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 2009  ottobre 16 Venerdì calendario

VA ALL’ASTA IL PICCOLO MONDO DI CASA CEDERNA


MILANO
Non sarà un´asta epocale, come quella degli arredi dell´appartamento parigino di Saint Laurent, quando una pazza poltrona di Eileen Gray fu battuta da Christie´s per 21,990 milioni di euro e un Mondrian per 21,569 milioni. Eppure il 20, 21, 22 ottobre, nella milanese casa d´aste il Ponte, verranno dispersi gli ultimi ricordi di una grande famiglia di quella borghesia democratica, colta, impegnata, spregiudicata, che per decenni aveva dominato una città di tradizione socialista e liberale, con un modo di vivere nobile, semplice e appartato, che non ha retto agli anni ”80 della Milano da bere, e che oggi negli esibizionismi e arrembaggi delle grandi e diffuse dubbie ricchezze, pare del tutto scomparso, vinto. Del resto basta vedere cosa verrà messo all´incanto, e si immagina che il pubblico che si contenderà i lotti, lo farà soprattutto in memoria di quella famiglia, di quella borghesia laica e generosa, di quella eleganza del vivere, di quel privilegio di decoro e onestà di cui si sono perse quasi del tutto le tracce.
Nulla è massimamente prezioso o raro, tutto è segno di un gusto per l´accumulo di cose graziose, gentili, di scorribande tra rigattieri, di oggetti ricordo: quadretti di cani a piccolo punto, salottini Luigi Filippo, cestini di vimini con frutta finta, litografie d´Epinal di santi e vergini, poggiapiedi sempre nell´invasivo piccolo punto, ricamo che in passato era lo svago nervoso delle signore dimenticate dagli amanti, strapuntini e cuscini colorati, scialli andalusi, ex voto, giocattoli di latta; un disegno a china e acquerello di De Pisis, raffigurante naturalmente un ragazzo, due quadri di Leonardo Borgese. 254 lotti, basi d´asta dei più modesti, a partire da 80 euro, una gran quantità a 150, pochi pezzi oltre 4000. «Il mio mondo», diceva la padrona di casa, Luisa Valerio Cederna, «L´Ottocento più sdato, quello dei curati e delle perpetue, delle servette, degli ufficiali, delle opaline, delle ciliegie nelle alzate di vetro». Oggetti smunti, così ad uno ad uno, anche malinconici, del tutto inattuali, che oggi getterebbero nel panico qualsiasi arredatore vetro-acciaio-plastica. Eppure c´è chi, come lo scrittore Umberto Pazzi, ricorda quale paradiso di quiete e grazia, tutti insieme, creavano nella villa di Lisanza, una vecchia casa colonica su lago Maggiore, restaurata con l´aiuto dell´amico Renzo Mongiardino, una villa di pietra quasi imprigionata da cascate di rose antiche, col rustico giardino fiammeggiante di dalie, di zinnie, di peonie.
Luisa, e le sorelle maggiori Maria Sofia e Camilla e l´amatissimo fratellino Antonio, avevano una madre straordinaria, Ersilia Cederna Gabba, dei fratelli Gabba. Maria Sofia aveva sposato il critico d´arte Borgese, Luisa aveva scelto Giulio Valerio, di una grande famiglia milanese, Antonio era diventato uno dei più appassionati difensori del paesaggio italiano che si andava deturpando dalla speculazione edilizia. Poi c´era Camilla, Camilla Cederna, la grande giornalista, la fuoruscita dal suo ambiente altoborghese, dai salotti del potere, per gettarsi con la massima passione nelle trame oscure di quegli anni alla ricerca delle verità occultate. Nessuno ha saputo raccontare la Milano di quegli anni, quella delle bombe e dei salotti, come lei, in pochi glielo hanno perdonato. Nella raccolta di suoi indimenticabili articoli, Quando si ha ragione (L´Ancora del Mediterraneo, 2002) curata con amore e nostalgia da Goffredo Fofi, lui ricorda che Camilla «aveva la sbalorditiva e rarissima capacità di non rinunciare mai a un giudizio e a una morale, ma anche di non cedere mai alla volgarità e alla denigrazione o alla banale "presa in giro" dell´altro».
E chiude il volume con la lettera scritta dalla Cederna a Montanelli nell´aprile 1972, di grande attualità: «Ho capito da sola in questi anni come è scomodo essere in una minoranza specialmente quando si ha ragione, quando si è d´estrazione borghese e si è donne. E´ questo il fatto che deve aver seccato te e tanti altri…. L´importante è combattere una battaglia giusta e non avere la stima dei soliti benpensanti. Insomma non è mai tardi per fare la sentinella; vivere non vuol dire sopravvivere». Camilla Cederna è morta nel 1997, e la sua città, che intesta strade più o meno a chiunque, si è sempre rifiutata di dedicarne una a lei, la riprovevole. Continuano a punirla, ignorandola, ed è per questo che l´asta dei curiosi oggetti che circondarono la vita dell´amata sorella Luisa, e in parte la sua, servirà a ricordare anche lei, la Camilla.