Luca Mercalli, La Stampa 15/3/2011, 15 marzo 2011
“Le particelle volano fino a 6 mila metri nell’atmosfera” - Le previsioni meteorologiche non servono solo per decidere se andare al mare o in montagna
“Le particelle volano fino a 6 mila metri nell’atmosfera” - Le previsioni meteorologiche non servono solo per decidere se andare al mare o in montagna. In casi di emergenza, come il rilascio di sostanze tossiche o radioattive in atmosfera, diventano fondamentali per calcolare con un certo anticipo su quali aree si dirigeranno gli inquinanti e prendere gli opportuni provvedimenti. GLI EFFETTI Utilizzando il modello di simulazione «Hysplit» (Hybrid «Parte dei veleni Single Particle Lagrangian In- potrà essere tegrated Trajectory Model) dispersa dell’Air Resources Laboratory della Noaa, l’ente meteo- alle basse quote rologico americano, si può vi- dalla pioggia» sualizzare la traiettoria approssimativa che assumeranno nei prossimi giorni le emis- so i 6 mila metri e nel frattemsioni radioattive provenienti po, catturata dal flusso dei venti dalla centrale di Fukushima. d’alta quota, avrà iniziato il viagUna particella liberata ieri nel gio verso Nord-Est. tardo pomeriggio nel cielo so- Giovedì 17 indugerà al largo pra l’impianto nucleare, che si delle coste della penisola di trova a circa 37 gradi di latitu- Kamcatka e poi riprenderà il dine Nord, più o meno come suo cammino, seguendo grosso Catania, si è dunque mossa modo l’arcuato arcipelago delle per qualche ora nei bassi stra- Aleutine. Siamo già a cinque ti verso Sud-Ovest, cioè lungo giorni dalla data di elaboraziola costa giapponese, ma poco ne del modello e dunque la predopo mezzanotte è stata tra- cisione della traiettoria della sportata in quota da correnti scomoda particella va diminuverticali e in queste ore si tro- endo e andrà via via aggiornata va probabilmente attorno a 3 con nuovi calcoli. Ma, volendo mila metri. Continuerà a sali- proseguire il nostro viaggio con re per tutta la giornata fin ver- i dati disponibili ieri, attorno a lunedì 21 marzo si individua una virata del flusso verso Nord, con attraversamento dell’Alaska e ingresso sul Mar Glaciale Artico. Dopo un’ampia curva sul Polo Nord le correnti contaminate ridiscenderebbero verso la Groenlandia e il Canada e qui si ferma la nostra possibilità di prevedere la circolazione atmosferica con sufficiente attendibilità. Ovvio che per valutare i livelli di rischio radioattività non basta sapere come si muove la nube, ma bisogna avere un’idea di quali elementi sono fuoriusciti dal reattore, in quali quantità e a quali quote sono stati proiettati. La presenza di pioggia in alcuni tratti del percorso, soprattutto ai bassi livelli, può rimuovere parte del materiale mentre quello che resta in sospensione si diluisce via via in volumi di atmosfera più vasti. Dal Canada la strada verso l’Europa è tuttavia potenzialmente aperta, dipende da come si disporranno i venti nelle prossime settimane. I modelli per la simulazione della dispersione atmosferica furono utilizzati già nell’86 per tracciare la nube radioattiva scaturita da Cernobil. Allora i venti da Sud-Est portarono la maggior parte dei radionuclidi verso la Scandinavia, ma poi una rotazione delle correnti da Nord-Est spinse la nube fin sul Nord Italia, dove giunse il 1˚ maggio e ricadde in parte per effetto delle piogge. Anche nello scorso aprile, dopo l’eruzione del vulcano Eyjafjallajokull, l’uso dei modelli matematici fu determinante per stabilire la diffusione della nube di ceneri che ostacolava il traffico aereo. Oggi come allora i supercomputer continuano a macinare milioni di dati, ma non si accorgono di quanta inquietudine aleggi al di là della tastiera.