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 2009  ottobre 16 Venerdì calendario

La rabbia del superministro "Con Draghi non farò mai pace"- Il premier convoca lui e Letta: basta frizioni nel governo Conosco la Svizzera e ci vado anche a sciare

La rabbia del superministro "Con Draghi non farò mai pace"- Il premier convoca lui e Letta: basta frizioni nel governo Conosco la Svizzera e ci vado anche a sciare. Adesso con lo scudo, al mio passaggio, metteranno un cavo d´acciaio sotto la neve... Lo sfogo di Tremonti: "Tanto quello lì non conta nulla, a decidere è la Bce" Ma nei giorni scorsi Berlusconi si è incontrato riservatamente con il governatore ROMA - «Io con Draghi non firmerò mai la tregua. E poi quello lì non conta nulla: le decisioni si prendono a Francoforte, non a Via Nazionale». Da tempo Giulio Tremonti, ministro dell´Economia, si lascia andare nelle sue conversazioni private. Non sopporta il governatore della Banca d´Italia, e lo dice. Non sopporta i tecnici quando si occupano di politica. Ma soprattutto quando mettono sotto accusa la sua politica economica. Perché l´ "uno-due" di ieri di via Nazionale, prima il Bollettino economico sullo stato dei conti pubblici, poi il direttore generale Fabrizio Saccomanni sullo scudo fiscale davanti alla commissione parlamentare, Tremonti - che non è mai stato un buon incassatore - non l´ha affatto gradito. Tanto più che nella riunione del Consiglio dei ministri c´era già stata la rivolta dei ministri sudisti contro il suo progetto per la Banca del Mezzogiorno, pensata contro i grandi banchieri del nord con la strana alleanza che va dalla Lega alle cooperative bianche fino alla Cisl. E poi Tremonti non è più «un difficile genio» per il premier Silvio Berlusconi: rischia di diventare un problema. Emergono linee diverse con un presidente del Consiglio sorprendentemente più istituzionale: il premier non ha mai usato i toni tremontiani contro gli istituti di Corrado Passera e Alessandro Profumo; dialoga con tutti gli industriali, grandi e piccoli, non solo gli arrabbiati filo leghisti della Brianza; e con Draghi coltiva da tempo un confronto non conflittuale. Di più: nei giorni scorsi si è incontrato riservatamente con il governatore. Oggetto, pare, la possibile candidatura di Draghi al vertice della Bce per succedere nel 2011 a Jean-Claude Trichet, e il sostegno del governo italiano. Che Berlusconi avrebbe garantito, contro il parere di Tremonti, il quale punta alla presidenza, per sé, dell´Eurogruppo e sa che sarà difficile strappare entrambe le cariche. E ancora. Ieri Berlusconi, subito dopo il Consiglio dei ministri, ha riunito nel suo studio Gianni Letta e lo stesso Tremonti per chiudere con un chiarimento una settimana di incomprensioni e sospetti reciproci. Il sottosegretario Letta («l´unico insostituibile», parola di premier) ha lavorato da par suo per ricucire con i rapporti con le banche. Attivismo che Tremonti non ha apprezzato. E il "super Giulio", da parte sua, aveva fatto infuriare Berlusconi per una iniziativa dell´Aspen (di cui è presidente) dal titolo molto significativo: «Costruire il dopo e rinnovare la leadership del Paese». Con precisazione annessa: «Una leadership complessiva sul piano di un consenso che non sia solo immediato e mediatico». Berlusconi ha chiesto di voltare pagina: «Basta con le frizioni». Tregua, in questo caso, siglata. Eppure Tremonti, a poco più di un anno dall´inizio della legislatura, non è più il faro indiscusso della politica economica del centro-destra. La frenata della recessione è l´inizio di una nuova fase, sta mettendo a nudo la debolezza della strategia della «flemma», come l´ha definita l´economista della Cattolica, Alberto Quadro Curzio, consigliere assai ascoltato dal ministro. Ora i nodi stanno venendo al pettine. Ed è questo che, implicitamente, ha detto ieri la Banca d´Italia. Ecco perché Draghi è uno dei nemici di Tremonti e forse è il più temuto. Con il Bollettino ha smontato (e non è neanche la prima volta) uno degli slogan più agitati dal Tesoro: "Con la manovra triennale abbiamo messo sotto controllo i conti pubblici". La Banca d´Italia non la pensa così: «Lo stato dei conti pubblici è in notevole peggioramento, risentendo soprattutto della dinamica particolarmente negativa delle entrate». Solo qualche giorno fa anche la Commissione di Bruxelles aveva lanciato l´allarme sul debito pubblico. La "flemma" non paga. Sulle pensioni, ad esempio, Tremonti ha detto che la riforma è stata fatta: dal 2015 l´età crescerà in base alle aspettative di vita. Ma è solo un´intenzione, non c´è alcuna norma scritta. un rinvio. Anche qui Draghi non c´è cascato e ha chiesto di intervenire rapidamente. Ecco, il governatore è il "nemico numero uno" di Giulio Tremonti.