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 2013  aprile 29 Lunedì calendario

L’attentatore di Palazzo Chigi e il vizio del videopoker

• Gino Preiti, «un bravo piastrellista, un tipo tenace, e in qualche modo riesce a risollevarsi. Finché non diventa preda del gioco a biliardo. Una malattia, una droga che lo costringe a rimettere in discussione lavoro e manda a monte il matrimonio con Ivana. “È una persona perbene” dice lei «ma aveva quel vizio che non doveva avere”. Gioca e scommette sempre più, Gino. Perde per quella passione opportunità di lavoro, tempo, energia, partecipa al campionato di stecca. Quando finalmente capisce che deve disintossicarsi riprende con mille piccoli lavoretti, roba da poche ore o pochi giorni. (…) Sulla carta la separazione è di due anni fa ma all’epoca Gino era già tornato da un pezzo a casa dei suoi genitori, in Calabria. Sua madre Polsina racconta che sabato mattina le ha chiesto qualche euro per “andare via” senza aggiungere dove. “Alle due del pomeriggio quando non l’ho visto tornare, l’ho cercato sul telefonino. Tante volte, senza avere mai risposta”». [Fasano e Macrì, Cds]

• Durante l’interrogatorio Preiti ammette di far uso di cocaina, di curare la sua depressione che gli provoca insonnia con degli ansiolitici. [Ruotolo, Sta]

• La 7,65 con la matricola abrasa che il Preiti aveva con sé e forse ha tenuto in quella borsa ritrovata per terra dove aveva nascosto 9 proiettili non esplosi. Preiti dice di averla acquistata al mercato clandestino «quattro anni fa, a Genova, e ho preso anche 50 proiettili». Saranno gli esami balistici già disposti dagli inquirenti a chiarire se abbia sparato prima. Durante l’interrogatorio afferma anche di non essere riuscito a uccidrsi perché i colpi in canna erano finiti. n realtà nessuno tra coloro che gli stavano di fronte lo ha visto mentre si portava la pistola alle tempia, né è stato notato mentre rivolgeva l’arma verso di sé. [Sarzanini, Cds]