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 2009  ottobre 16 Venerdì calendario

MICHELE FA IL PIENO DI ASCOLTI ANCHE QUANDO MANDA LA PUBBLICITA’


C’è un bell’imbarazzo che, in questi giorni d’audience infausto per la Rai, serpeggia nei corridoi della Sipra, la concessionaria pubblicitaria del servizio pubblico. Santoro e la sua truppa, oggi, sono più difficili da gestire del solito. Santoro, nel male e nel bene porta casini. Soprattutto nel senso dei numeri.

Il programma del tribuno – nessuno l’hai mai messo in discussione - si autopaga, e va bene. Ma lo share medio attuale è del 23%, come una fiction o una partita decisiva di campionato: cifra insospettabile per un talk show politico la cui media d’ascolto, solo nell’estate scorsa, era stata calcolata, al massimo tra il 16% e il 18% (proiezione, comunque, già impegnativa). Ed era su questa cifra che, quindi, Annozero era stato ”venduto” agli ignari investitori. I quali oggi pagano i tre blocchi pubblicitari inseriti nella trasmissione all’incirca, rispettivamente, 30mila, 66mila e 59mila euro. Ogni 30 secondi di pubblicità, occhio. Un bel po’ di dindi. Il problema è che se avessero previsto prima la mostruosa crescita degli ascolti di oggi, quelli della Sipra avrebbero alzato il prezzo di almeno un 20%; e i suddetti spazi potevano delicatamente posarsi sul mercato a non meno di 80mila euro. L’uno. Lucro cessante, si direbbe in gergo tecnico. Jella maledetta, si ribadisce a viale Mazzini.

Ma la vera beffa è che ogni ”nero”, ogni break pubblicitario inserito in Annozero, finora sta registrando la media del 16, 5%; cioè ogni spot tra una santorata e l’altra viene visto da 4,4 milioni di persone. Se si tiene conto che gli ultimi Annozero hanno circa 6,8 milioni di spettatori, ciò significa che per Santoro - ma talora avviene anche con Floris - in prima serata non si verifica affatto la perdita fisiologica dal 20% al 35% di spettatori che, tra uno spot e l’altro, si buttano sullo zapping. Il grado ”attentivo” di Michele sballa le statistiche. «Perché, paradossalmente, Santoro ha una sua struttura narrativa. Santoro ”racconta” e affabula il pubblico che tende a non perderne il filo del discorso, anche solo per incavolarsi e mandarlo in malora...», lasciano trapelare i tecnici in Sipra. E questo avvantaggia la pubblicità. Si tenga conto che i break, a quell’ora su Raidue fanno circa 1,9 milioni; e che dell’intera rete, a parte Santoro, a livello d’aspettative pubblicitarie, si salva solo il Tg2 di Orfeo.

E va bene. Però la scoperta più inquietante è un’altra. Da ricerche interne, diciamo poco conosciute per non dire segrete della Rai, si scopre che l’ «ascolto di Annozero è un ascolto qualificato. Altamente qualificato. Il 25% sono impiegati, e il 32% è, addirittura, uno zoccolo duro di professionisti ricchi», confida un alto dirigente. «E, in genere, i suoi telespettatori sono di cultura medio-alta, con un buon portafoglio. E, soprattutto è una leggenda che siano tutti di sinistra; anzi, per paradosso chi attende di più la puntata di Annozero è di centrodestra, o è un deluso dal centrodestra». In pratica, cioè, non solo anche i ricchi, i big spender quelli con ”alto potere d’acquisto” santoreggiano, quindi col cavolo che c’entrano la piazza, gli operai e il potere al popolo. E quindi ecco spiegato il motivo dell’inserimento di spot ”pregiati” come auto, orologi, novità tecnologiche. Non solo, dunque santoreggiano i ricchi; ma anche santoreggiano i ricchi di centrodestra. Sono anzi proprio questi ultimi ad ”eventizzare” il programma («Vediamo le fesserie che spara il comunista, oggi...»), pompandogli attorno un’attesa spasmodica che - sempre secondo la ricerca di cui sopra - non porterebbe ansia. Semmai costruirebbe un «meccanismo psicologico che tende alla catarsi nell’attaccare Santoro»; il quale Santoro proprio per alimentare questo meccanismo continua a premere sull’acceleratore della faziosità. E la dimostrazione pratica di tali attestazioni è stata non tanto la puntata-record con la D’Addario, ma quella sulla mafia, roba complicatissima da seguire e con argomenti non facilmente digeribili da tutti; eppure la puntata con Ciancimino in studio è rimasta perfettamente in media ascolti. Certo, stando così le cose è acclarato che Santoro non sposti un voto.

Ma oggi il problema è che con una Raiuno traballante a causa di un direttore volenteroso ma che ancora non ha preso le misure; con una Raidue che è quello che è specie al pomeriggio; e con soltanto una Raitre rodatissima a tenere la concorrenza; con tutto questo, insomma, Santoro appare blindato in un fortino. A meno che non decida egli stesso di mollare. Dedicandosi, chessò, al suo vecchio pallino: la produzione di documentari storici. Così, per dire…