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 2013  aprile 29 Lunedì calendario

PARADOSSI. L’ITALIANO? E’ UN POVERO RICCO

Molti mattoni, poco rischio. Forse troppo poco se consideriamo che a 43 anni si è ancora troppo giovani per tirare in barca i remi del risparmio in chiave previdenziale. Il Signor Rossi, l’italiano medio, in genere accusato di essere tra i cittadini d’Europa più vecchi, in realtà non lo è abbastanza per potersi permettere di investire solo (o quasi) in case e titoli di Stato. E invece il suo portafoglio è ancora così, congelato tra i Bot e la magione di famiglia.
Dati
Come ogni anno in questo periodo la Banca d’Italia sforna le statistiche sui possedimenti degli italiani. E le cose non sono molto cambiate rispetto al passato. A parte qualche piccolo smottamento a favore di fondi e conti correnti e qualche sgretolamento dovuto alla crisi, il tesoro tricolore è pari a 8.600 miliardi a prezzi correnti, di cui solo il 37% è riconducibile ad attività finanziarie, mentre il restante 63% è fatto di possedimenti reali, dove le abitazioni fanno la parte del leone. Tra il 1995 e il 2011 la ricchezza netta degli italiani è aumentata di circa 4 mila miliardi, passando da 5,95 a 7,95 volte il reddito disponibile. «Secondo lo studio di via Nazionale il 65% di questo incremento è riconducibile ai risparmi — spiegano Raffaele Zenti e Jacopo Caretta Mussa di Advise Only —. Il restante 35% è invece dovuto al flusso generato dai guadagni in conto capitale. In più, sempre secondo Banca d’Italia, la quasi totalità dei guadagni da capital gain sono dovuti all’aumento di valore delle abitazioni, che hanno compensato gli scarsi risultati delle attività finanziarie».
Ed è con questa ricetta fatta per due terzi di cemento che ci posizioniamo nel grafico dell’Europa tra i ricchi a basso reddito, insieme a Spagna, Malta e Francia. Il nostro introito medio, infatti, è inferiore a quello dell’area euro, ma i nostri averi privati sono superiori alla media. Al nostro opposto, con alti redditi e ricchezze «basse» troviamo Germania, Austria, Finlandia, Olanda, i Paesi dell’Europa «forte» dove il welfare funziona bene e dove la casa non è tradizionalmente un obiettivo di investimento per le famiglie.
Ma che cosa c’è nel portafoglio finanziario dell’italiano medio?
Numeri
Un terzo è in liquidità e risparmio postale (31%), l’11% è in obbligazioni (quasi tutte bancarie), il 5% in titoli di Stato pubblici italiani, il 4% in obbligazioni estere, il 20% in azioni e partecipazioni (quasi tutte italiane), il 7% in fondi comuni, il 19% in prodotti assicurativi, il 3% in altri strumenti vari. «Riconducendo questa ricetta, con una buona dose di approssimazione, a strumenti quotati e liquidi e quindi monitorabili nel tempo — spiegano Zenti e Caretta Mussa — abbiamo provato a fare un check up di rischio/rendimento del portafoglio del Signor Rossi». Ed ecco il risultato: secondo il barometro di Advise Only, i possedimenti finanziari delle famiglie italiane (immobili non inclusi, quindi) in una scala di rischio che va da zero a 100 si posizionano a quota 17, mentre la facilità di smobilitazione (liquidità) è pari, sempre da zero a 100, a 82. Tra gli asset più rischiosi (con un indicatore dell’86,5%) svettano gli investimenti nella volatile Borsa di casa, seguita a lunghissima distanza con una volatilità del 9,89% dai titoli di Stato italiani e dalle azioni internazionali, che però rappresentano una parte veramente residuale del totale.
«Se consideriamo l’età media degli italiani, 43 anni, il portafoglio è troppo sbilanciato sulle obbligazioni — spiegano i consulenti di Advise Only —. Il Signor Rossi investe poco in azioni, ipoteticamente più redditizie sull’arco di tempo ancora lungo che lo separano dalla pensione». E ancora: il portafoglio dell’italiano medio è ancora molto chiuso in casa, troppo legato al sistema Italia. Sull’altro piatto della bilancia, il pesantissimo mattone, che di questi tempi ha perso valore ed è diventato decisamente più illiquido (cioè difficile da vendere) di qualche anno fa.
La sfida della manutenzione è ufficialmente aperta.
Giuditta Marvelli