Roberto Rotondo, Corriere della Sera 17/10/09, 17 ottobre 2009
Abusa della figlia per anni, poi della nipote - Ventiquattro anni a subire in silenzio. Suo padre pretendeva da lei rapporti sessuali e ogni volta era la stessa minaccia: «Se dici qualcosa dirò a tutti che sei stata tu a provocarmi»
Abusa della figlia per anni, poi della nipote - Ventiquattro anni a subire in silenzio. Suo padre pretendeva da lei rapporti sessuali e ogni volta era la stessa minaccia: «Se dici qualcosa dirò a tutti che sei stata tu a provocarmi». Così lei ha tenuto il segreto. cresciuta (oggi ha 32 anni), si è sposata, ha avuto una bambina. E quando ha intuito che suo padre aveva puntato gli occhi sulla piccola ha stretto con lui un patto assurdo: il senso era «prendi me, lascia stare lei». Finché un giorno di tre mesi fa la bimba, 7 anni, non le ha fatto quella domanda: «Mamma, dalle analisi del sangue si capisce se sono incinta?». Impossibile non fare collegamenti. La donna ha capito tutto e, finalmente ha giurato a se stessa che quello schifo sarebbe finito, che la sua piccola non avrebbe subito le sue stesse violenze. Ha deciso di raccontare tutto alla polizia. Sono state settimane di testimonianze: gli agenti hanno ascoltato la bambina (in audizione protetta) e hanno chiamato a testimoniare anche il figlio dell’«orco». Alla fine tutto tornava: l’uomo, oggi sessantenne, era davvero il responsabile di anni di orrore fra le mura domestiche. I familiari lo hanno cacciato via e lui ha trovato casa in Svizzera. Fino a tre giorni fa quando la Squadra mobile di Varese lo ha arrestato appena ha passato il confine con l’Italia. Lui è un italiano e di mestiere fa l’operaio in un’azienda tessile vicino a Varese. Agli inquirenti ha detto «non ho fatto niente a mia figlia. Lei ci stava». Per gli abusi sulla bambina, invece, ha ammesso cercando di sminuire tutto. La bambina avrebbe subito le sue attenzioni morbose una volta in un garage, altre volte nella camera da letto del nonno. Cacciato dalla moglie (che sembra non si sia accorta di nulla) l’uomo era andato a vivere in Svizzera dall’anziana madre. Suo figlio l’ha fatto rientrare in Italia con un pretesto e così è scattata la trappola della polizia che lo aspettava con un provvedimento di fermo firmato dal pm Massimo Politi. Il giudice delle indagini preliminari Giuseppe Fazio non ha convalidato quel fermo ma ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare, motivata con il pericolo di reiterazione del reato. Sono state le domande improvvise e strane della piccola, dunque, a sbloccare tutto. La bambina chiedeva di continuo informazioni sulle donne e sulle gravidanze. Poi ha cominciato a non mangiare. La madre l’ha portata da un medico e non c’è voluto molto ad scoprire cos’era successo. «Il nonno mi ha detto che se avessi parlato non mi avrebbe voluto più bene» ha raccontato lei prima a sua madre, poi agli psicologi. A completare il quadro del padre-padrone-violentatore è stato lo zio della piccola, fratello della donna abusata per 24 anni. stato lui a offrire agli inquirenti la chiave di lettura di tutta la vicenda: fin da quando erano bambini, aveva visto il padre rivolgere attenzioni particolari alla sorella, ha spiegato il ragazzo agli investigatori. «Mi ero insospettito perché vedevo mia sorella entrare in camera da letto con mio padre. Un giorno ho deciso di nascondermi sotto il lettone ho scoperto cosa succedeva». Dai successivi interrogatori è emerso che i rapporti tra l’operaio arrestato e la figlia, sono continuati fino a pochi anni fa, anche due o tre volte al mese. La donna aveva chiesto al padre solo una cosa: «Non fare alla bambina quello che hai fatto a me». A modo suo era un tentativo di protezione verso sua figlia. Una resa verso se stessa.