Corriere della Sera (Le Figaro) 17/10/2009, 17 ottobre 2009
INTERVISTA A SARKOZY - «MIO FIGLIO JEAN NON UN RACCOMANDATO. CON I SUOI 23 ANNI SVECCHIA LA POLITICA»
Da tre giorni la polemica sulla futura elezione di suo figlio Jean alla direzione dell’Epad (azienda pubblica che gestisce il quartiere de La Défense) monta, anche nella maggioranza. Cosa risponde a chi l’accusa di «nepotismo»?
«Ci sono 45 consiglieri generali nel dipartimento Hauts-de-Seine, eletti a suffragio universale. Tutti hanno il diritto di aspirare a un posto di amministratore all’Epad. Meno uno! Perché è mio figlio. La presidenza dell’Epad è un lavoro non remunerato. Quindi non si tratta di una prebenda. un’elezione, non si tratta quindi di nepotismo. Attraverso tale polemica non è mio figlio ad esser preso di mira, ma io».
stato eletto su un certo numero di valori: lavoro, meritocrazia, Repubblica irreprensibile. Suo figlio, a 23 anni, non è troppo giovane per assumersi questa responsabilità?
«C’è forse un’età per essere competenti? Io mi auguro un ringiovanimento delle élite politiche. Sono stato il primo ad esser sorpreso quando Jean ha voluto lanciarsi in politica. Mi ha fatto impressione per la tenacia. Lavora enormemente e fa fronte con molto coraggio alla durezza e alla brutalità degli attacchi. Aggiungo che bisogna avere 21 anni per essere candidato a un’elezione cantonale. Lui ci è riuscito. Una volta eletto, non ha più diritti di altri, ma neanche meno».
Secondo lei, la vicenda Mitterrand è ormai chiusa?
«Sono presidente della Repubblica. Devo difendere certi valori. Non lascerò nessuno equiparare l’omosessualità alla pedofilia. un ritorno al Medioevo, che getta nella vergogna chi si è servito di questo argomento. Quando vedo il portavoce del Partito socialista seguire le orme di Marine Le Pen – e con che entusiasmo! – mi chiedo dove siano andati a finire i valori umanistici di quel grande partito democratico. Frédéric Mitterrand non ha mai fatto l’apologia del turismo sessuale e l’ha persino condannato fermamente. Non si devono confondere confessioni intime con proselitismo. Il titolo del suo libro, La mauvaise vie , è abbastanza chiaro » .
Ma Frédéric Mitterrand non ha esagerato?
«Ha riconosciuto che la sua dichiarazione era un errore e ha detto che rimpiange di averla fatta. Capisco si sia turbati dalla gravità delle accuse contro Roman Polanski, ma non è un buon modo di amministrare la giustizia pronunciarsi 32 anni dopo i fatti, quando l’interessato ha 76 anni».
Ha intenzione di proseguire nell’«apertura»?
«Credo più che mai all’’apertura’. I ministri dell’apertura svolgono un lavoro formidabile. Dimostrano che le competenze e i talenti non appartengono a un solo campo».
Cosa pensa del dibattito sulla «ricompensa scolastica » ?
«Sono molto reticente nel prospettare una ricompensa finanziaria per gli alunni che rinuncerebbero all’assenteismo. Non posso accettare che si ricompensino semplicemente perché vanno a scuola. Mentre condivido l’idea di Martin Hirsch, Alto commissario alle Solidarietà attive, di ricompensare chi fa più del suo dovere».
L’ex primo ministro Jean-Pierre Raffarin propone un’evoluzione verso un regime presidenziale, riducendo il mandato del presidente a quattro anni e sopprimendo il diritto di scioglimento delle camere. d’accordo?
«Il dibattito non mi scandalizza ma un mandato di quattro anni sarebbe un errore, perché rimarrebbero solo due anni utili, dal momento che il primo è dedicato all’installazione e il quarto alla campagna per le presidenziali. D’altra parte, non sono favorevole alla soppressione della carica di primo ministro. Due persone non sono troppe per la responsabilità di un Paese di 65 milioni di abitanti. Quanto alla soppressione del diritto di scioglimento delle camere, significherebbe voltare le spalle alla V Repubblica » .
Rimpiange di aver commentato l’affaire Clearstream e di aver usato il termine «colpevoli» nella sua ultima intervista televisiva?
«Quel che volevo è che la verità venisse a galla. La cosa migliore da fare è lasciare che il processo si svolga, dare fiducia alla giustizia e astenersi da qualsiasi commento. Avrei fatto meglio a seguire questa linea dall’inizio».
Oggi è a metà del suo mandato. Si candiderà nel 2012?
« una questione che si porrà durante il 2011, non prima. Voglio che i miei cinque anni di mandato siano utili per la Francia. Ho al mio fianco un ottimo primo ministro, un governo che dimostra grande solidarietà e un partito di maggioranza che ha raggiunto un livello che non avremmo mai immaginato, quando si guardava alla Cdu tedesca come a un gigante».
L’economia dà qualche segno incoraggiante. Stiamo uscendo dalla crisi?
«L’anno scorso, nello stesso periodo, c’era chi profetizzava la violenza nelle banlieue, l’esplosione sociale e la paralisi nei dipartimenti d’Oltremare. Cosa accade un anno dopo? La Francia deve rivedere le previsioni di crescita al rialzo, perché erano troppo pessimistiche. Fra i Paesi industrializzati, la Francia è quello che ha sofferto meno».
Ma i deficit aumentano sempre più e il debito cresce...
«Innanzitutto, con un deficit dell’8,2% del Pil nel 2009, la Francia avrà risultati in valore relativo migliori degli altri Paesi. Inoltre coloro che gridano più forte sono quelli che per anni hanno lasciato andare alla deriva i deficit e che, strano paradosso, criticavano il nostro piano di rilancio giudicandolo troppo timido».
Anche in caso di ritorno della crescita, la Francia non dovrà, prima o poi, aumentare le tasse per colmare i deficit?
«Non sono stato eletto per aumentare le tasse e non le aumenterò. Non toccherò lo scudo fiscale, perché credo nel principio secondo cui non si può prendere a qualcuno più della metà di quel che guadagna » .
Sulle banche lei è stato particolarmente duro in questi ultimi mesi. Oggi è soddisfatto del loro comportamento?
«Le banche hanno risposto alle nostre attese e stanno diventando esemplari. Chiudono le loro filiali nei paradisi fiscali e il dispositivo scelto dalla Francia per contenere i bonus dei trader si è imposto al resto del mondo durante il G20. L’aiuto che lo Stato ha fornito alle banche è stato utile ai contribuenti » .
Quali risposte dare dopo i 25 suicidi fra i dipendenti di France Télécom negli ultimi due anni?
«Ci ricordano che il lavoro deve essere messo in cima a tutto. Per troppo tempo la vita delle aziende si è imperniata sul corso della Borsa e sul breve termine, a scapito delle condizioni di lavoro e dei rapporti sociali. la ragione per cui ho voluto mettere un limite ai bonus dei trader » .
Gli Usa si apprestano a inviare 13.000 uomini supplementari in Afghanistan. Anche la Francia deve rafforzare il proprio contingente?
«Bisogna restare in Afghanistan? Rispondo di sì. Se ce ne andassimo da quel Paese, è il Pakistan, potenza nucleare, che sarebbe minacciato. Ma la Francia non invierà un soldato di più. Sono convinto che occorra un maggior numero di soldati afghani. Ma occorre pagarli di più, per evitare diserzioni a vantaggio dei talebani».
Se l’Iran non accetta di cooperare con la Aiea (Agenzia internazionale per l’energia atomica) prima della data limite di dicembre che lei ha fissato, quali sanzioni occorreranno?
«Aspettiamo i controlli della Aiea. L’Iran e i suoi dirigenti sono con le spalle al muro. Sarebbe una buona notizia se lasciassero effettuare fino in fondo tali controlli. Altrimenti dovrebbero assumersene tutte le conseguenze. A tal proposito, mi rallegro delle recenti dichiarazioni del presidente russo Medvedev » .
Come giudica il rifiuto del presidente ceco Vaclav Klaus di firmare il Trattato di Lisbona?
« tanto più inammissibile in quanto il Parlamento ceco ha votato a favore del Trattato e il governo ceco è favorevole alla ratifica. Ma il presidente ceco non potrà giocare su due fronti. giunta l’ora della scelta e non sarà priva di conseguenze. Comunque, la questione sarà risolta a fine anno».
Una volta ratificato il Trattato di Lisbona, Tony Blair potrà essere un buon candidato alla presidenza dell’Unione europea?
« presto per dirlo. Ci sarà un dibattito. Siamo in presenza di due tesi: ci vuole un presidente forte e carismatico o un presidente che faciliti la ricerca del consenso e organizzi il lavoro? Credo in un’Europa forte politicamente e rappresentativamente. Ma il fatto che la Gran Bretagna non sia nell’euro resta un problema».
tienne Mougeotte, Gaëtan De Capele, Philippe Goulliaud, Charles Jaigu, Paul-Henri Du Limbert, Guillame Tabart
traduzione di Daniela Maggioni
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