
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Il governo si muove sul Sud. Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge che istituisce la Banca del Mezzogiorno (ora dovrà approvarlo il Parlamento). E poco dopo il ministro Matteoli, facendo seguito a una dichiarazione di Berlusconi, ha annunciato che i lavori per la costruzione del Ponte sullo Stretto partiranno il prossimo 23 dicembre e si concluderanno nel 2016.
• Avevo capito che l’alluvione di Messina aveva praticamente annullato il progetto.
No, questo è quello che avrebbero voluto, almeno a parole, gli ambientalisti e i partiti dell’opposizione. Per il resto il governo ha gli strumenti per intervenire, cioè la legge e il primo stanziamento. Come sa, ci sono molte obiezioni: quei soldi serviranno soprattutto a finanziare la malavita, che senso ha costruire un’opera come questa se non siamo riusciti neanche a completare la Salerno-Reggio o il sistema ferroviario siciliano, i danni alla flora e alla fauna saranno irreparabili, il rischio che il ponte crolli è alto, e se dovesse ripetersi un terremoto- maremoto come quello del 1908? Il governo risponde che queste preoccupazioni sono infondate e che se non si fa mai niente, non cambierà mai niente. Che potrebbe essere anche la filosofia della Banca del Mezzogiorno.
• Una banca pubblica?
Quasi. Anche se Tremonti dice che lo Stato si limiterà a comprare una piccola quota di minoranza, lasciando che tutto il resto sia in mano ai privati. Lo Stato però mette delle garanzie e basta questo per far pubblica la banca: se io presto dei soldi a te e so già che, se scappi, sarà lo Stato a rimborsarmi significa che, in realtà, i soldi non te li ho dati io, ma lo Stato.
• Questo è un male?
Bella domanda. L’altro giorno Tremonti ha fatto un paragone tra le vecchie Bin e gli attuali colossi Unicredit e Intesa. Le vecchie Bin erano le tre ”Banche di Interesse Nazionale” (Bin, in sigla), cioè la Comit, il Credito Italiano e la Banca di Roma. Le tre Bin non puntavano solo al profitto, ma avevano come obiettivo, appunto, l’interesse nazionale. Di conseguenza, se c’era da prestar soldi per qualche causa, per dir così, sensibile, non si tiravano indietro. E mai avrebbero giocato con derivati, subprime e altre porcheriole. Erano piuttosto corrotte e sottomesse alla politica e alle clientele, ma il nostro ministro le rimpiange perché le mette a confronto con le banche di adesso, che s’indebitano e si tengono stretti i soldi. E che con i derivati, i subprime e gli altri fuochi d’artificio non hanno mai smesso di giocare, anche ai danni della clientela.
• La Banca del Mezzogiorno assomiglierebbe alle vecchie Bin?
Per lo meno come vocazione, stando almeno alle parole dello stesso Tremonti. Il quale dice: «Le banche presenti fanno raccolta al Sud ma non fanno impieghi ». Lo Stato metterà inizialmente cinque milioni e uscirà dall’azionariato dopo cinque anni. I cinque milioni, utili per l’avvio, lo terranno comunque in minoranza. Il resto della partecipazione andrà alle 108 banche di credito cooperativo (Bcc) diffuse sul territorio con 600 sportelli e alle Poste che metteranno a disposizione i loro 4000 uffici. Per finanziarsi, l’Istituto emetterà poi i «bond per il Sud», a cui già nel disegno di legge il governo riserva una tassazione agevolata: il 5% appena di aliquota invece del solito 12,5 che paghiamo sui Bot. Questo dovrebbe permettere un rendimento più alto e incoraggiare l’afflusso di capitale familiare. L’azionariato sarà infine aperto a tutti gli imprenditori. La relazione che accompagna il disegno di legge spiega che con questo assetto iniziale si immetteranno nelle piccole e medie imprese del Sud 6,75 miliardi di euro l’anno. Il ministro ha spiegato che il target a cui si rivolgerà la banca è quello dei piccoli e dei piccolissimi, qualcuno che vuole aprire una pizzeria, qualcun altro che vuole ampliare l’albergo, il Comune che progetta di aprire un centro congressi. Tremonti: «Per il Sud è fondamentale che sul territorio ci siano assistenza e finanziamento all’impresa nella logica del piccolo e medio credito. quello che ha fatto la fortuna del Nord, a partire dal Veneto. I grandi numeri si fanno con i piccoli numeri».
• Sono tutti d’accordo?
C’è molta opposizione. Certi politici meridionali temono di perdere l’iniziativa e fanno la fronda per occupare in tempo posizioni di forza. Le grandi banche mugugnano, perché scende in campo un concorrente privilegiato. Economisti di area berlusconiana s’aspettano un ritorno in forza di logiche spartitorie e di piccole, ma diffusissime, corruzioni. Forse anche Berlusconi è infastidito, per via dell’attivismo del suo ministro. Per ora Tremonti ha risposto a tutti con una battuta assai sottile: «In questa banca non si parlerà inglese». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/10/2009]
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