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 2013  aprile 29 Lunedì calendario

WALCHWIL, IL PAESE FANTASMA DEL SIGNOR FIAT

Il paese fantasma. Sarà la giornata grigia con un’umidità che ti entra nelle ossa, ma le strade di Walchwil sembrano uscite da un western di Sergio Leone: deserto. Passanti zero. Le case affacciate sul lago di Zug hanno le tapparelle abbassate. Viene quasi il dubbio di aver sbagliato paese, ma non sai a chi chiederlo. Trovare lo straccio di un bar, di un supermercato è un’impresa. Vai avanti e indietro finché trovi l’insegna che ti rassicura: Walchwil. Sì, sei davvero in uno dei borghi più ricchi del mondo, dove molti residenti vantano redditi a sei zeri. E patrimoni a nove.
CERTO, l’aspetto stupisce: villoni pochi, piuttosto case basse, condomini anonimi affacciati sul lago. Niente di speciale, a essere sinceri. “Ma la nostra specialità è un’altra”, scherzano i titolari del Zugerseetabak, la tabaccheria affacciata sul lago, piatto e grigio come una tavola d’ardesia. Già, non solo il paesaggio o la qualità dell’aria, ma qualcosa di ancor meno palpabile: l’aliquota fiscale. Un segreto che scopri appena esci dall’autostrada che arriva dalla vicina Zurigo e ti infili nella strade tracciate con il righello di Zug: condomini squadrati, ovunque insegne di banche e società finanziarie. Più facile aprire un conto che comprare il giornale.
“In Svizzera le tasse sono basse. Ma il cantone di Zug è quello dove l’aliquota è inferiore. E Walchwil è forse il comune meno esoso del cantone. Può arrivare alla metà dell’Italia, anche meno”, aggiunge il titolare, che non ti dice il nome, perché da queste parti nessuno o quasi ama dirti nome e cognome. Già, sui cartelli stradali magari c’è scritto willkommen, ma se fai domande non respiri un’aria di benvenuto. La chiamano riservatezza, diskretion. Difficile, quasi impossibile avere notizie sui residenti famosi. Ma basta camminare lungo il lago, leggere sulle cassette della posta e si fanno scoperte. Eccoci in Zugerstrasse, davanti a un moderno palazzotto stile castello medievale. Roba che ti aspetteresti di trovare nell’hinterland milanese. Scorri i nomi degli inquilini e trovi: “S.M.”. Proprio lui, Sergio Marchionne. “Non è tutto suo, solo l’appartamento all’ultimo piano”, spiega la vicina, pure lei senza nome. Ma lo vedete spesso? “Qualche volta”, sorride guardandosi le dita della mano come per contare le volte, ma piomba il marito e impone il silenzio. No, non una casa lussuosa, in Italia tanti professionisti hanno abitazioni più appariscenti. Senza contare che davanti alle finestre di casa passa la strada. E dietro la ferrovia.
Intanto fai una cinquantina di metri ed ecco altre scoperte: Sebastian Vettel, il pluricampione di formula 1, abita nel condomio accanto. Ma anche casa Vettel è deserta: tapparelle abbassate, nessuna auto nel parcheggio, silenzio tombale. Il condominio, un parallelepipedo grigio e squadrato stile caserma bulgara, è affacciato sui binari. Praticamente dalla finestra si potrebbe offrire un caffé ai passeggeri dei treni. Ma forse Vettel, abituato al rombo delle formula 1, non ci fa caso.
A SENTIRE il giornale cittadino, il Neue Zuger Zeitung, la storia potrebbe essere un’altra: “Vettel qualche volta è stato visto, ha giocato nella squadra di pallone locale, lo hanno visto comprare il pane... “Marchionne non l’ho mai visto”, dice il sindaco Tobias Hurlimann, ricordando che il manager risiede qui dal 2006. E non sorprende perché il boss Fiat lavora a Torino e passa i suoi weekend con la moglie e i figli a Blonay (sul lago di Ginevra, ndr). Walchwill è la classica seconda residenza che gli consente di pagare le tasse nel cantone di Zug”, scrive il giornale. Un sito di informazione locale non usa giri di parole: “Siamo definiti un paradiso fiscale”. Il Fatto ha interpellato il numero uno Fiat, ma Sergio Marchionne non ha voluto commentare. Chiedere al sindaco, Tobias Hurlimann, è difficile: “Parlo solo tedesco”. Con il cronista comunica a gesti o scrivendo sul taccuino. Marchionne? Alzata di sopracciglia. Quanti stranieri abitano a Walchwil? “40% del totale”, scrive. Soprattutto tedeschi, francesi e italiani. Ma quale aliquota fiscale si paga qui? Punta il dito sul computer. Guardi internet. Auf wiedersehen. Arrivederci.
Alla fine qualche segreto te lo svela un consulente della Ernst&Young, un francesone alto due metri che incontri in un bistrot: “Questo fino agli anni ‘90 era il cantone più povero della Svizzera. Poi giù le tasse e...”, spalanca le braccia, “boom, i residenti a Walchwil sono passati da 2.000 a 3.700 in quindici anni”. Gente prolifica? “Più che la fecondità, qui c’entrano le tasse che sono la metà del resto della Svizzera”. Risultato? “Il pil pro capite a Zug è di 110mila dollari l’anno, il quadruplo dell’Italia e il doppio della Svizzera. Roba da Dubai”. Poi si affaccia alla porta del locale e punta il dito sulla strada: “Guardi l’asfalto! É più liscio e pulito del pavimento di casa mia. Le scuole, i servizi... qui si sono rifatti il paese con i soldi degli stranieri”. Mistero gaudioso, ma qual’è l’aliquota a Walkwil? “Zero o quasi sul patrimonio. Sui redditi oltre i 5 milioni di euro, siamo intorno al 25% (fino al 22 secondo il dipartimento finanze della Confederazione). Ma il singolo contribuente può contrattare un forfait. E può scendere molto sotto il 22%”. Scusi, ma lei? “Anch’io sono residente qui... Risparmiamo milioni. Marchionne quest’anno ha guadagnato oltre 7 milioni, l’anno scorso con il bonus di titoli ha superato i 50. Lei non farebbe lo stesso?”.