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 2011  marzo 15 Martedì calendario

PETROLIO, GAS E DIGHE PIÙ PERICOLOSI DELL’ATOMO

Quel che sta accadendo in Giappone mette paura: eppure non ci sono stati ancora morti. Al momento di scrivere queste note, l’impatto negativo della pur gravissima emergenza nucleare è di 11 feriti e tre contaminati, anche se gli evacuati sono stati 210.000. Una disgrazia che non si è spinta oltre certi limiti?
In realtà, se si guarda alla storia degli incidenti nucleari, non ci furono vittime neanche nella centrale inglese di Windscale nel 1957, né in quella americana di Three Miles Island nel 1979: che venendo a due settimane dall’uscita del film Sindrome cinese scatenò il panico a livello mondiale.
Dei morti ci furono invece in altri casi, ma in numero relativamente contenuto: tre in quello Usa di Idaho Falls nel 1961; quattro in quello brasiliano di Goiânia del 1987; due in quello giapponese di Toikamura del 1999; cinque in quello giapponese pure di Mihama del 2004. Mentre in quello di Fleurus in Belgio nel 2006 ci furono gravi effetti sulla salute di un lavoratore.
I DISASTRI SOVIETICI
Insomma, il grosso delle vittime del nucleare si deve alla ex-Unione Sovietica: almeno 200 morti nell’incidente di Mayak del 1957, che venne allora tenuto segreto; e 65 per quello di Chernobyl del 1986, che invece in epoca di glasnost saltò fuori. Ma la Russia è un Paese in cui saltano centrali di tutti i tipi, e nell’agosto del 2009 il disastro di quella idroelettrica di Sayano-Shushenskaya provocò da solo 75 morti: più di Chernobyl!
Dell’energia idroelettrica in genere si deve comunque ricordare che se come emissioni inquinanti è ai minimi, tuttavia come impatto in vite umane di errori e disattenzioni è invece ai massimi. Naturalmente noi tutti in Italia abbiamo presente la tragedia del Vajont, che scatenò un’energia pari a 7 bombe di Hiroshima e uccise 1909 persone. Ma anche quella frana è nulla rispetto a quando nel 1975 il supertifone Nina fece crollare le dighe cinesi di Shimantyan e Banqiao, innescando il tragico castello di carte che ne fece fuori altre 60 in fila. Nel relativo tsunami, un’onda larga 10 chilometri, altra tra i 3 e i 7 metri e veloce 50 all’ora, ci furono 26.000 morti subito, e 145.000 nei giorni seguenti per le relative epidemie e carestia. Più 11 milioni di sfollati. Anche nell’ultima catastrofe giapponese, pur non sapendosi ancora il numero esatto delle vittime del crollo della diga di Fukushima, l’impressione è che si debbano contare a centinaia, se non migliaia.
L’ESPLOSIONE DI VIAREGGIO
Per non parlare ovviamente del gas. In Italia abbiamo presente la tragedia di Viareggio del 29 giugno 2009: 24 morti e 31 feriti gravi per l’esplosione di una delle 14 cisterne di un convoglio ferroviario trasportante Gpl, che ha fatto crollare due palazzine adiacenti alla stazione. Ma il solo bilancio di 550 vittime dell’incidente di San Juanito in Messico, dove nel 1984 per un’esplosione un enorme serbatoio venne scagliato a oltre un chilometro di distanza, oltrepassa tutte le vittime di tutti gli incidenti nucleari messi assieme.
Certo: alle vittime immediate bisogna poi aggiungere le vittime della contaminazione radioattiva nel lungo periodo. Così, i morti di Chernobyl salgono almeno a 4000. Non è però che petrolio, gas o carbone non abbiano a loro volta un tipo di esternalità analogo. Se guardiamo ad esempio al carbone, nella sola Cina la cifra ufficiale ha dato nel 2004 6000 morti e nel 2009 3200 vittime, per incidenti nelle miniere. Ma le cifre non ufficiali parlano di almeno 4000 morti all’anno.
E quanto al greggio, incidenti di autobotti e petroliere a parte, e a parte le guerre per il petrolio che affliggono il mondo, guardiamo solo i bilanci di alcuni dei principali disastri di oleodotti e depositi di petrolio. 1984, esplosione dell’oleodotto di Cubatão in Brasile: 600 morti. 1989, esplosione del Gpl uscito da un oleodotto a Asha Ufa, in Siberia: 585 morti, quasi tutti bambini. 1994, un fulmine che colpisce un deposito di petrolio a Durunka, in Egitto: circa 600 morti. 1994, incendio di alcuni depositi di carburante nella capitale sud-coreana Seoul: circa 500 morti. 1998, esplosione del petrolio fuoriuscito da un oleodotto a Warri, in Nigeria: oltre 500 morti.