivo disponibile, tenta di uc­cidere due divise simbolo delle istituzioni da cui si sente tradi­to. Nel farlo rischia di abbattere anche una donna incinta vitti­ma inconsapevole della sua rabbia cieca ed esibizionista. Proprio questo danno collate­rale prova come Preiti sia una bomba innescata, una minac­cia capace di colpire chiunque.
Il suo non è però un caso isola­to. L’Italia piegata dalla crisi economica, sfiduciata dalla po­li­tica assiste da 16 mesi al germi­nare di pericolosi lupi solitari. Il primo caso è del dicembre 2011, quando il 50enne Gianlu­ca Casseri scatena una caccia al senegalese tra le bancarelle del mercato di Firenze uccidendo due extracomunitari e ferendo­ne un terzo a colpi di 357 ma­gnum. Casseri è un estremista di destra, ma è anche un fallito irrisolto che vede negli immi­grati la causa dei propri insuc­cessi politici, sociali e persona­li. Appena 5 mesi dopo nel mag­gio 2012 arriva il sequestro de­gli impiegati dell’Ufficio Esatri di Romano di Lombardia mes­so a segno da Luigi Martinelli. Quel sequestro risolto pacifica­mente grazie all’intervento dei carabinieri diventa il simbolo dell’esasperazione dei piccoli imprenditori vessati dal fisco. Ma proprio il suo carattere sim­bolico e al tempo stesso violen­to minaccia di generare imme­diate repliche. La conferma arriva il 6 marzo di quest’anno quando Andrea Zampi, picco­lo imprenditore 43enne, ucci­de a colpi di pistola due impie­gate della Regione di Perugia colpevoli di avergli notificato il mancato accreditamento della sua impresa di formazione. Due impiegate innocenti tra­sformate- come i carabinieri fe­riti ieri- nel simbolo delle istitu­zioni da cui il lupo solitario, na­scosto tra le nostre case e le no­stre città, si sente abbandonato e tradito.