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 2011  marzo 15 Martedì calendario

LA BORSA RIAPRE CON UN COLLASSO

È stata una prova di carattere: la Borsa giapponese ha riaperto i battenti ieri, forse l’unico segnale positivo possibile da mandare al resto del mondo, ma non è bastato. La piazza di Tokyo è crollata del 6,18% (il calo peggiore degli ultimi due anni, cioè dal culmine della grande crisi), azzerando tutti i guadagni realizzati dall’inizio dell’anno. Neppure l’intervento della Banca centrale (Boj), che ha iniettato nel sistema 130 miliardi di euro (15 mila miliardi di yen, 12 mila subito e il resto domani), ha tranquillizzato gli operatori. Che hanno le loro buone ragioni: una fetta importante del Paese è fuori uso, Toshiba-Westinghouse ha fermato gli impianti di combustibile atomico e i campioni della Corporate Japan, come Toyota, Honda e Sony, hanno bloccato i loro stabilimenti, probabilmente per tutta la settimana. E non è andata meglio stamattina, quando alle nove e trenta (l’1,30 di ieri notte in Italia) l’indice Nikkei ha aperto in ribasso del 3,27%.

Il ministro dell’Economia Kaoru Yosano ha spiegato che «forti cali» erano attesi e che la solidità dell’economia giapponese lascia pensare che non ci saranno effetti negativi sul lungo periodo. «Il sistema finanziario non subirà contraccolpi - ha assicurato a sua volta il governatore della Boj -, continueremo a sostenere la ripresa dei mercati finanziari e le operazioni delle istituzioni finanziarie». Accanto ai crolli c’è la prospettiva della ricostruzione, tanto che la banca giapponese Nomura ha rivisto al rialzo le previsioni sul Pil, ma le incognite - e i reattori nucleari che bruciano - restano troppe. Così, passata la giornata borsistica nell’Est asiatico, è toccato all’Europa. Che ieri è partita bene, guardando all’incontro dei ministri finanziari a Bruxelles, e poi s’è appesantita con il passare delle ore con gli allarmi via via più insistenti sulle centrali nucleari. A Milano il Footsie-Mib ha chiuso in territorio negativo (-0,27%), meglio di Londra (-0,92), Parigi (-1,29) e Francoforte (-1,65).

In affanno gli esportatori di beni di lusso: il Giappone rappresenta oltre il 10% del mercato globale in questo segmento - ma anche le società del nucleare, visto il numero di Paesi pronti a rivedere i loro piani energetici. La giornata è proseguita nello stesso modo negli Stati Uniti. Prima i timori di una frenata dell’economia hanno innescato una moderazione dei prezzi petroliferi. Poi l’amplificarsi dell’allarme energetico li ha portati a recuperare: a Londra il barile di Brent si è attestato a 113,77 dollari, a New York il Wti a 100,41 dollari.

Infine recupera l’euro, anche perché nel fine settimana i Paesi dell’Eurozona hanno stabilito di rafforzare il fondo anticrisi. Nel tardo pomeriggio la valuta europea è tornata intorno a quota 1,3991 dollari, vicina alla soglia di 1,40. Wall Street ha aperto in calo di circa mezzo punto - General Electrics è scesa fino a meno 3,2% - una giornata ai minimi da sei settimane.