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 2009  ottobre 16 Venerdì calendario

LONDRA NON RITRATTA "SONO NOTIZIE FONDATE"


Capisco l’imbarazzo del governo italiano, ma per noi si tratta di una storia importante e l’abbiamo verificata con numerose fonti». Richard Beeston, capo della redazione esteri del quotidiano britannico The Times, è alle prese con la seconda puntata dell’inchiesta sulle «relazioni pericolose» tra i nostri servizi segreti e le milizie talebane.
Ci sono nuovi dettagli?
«Abbiamo la voce di un taleban che era consapevole dell’accordo con gli italiani, soldi in cambio di sicurezza. Le testimonianze comunque sono molte. C’è un ministro afghano, non rivelo quale, che sostiene si trattasse di un rapporto consolidato, anche ad Herat».
Il ministro della Difesa italiano Ignazio La Russa ha annunciato la querela. Cosa risponde?
«Il Times ha fatto il suo lavoro, siamo stati dietro questa storia per molti giorni e abbiamo cercato varie conferme. Immagino che qualcuno speculerà, sbagliando, sull’eterna querelle tra i giornali britannici e il governo italiano. Ma non abbiamo alcun interesse nell’inventare sedicenti scoop. Avremmo pubblicato l’inchiesta qualsiasi Paese fosse stato coinvolto, a partire dal nostro. La materia è estremamente sensibile, ogni giorno muoiono soldati in Afghanistan e ci si interroga, tutti, continuamente, sulla necessità d’inviare più truppe o cercare una via d’uscita dalla guerra: il punto non è se trattare o no con i talebani, ma come».
Cosa intende?
«Lavorare in Afghanistan è molto complicato, lo sappiamo. Nessuno scandalo se l’Italia decide di dialogare con i taleban. Il dibattito è aperto anche nel Regno Unito. Alcuni giorni fa abbiamo intervistato un alto generale britannico che sosteneva la necessità di coinvolgere gli studenti coranici nei negoziati per trovare una soluzione a un conflitto che dura da otto anni. L’approccio integrato è una delle possibili soluzioni studiate. In questo caso però i servizi italiani hanno semplicemente comprato la protezione dei taleban pagandoli e consentendo loro di rinforzare le milizie, quelle stesse che combattono la coalizione occidentale».
Avete avuto reazioni da Parigi riguardo ai militari francesi uccisi a Saroubi dopo la partenza degli italiani?
«Il governo francese non replica, abbiamo provato a contattarlo nei giorni scorsi, ma la risposta è no comment».
Siete a conoscenza di altri Paesi coinvolti in storie analoghe?
«Per il momento no, ma potrebbero essercene. Ripeto che nessuno contesta la decisione tattica di ingaggiare i talebani in una qualche forma di dialogo. La via scelta dall’Italia, però, è estremamente dannosa, soprattutto per gli alleati che combattono a fianco delle vostre truppe».
Scrivete che gli americani sapevano dell’accordo di Saroubi e se n’erano lamentati con il governo di Roma. così?
«Anche qui abbiamo numerose conferme. In particolare fonti della Nato di cui non riveliamo la nazionalità».