Varie, 15 marzo 2011
ZHANG HUAN
ZHANG HUAN An Yang (Cina) 3 gennaio 1965. Artista • «“Quando ero giovane, nelle campagne di Henan, dove abitavo con mia nonna e mio zio, ogni inizio d’anno era un rito andare al cimitero e invitare il mio defunto nonno e gli avi a tornare a casa per celebrare con noi il Nuovo Anno”. Poi Zhang Huan andava al tempio, bruciava l’incenso e pregava il Buddha. Desiderio, sofferenza, impermanenza e trasformazione sono concetti radicati nella mente del ragazzo che, nel 1994 all’indomani della strage di Tiannamen, si spalma miele e liquidi di pesce sul corpo per offrire cibo agli insetti. Le sue performance sono disturbanti, alle volte vomitevoli, ma non di protesta. Zhang Huan ottiene, in breve, un successo mondiale. Dopo alcuni anni di vita americana torna in Cina e si immerge nei piccoli insignificanti rituali del quotidiano, per riscoprire “le qualità intrinseche della natura umana”. Da quel momento, in un dialogo costante tra il regno dello spirito e quello della carne, inizia la serie di lavori intitolata ash paintings, quadri di cenere [...] L’artista porta in studio barili di cenere ancora calda e la passa al setaccio dividendola per tonalità. Poi la mette in piccole ciotole e con un pennello a secco la fa colare. I soggetti sono quelli che hanno toccato l’anima dell’artista: scene di rivoluzione, foto di ufficiali cinesi, teschi o bandiere. Con gli ash paintings, Zhang Huan dà un corpo ai desideri e alle preghiere. Le bandiere [...] racchiudono le speranze collettive dei popoli e un senso infinito di compassione. L’artista è come un monaco buddista che pazientemente e amorevolmente compone silenzioso il proprio mandala a beneficio dell’universo» (Manuela Gandini, “La Stampa” 25/5/2009).