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 2011  marzo 15 Martedì calendario

I FILE DELLE SPIE SALVATI CON LO SCOTCH

Le vite degli altri giacciono da più di venti anni strappate in coriandoli in chilometri e chilometri di scatoloni accatastati nei meandri del Ministerium fur Staatssicherheit. Gli impiegati della Stasi, i servizi segreti della Germania dell’Est, non hanno fatto in tempo a distruggerle. E ora c’è qualcuno che le rimette insieme. Perché non vadano perdute.
Lavorano in un palazzone di Zirndorf, in Baviera, pochi km da Norimberga. Sono il progetto Referat AR 4 Projektgruppe Manuelle Rekonstruktion: nella vita fanno quelli che reincollano pezzetto per pezzetto i documenti raccolti dal Ministero per la sicurezza dello stato su milioni di cittadini tedeschi dell’Est: milioni di fascicoli, fotografie, informative ed effetti personali archiviati in 39 anni di attività, che gli ultimi funzionari non sono riusciti a distruggere nella foga della fuga, mentre il muro di Berlino si sgretolava in una nuvola di polvere. Sibilla Reichert siede alla sua scrivania: davanti a lei brandelli di carta, guanti, un paio di pinzette: «Oggi sto rimettendo insieme la storia di una famiglia dell’Ovest che fece visita ai parenti dell’Est». In Germania ce ne sono altri 1.800 come Sibilla: devono ricomporre le vite di 2 milioni e 750 mila tedeschi che hanno chiesto di sapere cosa la Stasi sapesse di loro. Il loro capo è Roland Jahn, 57 anni, espulso dal regime nel 1983. E’ stato il primo cittadino dell’Est a leggere i file riguardanti la propria vita. La vendetta dei deboli, anche se innocua, a volte intraprende percorsi imperscrutabili.