Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 17 Sabato calendario

LA CACCIATRICE CHE STANA GLI EVASORI DEL CANONE RAI


Mafalda D. è una bella ragazza di 27 anni, bruna, esile, con un tono di voce pacato ma un piglio volitivo. Vive a Frascati, provincia di Roma, ha una laurea in scienze politiche e da gennaio di quest’anno, «lavora in Rai», così dice lei quando si presenta. «In realtà - racconta - con la Rai ho un rapporto di collaborazione pagato a provvigioni: tecnicamente sono un agente dell’ufficio abbonamenti, praticamente faccio il cacciatore di evasori del canone».
L’accesso a questo lavoro - racconta - è iniziato con una domanda e un colloquio a Viale Mazzini. Requisiti: buon livello culturale, gentilezza, attitudine ai rapporti con il pubblico. Mafalda ha tutte queste qualità. Quando è stata assunta l’hanno spedita subito a Torino dove ha ricevuto per una settimana una formazione intensiva: come funziona la Rai, cos’è il canone e chi lo deve pagare, ma soprattutto come rapportarsi agli abbonati potenziali (quelli che hanno la tv ma non hanno mai pagato), ai morosi (che lo hanno pagato fino a un certo punto e poi non più), ai furbi, agli elusori, ai prepotenti.
Tutti questi casi, ora, sono il suo pane quotidiano. «A inizio settimana, la sede regionale mi assegna un certo numero di persone da visitare - racconta Mafalda - tra 15 e 20 al giorno. Si tratta di famiglie non in regola, a cui si è giunti controllando le morosità ma anche incrociando i dati anagrafici con quelli dell’agenzia delle entrate». Le zone di sua competenza sono la popolare Casilina ma anche il borghese Salario. «Quando arrivo sotto una casa - spiega - la prima cosa che faccio è guardarmi attorno: che zona è? Che gente ci vive. Questo è fondamentale, perché le persone semplici, se opportunamente contattate, tendono a non fare storie e a mettersi in regola. Sono i ricchi, semmai, che tirano fuori cavilli».
La strategia è sempre la stessa: gentilezza estrema, mai alzare la voce, mai far sentire «il moroso» o l’«evasore» per quello che è. «Signora Maria, mi scusi - dice Mafalda a Tor Vergata, periferia di Roma, citofonando a una signora i cui dati anagrafici fanno intuire come molto anziana - sono la funzionaria della Rai che doveva passare. Si ricorda? Le abbiamo mandato una lettera». Il colloquio prosegue sul pianerottolo: «C’è stato un disguido nei nostri uffici Rai per cui non siamo più riusciti a mandarle i bollettini per rinnovare l’abbonamento. Glieli posso lasciare così lei magari può provvedere?». E via di questo passo.
Ma il mondo non è fatto solo di signore Marie. «Ci sono i prepotenti - prosegue l’agente Rai - a cui della tua cortesia non frega un accidente. Capiscono che batti cassa e cominciano con gli insulti». Il bravo agente si vede lì: mai perdere la pazienza, mai alzare la voce. «Mi preme solo informarla, signor tal dei tali, che questi sono i bollettini per l’abbonamento Rai. Se avesse la cortesia di voler controllare». Punto e basta. L’arrogante crede di aver messo in fuga la nostra amica, ma lei scrive tutto e segnala. Ci penserà la Guardia di Finanza.
Il mandato dell’azienda è chiaro: meglio un abbonamento in meno che una bega giudiziaria in più. Quindi, offensiva del sorriso anche con gli irriducibili, come quelli che «hanno scaricato da alcuni siti leghisti (la Lega è contraria al canone Rai - ndr) tutta la procedura per disdire il canone». Ma c’è anche un’altra categoria in cui ci imbattiamo, quando ormai è pomeriggio inoltrato: l’evasore cavilloso. «Come fa a sapere che io ho una televisione? E chi le ha detto che non pago? Mi faccia vedere l’elenco su cui è scritto il mio nome e faccio subito ricorso ....» e giù l’elenco delle possibili contumelie da aprire, dal Garante della Privacy all’Agenzia delle entrate, dal giudice di pace al Tar e vie elencando. Mafalda avrebbe una voglia pazza di prendere a calci questo azzeccagarbugli alla vaccinara, ma non si scompone: «Posso lasciarle solo una breve scheda illustrativa sul canone Rai?». Il sorriso è ammaliante. Il cerbero non può infierire di più. La porta si chiude.
Istruzione importantissima: «Oltre la porta non bisogna andare mai - spiega Mafalda - non si sa mai con chi si ha a che fare. (pausa) ... e poi c’è anche chi ci prova». La Rai si ferma sulla soglia di casa, dunque, sempre, anche in quei casi spudorati in cui l’inquilino fa il finto tonto: «Ma io signorina non posseggo proprio la tv», sono insomma - è il senso - uno di quei 200 mila italiani che hanno optato per la dieta a-mediatica. «Ma poi - conclude Mafalda - tu senti in sottofondo la sigla del Tg».
A fine giornata le visite di Mafalda, sono state sedici. Gli abbonamenti recuperati alla causa di mamma Rai sono stati dodici. Ottimo lavoro. E forse un solo contenzioso avviato, se mai il prepotente passerà alle vie di fatto.