Giuseppina Manin, Corriere della Sera 15/03/2011, 15 marzo 2011
TIMI, ATTORE ESTREMO: A TEATRO CAMBIO SESSO POI SARO’ UN PEDOFILO - MILANO—
Il peggio è stata la ceretta. «Mai avrei immaginato che facesse tanto male. Irsuto com’ero...» Diventare donna costerà ben qualche fatica. Ma Filippo Timi ancora non si rassegna. «Mi hanno strappato i peli delle gambe e delle braccia, mi hanno passato quella cera puzzolente sulle guance... Volevano pure sacrificarmi le sopracciglia, ma mi sono opposto. Ho convinto il truccatore a coprirle con un po’ di biacca. Poi c’è stata la tortura dei tacchi alti. Invenzione diabolica, masochismo puro. I miei piedi non me lo perdoneranno mai. Infine, una strizzatina al torace con guepière stile Rossella O’Hara mi ha fatto spuntare un paio di seni di tutto rispetto. Ciglia finte, rossetto e una parrucca hanno completato l’opera» . Ed ecco Filippo nei panni di una rossa. «A dire il vero il mio sogno era diventare una bionda... Ma mi hanno detto che quel colore non si addiceva al mio tipo. Meglio rossa» . E rossa sia. Rossa e incinta. «Se si ha da fare, facciamola fino in fondo» , scherza l’attore, volto tra i più interessanti del nostro cinema e teatro, ma anche scrittore. Suo il testo che dal 21 marzo debutterà sulle scene del Franco Parenti di Milano. Titolo «Favola» , protagonista «femminile» lo stesso Timi. «Sarò Mrs. Fairytale, un nome che è tutto un programma» , avvisa. Una signora racconta favole. Allarmanti fin dall’incipit: «C’era una volta una bambina e dico c’era perché ora non c’è più» , recita il sottotitolo. «Perché — ricorda l’attore, 37 anni— nessuna favola è perfetta, né la vita è un film di Doris Day» . Neanche in quell’America anni ’ 50 avvolta in un sogno di patinata felicità. Dove due amiche, Mrs. Fairytale e Mrs. Emerald (Lucia Mascino) si contendono il primato di moglie impeccabile, capelli laccati, abiti fruscianti, rose in giardino e torte di mele nel forno. Stile Julianne Moore casalinga sorridente e disperata di The Hours o di Lontano dal Paradiso. «O anche stile La vita è meravigliosa, la fiaba surreale con James Stewart — suggerisce Timi —. Nella mia "Favola"i rimandi cinematografici, da Frank Capra a Hitchcock, non mancano. Un mondo in rosa dai risvolti nerissimi» . Difatti sia le due donne sia i loro mariti ideali riserveranno più di una sorpresa. Timi non vuole svelare troppo le carte, ma quel che ci riserva tutto è tranne una storia zuccherosa con happy end. Sotto le gonne svolazzanti della massaia incinta spunterà infatti un’imprevedibile virilità, e le sue manine fatate si macchieranno di sangue. Mentre la voce suadente di Nat King Cole farà da colonna sonora a una sequenza di colpi di scena, mutazioni di sesso, cagnolini imbalsamati, gemelli terribili, persino sbarchi di alieni... Insomma, nulla dell’immaginario ai confini della realtà degli Anni 50 ci sarà risparmiato. Tra le sorprese più interessanti, quella del linguaggio. «Far parlare i miei personaggi come in quell’epoca mi ha costretto a reinventare un modo d’esprimersi molto diverso. Mai esplicito. Mai una parolaccia. Ogni situazione, anche la più cruda, è sempre velata, repressa, nei termini. Per me è stata la riscoperta di un senso del pudore dimenticato. Certo ipocrita, convenzionale, ma come ogni tabu necessario per poter andare "oltre". La peggiore volgarità oggi imperante, soprattutto in tv, è proprio quella verbale: lo sfregio continuo alla nostra lingua, il suo imbarbarimento, l’overdose di spropositi e trivialità. Un incessante strepitio per nascondere il nulla. Gli ululati e gli improperi di Sgarbi, un tempo provocatori, ormai rimbalzano inerti, senza più eco. Di dirompente oggi forse ci sarebbe solo il silenzio» . O la pacata impassibilità della fiaba. «Un genere crudele, che cela i peggiori orrori dietro una facciata lieta. Pedagogica perchè insegna a non fidarsi delle apparenze. Dato che spesso dietro una fragile vecchina si cela una strega, dietro un simpatico ometto un orco» . E proprio in questo ruolo lo ritroveremo tra breve al cinema, interprete di Ruggine di Daniele Gaglianone, film che vede nel cast anche i nomi di Stefano Accorsi, Valeria Solarino, ValeriaMastandrea, già in predicato per qualche sezione del prossimo Festival di Cannes. Film «spinoso» . Tratto dall’omonimo romanzo di Stefano Massaron, s’inoltra nel tema più scabroso, la pedofilia. «E io sono per l’appunto un "orco"— confessa Timi —. Così vengono detti quegli individui che insidiano i bambini. Persone spesso insospettabili, dall’aspetto "normale"e i modi cordiali. Proprio come il dottor Boldrini, medico stimatissimo, un "angelo"disponibile a curare tutti, specie i ragazzini diseredati di un quartiere periferico» . Mai fidarsi delle favole. «Visite e confidenze si trasformano in tragiche occasioni di violenza. Il buon dottore si scopre un mostro» . Non deve esser stato facile indossare quei panni. «Nessun ruolo è sgradevole per un attore. Anzi, quanto più lo è, tanto maggiore è la sfida. Shakespeare ci insegna: dietro uno sguardo gentile può celarsi il demonio» avverte Timi che per mestiere si è già calato in tanti abissi. E’ stato persino Satana (nel «Paradiso perduto» di Milton). Persino Mussolini in Vincere! di Bellocchio. Un film che avrebbe potuto correre all’Oscar. «Mannaggia! Meglio non pensarci... Quel film aveva davvero delle buone carte. E poi io sono nato il 27 febbraio, la data degli Oscar. Un segno del destino, no?... Peccato davvero» . Sarà per la prossima volta. Giuseppina Manin