
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
La tragedia del Giappone si restringe a questo punto alle seguenti domande: siamo alla vigilia di una catastrofe nucleare? Ha senso costruire impianti atomici? Si devono chiudere o no quelli vecchi? Che conseguenze avrebbe, sul Pianeta, la fusione dei nuclei delle centrali di Fukushima?
• Bisogna dare prima le notizie.
Le notizie dal Giappone sono queste: i morti ufficiali sono seimila, ma nessuno si illude che possano essere meno di diecimila. Ieri, a Fukushima, ci sono state due esplosioni nel reattore numero 3, provocate dall’idrogeno. Sono rimaste ferite undici persone. La Tepco teme che un’altra esplosione sia prossima nel reattore numero 2. La radioattività che circonda l’area è ancora bassa, cioè al di sotto delle soglie d’avvelenamento, ma 17 marinai della Settima flotta americana, a bordo della “Ronald Reagan”, sono rimasti contaminati e la flotta, che si trovava a 160 chilometri da terra, si è allontanata dalla costa giapponese. La Borsa di Tokyo ha perso il 6,18 per cento (con un crollo della Tepco del 23,57%). L’industria dell’auto è completamente ferma, la produzione è stata sospesa ovunque. Ferma anche la Honda almeno fino al 20 marzo. La ricostruzione in Giappone costera 180 miliardi di dollari, cioè il 3% del Pil. Per far funzionare nuovamente i porti e le altre infrastrutture (quella giapponese è la terza economia mondiale) ci vorranno almeno cinque anni. Intanto il prezzo del petrolio è in calo, perché si prevede – con la messa fuori gioco del Giappone – una diminuzione importante della domanda. I black out programmati sono cominciati ieri sera e anche la famiglia imperiale ha chiesto di restare al buio per condividere le sofferenze generali. Il mondiale di pattinaccio su ghiaccio (Tokyo, 21-27 marzo) è stato annullato e quello di pattinaggio artistico (Yokohama, 14-17 aprile) è stato rinviato. Sospeso il campionato di calcio. La Warner Japan ha ritirato dalle sale il film “Hereafter”: la scena iniziale dello tsunami è stata giudicata inadatta al momento attuale. Le notizie che vengono dagli altri paesi sono invece queste: la Merkel ha deciso la chiusura immediata dei siti in Assia e nel Baden-Wüttemberg, troppo vecchi. Qualunque decisione relativa ai rifornimenti di energia è rinviata di tre mesi. I tedeschi vogliono un vertice europeo sul problema delle centrali. La Svizzera ha sospeso le domande di autorizzazione per tre nuovi impianti. In America, Austria, India, Francia, Finlandia, Belgio molti uomini politici chiedono rinvii o nuovi studi o referendum. Gli italiani sono fermi sulle posizioni di sempre: la maggioranza è sicura che le nostre centrali non presenteranno alcun rischio, l’opposizione chiede che si blocchi tutto.
• Fukushima?
Il livello dell’acqua nel reattore numero 2 è sceso, e il nucleo ha cominciato a fondere. L’acqua di mare, con cui s’era cercato di affrontare il problema, è evaporata per il calore. L’acqua di mare, essendo altamente corrosiva, è una soluzione disperata e che comunque preannuncia l’intenzione di demolire la struttura.
• Che cosa significa, in concreto, “fusione del nucleo”?
Il nucleo è il fornello, per dir così, che genera il calore necessario alla produzione di energia. Si scalda proprio perché è radioattivo: gli atomi delle sostanze radioattive liberano infatti particelle che si diffondono all’intorno e urtano altre particelle. Da questo processo si sprigiona energia sotto forma di calore. Il fenomeno è presente in natura e noi siamo normalmente colpiti dalle radiazioni senza alcun danno perché la concentrazione di radioattività è troppo bassa. In una centrale invece…
• Può scoppiare come una bomba atomica?
Gli esperti dicono di no: per esplodere, per trasformarsi in un ordigno nucleare, l’uranio o il plutonio dovrebbero essere arricchiti dall’isotopo in modo molto elevato. È quello che si teme facciano gli iraniani, i quali invece si difendono sostenendo appunto che i loro processi di arricchimento dell’uranio sono troppo bassi.
• Ma che succede allora se poi questo nucleo fonde davvero?
In genere il nucleo di una centrale nucleare è chiuso in un contenitore in acciaio, e quest’ultimo a sua volta è racchiuso in un pesante cubo di cemento armato. Questi contenitori, a Fukushima 1, hanno resistito. Se il nucleo dovesse fondersi il reattore si trasformerebbe in un sarcofago perpetuo contenente una massa informe di metallo fortissimamente radioattivo, inavvicinabile e intrattabile per milioni di anni. Il vero rischio è che durante le procedure per domarlo si verifichi qualche altra esplosione, si aprano degli squarci e si liberi una grande quantità di materiale radioattivo. Questa sarebbe la catastrofe. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 15/3/2011]
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