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 2009  ottobre 17 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Il papello per i palermitani è la pergamena che viene imposta, dietro pagamento di una tas­sa, alle matricole dell’universi­tà. Ma adesso indica il docu­mento nel quale la mafia di To­tò Riina ( in alto, nella foto Ap) presentava allo stato la sua piattaforma in 12 punti. Que­sto papello, in particolare, risa­le, o risalirebbe, al 1992. Riina faceva sapere allo Stato che, se si fossero accettati i 12 punti della piattaforma, le stragi, co­minciate con l’omicidio Lima e continuate con Falcone, Bor­sellino, gli attentati di Roma, Milano e Firenze.

Prima che lei mi descriva i 12 punti, le chiedo se è possibile veramente che lo Stato colla­bori o tratti con la mafia.
Non solo è possibile ma, in ter­mini generali, è sicuro. Martel­li lo ha confermato l’altro gior­no ad Annozero . Diciamo che potremmo non credergli. Ma c’è, per esempio, una dichiara­zione di molti anni fa dello stes­so Riina, che era rimasto lati­tante per un quarto di secolo: «Io latitante? Per più di vent’anni nessuno mi ha cerca­to, io prendevo l’autobus, il tre­no, l’aereo, ho lavorato, ho viaggiato». Lo Stato, nelle sue varie articolazioni, ha nello stesso tempo perseguito la ma­fia e le altre organizzazioni cri­minali, e le ha anche aiutate, arrestando, per esempio, Rii­na, ma dimenticandosi di per­quisire la sua villa. Per la collu­sione patente Stato-malavita io cito sempre il caso del procu­ratore Caccia, ammazzato a Torino dai calabresi perché, a differenza degli altri magistra­ti, era troppo duro con i crimi­nali.

Come esce fuori questo papel­lo?
Il primo a parlarne fu l’ex boss Brusca. Raccontò al giudice Chelazzi che Riina gli aveva detto: «Si sono fatti sotto. Gli ho fatto la richiesta. Gli ho fat­to l’elenco dei patti. Gli ho fat­to un papello tanto». Questo papello, fino a ieri mai visto da nessuno, è diventato poi il pez­zo forte delle rivelazioni di Massimo Ciancimino, un signo­re palermitano di 46 anni, uffi­cialmente imprenditore, so­prattutto figlio del Vito Cianci­mino che negli anni Sessanta fu assessore democristiano al­l’Urbanistica di Palermo e poi sindaco della città, all’epoca in cui tutti gli appalti finivano in mano alla mafia (specialmen­te quelli per la ricostruzione del Belice). Ciancimino jr è sta­to condannato in primo grado per riciclaggio, è stato definito «socialmente pericoloso», ma nello stesso tempo è un teste protetto perché ha ereditato il patrimonio conoscitivo del pa­dre, che fu intimo soprattutto di Provenzano. Ciancimino parla e non parla, secondo una strategia che tende a creare un desiderio di rivelazioni e a far­gli acquisire meriti che gli ad­dolciscano la situazione pro­cessuale. Ha tirato fuori il fa­moso papello, lo ha evocato e ieri ne ha fatta avere una foto­copia ai magistrati. L’originale starebbe in Liechtenstein. Se­condo lui, questo papello, pro­veniente da Riina, ma vergato da un figlio o da Antonino Cinà, fu consegnato dal padre al prefetto Mario Mori, il quale avrebbe dovuto farlo avere al­l’allora ministro dell’Interno Mancino e all’allora ministro della Difesa Rognoni. Negano tutti: sia Mori, sia Mancino, sia Rognoni. Negano anche la trat­tativa con lo Stato.

Che cosa chiedeva il papello?
1) Revisione sentenza del maxi­processo; 2) Annullamento de­creto legge 41 bis; 3) Revisione legge Rognoni-La Torre; 4) Ri­forma legge pentiti; 5) Ricono­scimento benefici dissociati (Brigate rosse) per condannati di mafia; 6) Arresti domiciliari dopo i 70 anni di età; 7) Chiusu­ra delle supercarceri; 8) Carce­razioni vicino alle case dei fa­miliari; 9) Niente censura po­sta familiari; 10) Misure di pre­venzione e sequestro: non fa­miliari; 11) Arresto solo in fla­granza (nel testo «fragranza») di reato; 12) Levare tasse dai carburanti in Sicilia. I punti più strani sono il 6 e il 12. Qua­si tutti i boss a quell’epoca era­no ancora liberi, che cosa glie­ne importava degli arresti do­miciliari dopo i 70 anni? Nel 12 si vede una mafia che fa politi­ca e cerca, attraverso la defisca­lizzazione della benzina, il con­senso della popolazione.

Non potrebbe essere un fal­so?
Certo. Oltre tutto abbiamo so­lo una fotocopia, le perizie cal­ligrafiche non sono possibili. C’è un altro punto che si deve sottolineare: nessuna di quelle richieste è passata, e oggi la le­gislazione antimafia è ancora più dura di quella del 1992-93. Su tutta la faccenda c’è già un inizio di speculazione politica. La destra s’è affrettata a ricor­dare che a quell’epoca governa­va il centrosinistra (Amato, poi Ciampi). La sinistra vede nei 12 punti elementi anticipa­tori del partito del Sud e del berlusconismo. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 17/10/2009]
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