Luigi Ferrarella, Corriere della Sera 15/03/2011, 15 marzo 2011
Le mani dei boss su Milano dai pacchi della Tnt ai locali - MILANO— Il pacco postale? Sotto l’etichetta della multinazionale Tnt, lo recapitano i 150 furgoni delle cooperative riconducibili al boss di ’ ndrangheta in carcere Giuseppe «Pepè» Flachi
Le mani dei boss su Milano dai pacchi della Tnt ai locali - MILANO— Il pacco postale? Sotto l’etichetta della multinazionale Tnt, lo recapitano i 150 furgoni delle cooperative riconducibili al boss di ’ ndrangheta in carcere Giuseppe «Pepè» Flachi. Il panino con la porchetta comprato al baracchino prima della partita a San Siro o dopo l’esame a Città Studi? Incorpora la «tassa» di sosta in strada che il clan, egemone in alcuni quartieri milanesi, impone agli autonegozi alimentari. I camion per trasportare la terra nei cantieri del metrò 5 Zara, del Portello Fiera, dei box sotterranei davanti al Teatro Smeraldo, di una galleria sulla statale dello Spluga, persino del comando dei vigili del fuoco a Monza? «Non esiste cantiere in cui puntualmente non si presenti il solito camion di padroncini calabresi» . E se poi «la terra è brutta» e c’è da sistemare «qualche duecento viaggi di terra» , nel senso che i rifiuti non potrebbero essere smaltiti così fuori legge? Pazienza, «trovate un contadino... dove poter andare a scaricare» . Dopo essersi ritagliata uno spazio estemporaneo per istruire il processo Berlusconi-Ruby, il capo dell’antimafia milanese Ilda Boccassini tira le somme della quinta ondata di operazioni anti ’ ndrangheta, chiedendo con i pm Dolci-Storari Proietto, e ottenendo dal gip Giuseppe Gennari, 35 arresti (tra i quali quelli di Giuseppe Flachi e suo figlio Davide, di Giuseppe Romeo e di Paolo Martino) alla confluenza di tre differenti indagini dei carabinieri del Ros, dei finanzieri del Gico, e dei vigili urbani. I nomi sono vecchie conoscenze del crimine, a cominciare da quel «Pepè» Flachi che negli anni 80 consolidò l’alleanza con Franco Coco Trovato in Brianza, a Busto, Como, Lecco e Varese: arrestato nel 1991 in Costa Azzurra, sarebbe uscito di cella nel 2015, ma le intercettazioni (anche di un colloquio in carcere con il figlio il 28 ottobre 2009) suggeriscono che «nonostante il suo status di detenuto sia oggi sicuramente il capo indiscusso» del clan. Quando esce in permesso premio dal carcere di Parma, a Milano i summit mafiosi vengono organizzati al sicuro dentro l’ospedale Galeazzi, e tra gli affiliati c’è anche chi mette a disposizione un ufficio del Niguarda, con «ospedali ridotti a luogo di incontro riservato al servizio della ’ ndrangheta» . È solo uno dei segnali di controllo del territorio: «Tutti— fotografa il gip Gennari — devono pagare, nessuno escluso: autonegozi, parcheggiatori, gestori di discoteche e bar, centri sportivi» . Questa «vera e propria estorsione ambientale» , alla quale «corrisponde il più totale silenzio da parte delle vittime» , si basa sul «solo fatto» che «l’esercitare attività nel territorio dei Flachi impone l’obbligo indiscusso di versare un tributo periodico, quasi fosse una forma impositiva da parte di uno Stato parallelo a quello legale» . Non ci fanno una bella figura, ancora una volta, gli imprenditori lombardi: «L’impresa mafiosa ha raggiunto un preoccupante livello di accettazione sociale» , rileva il gip, nel senso che «i vantaggi di cui gode l’impresa mafiosa non vengono (quasi) mai stigmatizzati dalle imprese sane, che preferiscono subire in silenzio ovvero entrare in affari con gli indagati e non denunciare» . Pagano il pizzo i parcheggiatori abusivi, e i bodyguard nelle discoteche di tendenza come l’Hollywood sono imposti dalla cosca, che a volte (come nel caso del «De Sade» ) compra dietro prestanome i locali. Ma pure la politica appare lenta di riflessi: «Il gruppo Flachi esercita il suo pieno controllo del territorio anche attraverso la canalizzazione di preferenze elettorali» sul candidato «che decide di sostenere» , e che alle regionali 2010 era la non eletta (e non indagata) Antonella Maiolo, ex sottosegretario pdl alla Presidenza della Regione Lombardia, che per il gip «ricorre ai voti dei calabresi» nel momento in cui incontra due volte il figlio di Flachi, Davide: uno che «non ha altro titolo per poter essere identificato come collettore di voti, se non il fatto di essere il figlio del "padrone"mafioso di Bruzzano, Bresso e zone limitrofe» . Luigi Ferrarella