L. Sal., Corriere della Sera 15/03/2011, 15 marzo 2011
Esplosioni nella centrale Barre scoperte nei reattori - DAL NOSTRO INVIATO TOKYO— È una questione di centimetri quella che potrebbe decidere il futuro del Giappone
Esplosioni nella centrale Barre scoperte nei reattori - DAL NOSTRO INVIATO TOKYO— È una questione di centimetri quella che potrebbe decidere il futuro del Giappone. Nel reattore numero due della centrale di Fukushima il livello dell’acqua di mare usata come liquido di raffreddamento è sceso fino a quota zero; le barre di uranio, ha reso noto la Tepco (la Tokyo Electric Power Company, che gestisce l’impianto) sarebbero rimaste scoperte per due ore e mezzo, e avrebbero cominciato il processo di fusione. E intorno alle 22.10 di ieri (le 6 del mattino in Giappone), nel reattore «si è verificata una grossa esplosione» . La terza, da quando il sisma ha colpito la struttura. Lo scoppio nell’unità 2 è avvenuto vicino alla vasca di abbattimento della pressione per la gabbia di contenimento del «nocciolo» del reattore; i primi controlli hanno rilevato un danneggiamento alla vasca stessa. Per gli esperti, le due esplosioni di idrogeno verificatesi sabato e domenica nei reattori 1 e 3 farebbero pensare che anche in essi le barre siano rimaste scoperte. Ma questa sarebbe la prima volta che viene danneggiato il contenitore del nocciolo. Proprio grazie alla resistenza della calotta in cemento armato a protezione del nucleo dei primi due reattori — almeno secondo le comunicazioni ufficiali del governo giapponese —, il livello di radiazioni registrato vicino alla centrale risultava, ieri, solo di 1557,5 microSievert, mille volte più basso rispetto alla soglia dei primi danni biologici acuti. Ma già dopo la terza esplosione, alle 8 e 31 del mattino (mezzanotte e mezzo in Italia), la stessa Tepco registrava un tasso di 8.217 microSieverts; solo 40 minuti prima, il livello era fermo a 1.941. L’Authority francese per la sicurezza nucleare ritiene che l’incidente di Fukushima sia più grave di quello di Three Mile Island, negli Usa, del 1979 e che l’attuale livello 4, attribuito dai giapponesi, debba essere elevato al livello 5 o anche al 6 di una scala internazionale che va da zero a 7. E Greenpeace rincara la dose, sostenendo che la Tepco nascose «almeno tre incidenti» tra il 1980 e il 1990. Le autorità nipponiche, secondo la Bbc, hanno chiesto ufficialmente aiuto agli esperti dell’Aiea, l’Agenzia atomica internazionale. E la Nuclear Regulatory Commission americana ha fatto sapere che il governo di Tokyo ha chiesto formalmente anche l’aiuto degli Usa per raffreddare i reattori danneggiati. L’unica buona notizia, ieri, è arrivata dalla altre due centrali entrate in allarme due giorni fa: negli impianti di Onagawa e Tokai il sistema di raffreddamento è tornato in funzione. Lo sciame sismico, invece, non si ferma. Ieri un’altra scossa che solo in Giappone possono definire di assestamento: magnitudo 6,2, mezzo grado in più rispetto al terremoto che due anni fa ha distrutto L’Aquila. Non c’è stato nemmeno un ferito, solo il blocco dei treni e della metropolitana di Tokyo. E stavolta il mare ci ha risparmiato un altro tsunami. L’ultimo bilancio parla di 5 mila tra morti e dispersi. Ma è chiaro a tutti che si tratta di un numero parziale. Dopo il blocco di diverse centrali e la distruzione di buona parte della rete di distribuzione, il premier Naoto Kan ha chiesto ai giapponesi di ridurre al minimo il consumo di elettricità. Proprio ieri è cominciata la serie di black out, programmati e a scacchiera, previsti fino alla fine del mese di aprile. Anche l’imperatore Akihito resterà al buio, è stato lui stesso a chiedere di non fare eccezioni per le sue residenze. L. Sal.