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 2013  aprile 29 Lunedì calendario

UN RE DOPO 120 ANNI DI REGINE FESTA ARANCIONE IN OLANDA PER IL TRONO DI GUGLIELMO

AMSTERDAM — Spazio aereo sulla città chiuso per tre giorni. Cinquemila ospiti illustri. Re, presidenti, principi ereditari. Tutto è pronto per il passaggio del testimone. La regina Beatrice domani abdicherà formalmente e in quello stesso attimo salirà al trono l’erede designato, il figlio Gugliemo Alessandro d’Orange Nassau, il primo maschio a cingere la corona in 123 anni: la piccola ma influente Olanda ha regnato tutto questo tempo per via matriarcale.
Durante la cerimonia di investitura il nuovo re indosserà un mantello di ermellino che ha 200 anni, e avrà accanto a sé una corona di pietre false, lo scettro, la spada e lo stendardo reali, e un mappamondo, a simboleggiare l’impero che fu. Festa di popolo e formidabili misure di sicurezza, come ha sottolineato ieri sera il primo ministro
Mark Rutte, a vigilare sulla doppia maxi cerimonia, ballo al museo e non a corte, parata di barche storiche: diecimila agenti di polizia presidieranno le strade, più un numero imprecisato ai agenti speciali, 007 e tiratori scelti. Ci furono incidenti e scontri di piazza quando Beatrice salì al trono ed è ancora viva nella memoria collettiva la strage — sette morti — che un pazzo compì quattro anni fa lanciandosi in auto contro il corteo reale e contro la folla plaudente in occasione della festa della regina. «Vorremmo che per un giorno Amsterdam fosse la capitale del mondo mentre festeggiamo un evento così solenne, che capita ogni trenta-quarant’anni », ha sottolineato il giovane premier, che si è poi lanciato in una difesa a spada tratta dell’istituto monarchico, «simbolo di unità nazionale e continuità, cui un ricambio generazionale da domani darà nuovo smalto».
Con i suoi 46 anni suonati in effetti Guglielmo Alessandro, già noto con l’affettuoso soprannome di principe birretta, si accinge ad essere il più giovane sovrano d’Europa.
Un re “dimezzato”, il cui ruolo sarà sempre meno politico e sempre più di rappresentanza: è del marzo scorso la legge che priva il re del potere di nominare il primo ministro, assegnandolo invece al presidente del parlamento. «Si può avere una reggenza significativa anche senza avere un ruolo formale
nella designazione del governo — ha dichiarato sua altezza — E poi io non sono un feticista del protocollo, rimarrò me stesso, e non ci tengo a farmi chiamare maestà».
Ma il vero personaggio mediatico, nella coppia reale, è la futura regina, l’esuberante commoner argentina Maxima Zorreguieta, 41 anni, che ha portato in dote (ma l’ha anche fatta dimenticare) una parentela terrificante: suo padre infatti è stato ministro della giunta
golpista di Videla. Non ci fu crisi di governo, 11 anni fa, solo perché l’imbarazzante padre della sposa fu tenuto a debita distanza il giorno delle nozze, né ovviamente sarà presente domani all’incoronazione. Amatissima dalla gente comune per la sua spontaneità ed espansività latina e per il suo temperamento estroverso, Maxima è raccontata dai rotocalchi come la nuova principessa del popolo, madre di tre splendide bambine, anticonformista
e alla mano ma senza le complicazioni e i tormenti di Lady Diana. Tocca a lei domani, trionfalmente, aprire la carica delle Cenerentole in lista d’attesa per un trono, che domattina saranno tutte schierate nella Cattedrale in piazza Dam: Letizia di Spagna, Mette Marit di Norvegia, Mary di Danimarca, Camilla d’Inghilterra, future regine senza un goccio di sangue blu.
La lista degli ospiti eccellenti è
lunga, una ventina le case regnanti rappresentate, impressionante la concentrazione di teste quasicoronate: se Alberto di Monaco è già sul trono, arriva domani ad Amsterdam la nuova leva, il ricambio generazionale. Senior come Carlo & Camilla, ma anche, scortatissimi, Felipe di Spagna, Haakon di Norvegia, Vittoria di Svezia, Filippo del Belgio, Frederick di Danimarca, il principe ereditario della Giordania, quello del Liechtenstein e quello del Brunei, il principe Naruhito del Giappone con la moglie Masako. E poi: Lalla Salma del Marocco, i granduchi di Lussemburgo, il principe ereditario della Tailandia, e sceicchi vari. Confermati il presidente della Commissione Europea Barroso con signora, il presidente del Parlamento Europeo Schulz, il presidente del Consiglio Europeo Van Rompuy, e l’ex segretario delle Nazioni Unite Kofi Annan.
Si calcola che a festeggiare in piazza Dam e dintorni, tingendo con sciarpe, magliette, boa di piume, parrucche carnevalesche la città di arancione — il colore che dà il nome al casato degli Orange — saranno non meno di 800mila persone. Che la festa cominci stasera stessa: nella sua ultima notte da regina, Beatrice offrirà un pranzo di gala non nella reggia ma nel Rijksmuseum sontuosamente restaurato. Sarà al cospetto della Ronda di Notte di Rembrandt che si griderà viva il re. Un re che raccoglie dalla madre un’eredità importante, un’Olanda che sotto Beatrice è stata pioniera nel legiferare sulle droghe leggere, sull’eutanasia, sull’aborto, sulla parità dei diritti degli omosessuali, sull’integrazione degli immigrati. Ma ha anche conosciuto momenti difficili, come l’ascesa negli ultimi anni del movimento xenofobo di Geert Wilder, nonché l’impatto di una considerevole crisi economica.