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 2009  ottobre 16 Venerdì calendario

TLCOM, I SUICIDI NON SI FERMANO

ormai un bollettino di guerra aziendale, il disagio sul lavoro che si fa patologia generalizzata allungando la catena dei morti. A France Télécom ieri c’è stato un altro suicidio, il 25?in venti mesi. Un ingegnere di 48 anni si è impiccato a casa sua a Lannion, in Bretagna. Lavorava allo stesso centro di ricerca e sviluppo dove, alla fine di agosto, si era tolto la vita un altro collega. Sposato, con tre figli, il tecnico era da un mese a casa in malattia, sotto l’osservazione di un medico del lavoro.
L’azienda ha fatto sapere che il suo presidente Didier Lombard, «profondamente toccato» per l’accaduto, si è recato immediatamente sul luogo della tragedia. Lo stesso aveva fatto - era la prima volta - in occasione del 24?suicidio, quello in cui Jean-Paul, 51 anni, addetto alla manutenzione trasferito in un call center, si era gettato da un viadotto autostradale in Alta Savoia.
Stéphane Richard, nuovo numero due del gruppo, ha parlato di «una terribile notizia, che temevo» e di una lettera nella quale l’ingegnere ha spiegato alla moglie di essere rimasto «molto deluso» per la mancata assegnazione di un posto al quale si era candidato. Anche le motivazioni di Jean- Paul furono subito evidenti: lasciò in macchina una lettera nella quale deprecava «il clima insostenibile» nel nuovo ufficio.
I sindacati di France Télécom hanno rivolto un appello ai dipendenti affinché, in occasione del prossimo round negoziale del 20 ottobre sullo stress da lavoro, facciano sentire la propria voce riunendosi in assemblee generali: «Il personale è sempre in pericolo e la situazione resta intollerabile e inaccettabile», hanno detto in un comunicato congiunto.
Tre giorni fa, il 13 ottobre, un’altra tragedia era stata sfiorata e un dipendente di France Télécom a Marsiglia era stato salvato all’ultimo momento dai pompieri mentre tentava di impiccarsi. Anch’egli in malattia da diverse settimane, aveva preannunciato il gesto alla famiglia e ai colleghi attraverso messaggi al telefonino. Negli sms non faceva riferimento diretto alle condizioni di lavoro ma, secondo le prime indicazioni dell’inchiesta, sarebbe rimasto profondamente scioccato dal suicidio di un altro dipendente di France Télécom, sempre a Marsiglia.
In una simile atmosfera il dialogo tra direzione e rappresentanti dei lavoratori è tutt’altro che facile. L’altroieri il sindacato ha sbattuto la porta durante una riunione del comitato d’impresa, il consiglio di fabbrica, poiché l’azienda secondo loro premeva per introdurre nuove misure di controllo definite "poliziesche", mentre la Cgc - sigla che rappresenta quadri, tecnici e ingegneri - sempre lo stesso giorno ha abbandonato il round negoziale sullo stress da lavoro. Il suicidio di ieri fa nuovamente salire la pressione nei confronti del top management di France Télécom e in particolare di Didier Lombard. Nei giorni scorsi si era dimesso il numero due del gruppo LouisPierre Wenes, sostituito dal successore designato di Lombard, Stéphane Richard. Quest’ultimo, secondo i piani originari del ministero delle Finanze (lo stato è azionista al 26,7%), dovrebbe prendere le redini del gruppo telefonico alla scadenza del mandato dell’attuale presidente, nei primi mesi del 2011, ma sono in molti a ritenere che l’avvicendamento possa avvenire in tempi più brevi. Lo stesso Richard, in visita mercoledì all’unità di intervento tecnico a Rennes, aveva ammesso che l’azienda «è forse andata un po’ troppo lontano predisponendo tutta una serie di meccanismi di controllo dei dipendenti». Ciò che ha colpito maggiormente il nuovo numero due di France Télécom è che quasi tutto il personale lamenta «la perdita completa di autonomia».
Il ministro del Lavoro, Xavier Darcos, ha sollecitato le parti sociali a intensificare il dialogo per trovare un accordo sulla nuova organizzazione nel più breve tempo possibile. Lombard, che nei giorni scorsi ha ammesso di aver sottovalutato l’impatto che la profonda riorganizzazione di France Télécom negli ultimi anni ha avuto sui dipendenti, ha detto ieri di voler «uscire da questa spirale infernale ». Purtroppo i negoziati per riscrivere il contratto sociale sono diventati una corsa contro il tempo e la morte.