Michele Serra, la Repubblica 17/10/2009, 17 ottobre 2009
CORSIVI
L’altra sera, insieme a molti milioni di altri imbecilli sparsi nel mondo, mi sono ritrovato incollato alla televisione per seguire in diretta, con una certa ansia, le sorti di un bambino americano "imprigionato in un pallone aerostatico". Si vedeva una specie di fungo ammaccato, sospinto dal vento, volare sopra i campi, e si veniva informati che dentro quell´involto di plastica si era introdotto per gioco un marmocchio, e ora "l´America col fiato sospeso" trepidava per lui. E chi sono io – mi sono detto – per permettermi il lusso di non trepidare?
Dopo pochi minuti si è saputo che era un falso allarme. Il fottuto pallone era vuoto, il fottuto bambino si era nascosto per gioco nel garage di casa. Ho riflettuto sulla straordinaria vulnerabilità non dei bambini di fronte agli aerostati, ma di noi umani di fronte ai media. I nostri sentimenti, la nostra percezione del mondo, dipendono in misura crescente non tanto dall´arbitarietà (o dalla faziosità) di chi sceglie che cosa mandare in onda; quanto da una feroce casualità, che prevale persino sulle scelte dei più efferati manipolatori. Basta una telecamera accesa qua, e una spenta là, o viceversa, e si legge il mondo al contrario. Forse il Grande Fratello non è un genio del male, è solo il capo degli imbecilli.