Fabio Poletti, La stampa 16/10/2009, 16 ottobre 2009
NOZZE MISTE SEMPRE PIU’ FRAGILI
Troppo facile dire «I love you», «te quero», «ich liebe dich». Capaci tutte di dire «ana behebak» al bel mediorientale. O «ana behebik» se è la «lei» ad essere nata in un Paese di lingua araba. Ma le parole che più ricorrono nel dizionario amoroso degli ultimi anni tra le coppie miste, sono «separazione» e «divorzio». Declinate in tutte le lingue del mondo, secondo l’Istat che ha frugato tra le lenzuola oramai fredde delle coppie che in Italia si formano e poi si sfasciano con la stessa leggerezza. I dati saranno presentati oggi a Napoli al convegno «La famiglie senza frontiere», organizzato dal Centro per la Riforma del Diritto di Famiglia di Milano. Quello che sta succedendo tra gli ex innamorati multilingua lo fotografa la presidente, Anna Galizia Danovi: «Il dissenso famigliare sta assumendo toni sempre più esasperati. Le coppie italiane prima e durante il matrimonio si confrontano poco. Per le coppie miste è pure peggio. Ci sono differenze di cultura, di lingua, di religione e di costume».
I trend sono in crescita esponenziale. Tra marito e moglie con lo stesso passaporto e pure tra coniugi che vengono da Paesi diversi, il matrimonio fa cilecca ad una velocità impressionante. Nel 2007 in Italia ci sono stati un quarto di milione di matrimoni. Un decimo, quello di coppie miste, secondo la classifica dei primi 15 Paesi di cittadinanza. Romania al primo posto, poi Ucraina, Brasile, Polonia, Russia, Moldova, Albania, Marocco e a seguire tutti gli altri. Nel 2007 ci sono stati oltre 50 mila divorzi e più di 80 mila separazioni, con un incremento tra l’1 e poco più del 2%. Il 10% sono di coppie miste. Tra le coppie miste separazioni e divorzi sono aumentati in sette anni di oltre il 70%. In sette casi su dieci è un italiano a separarsi da una donna straniera.
«La vicenda diventa deflagrante quando in mezzo ci sono i bambini. Tra le coppie miste le separazioni giudiziarie in presenza di minori sono altissime. Il problema diventa ancora più complicato quando ci si trova davanti a culture o legislazioni non omogenee con quella italiana», spiega meglio l’avvocato Anna Galizia Danovi. Tipico il caso del genitore uomo e musulmano che in caso di separazione si sente l’unico depositario della educazione dei figli, pretende l’affido spesso in via esclusiva, è pronto a tutto pur di non lasciare i bambini alla moglie italiana magari non convertita.
Anche in altri casi dove la religione non c’entra, l’inferno è sempre quello. Ne sa qualcosa la milanese Marinella Colombo, sposata ad un cittadino tedesco con cui è in lite giudiziaria per l’affidamento dei due bambini della coppia, Leonardo e Niccolò di 6 e 10 anni, nati in Germania. Le autorità tedesche le hanno tolte alla donna italiana sulla base dell’istituto dello Jugendamt, voluto nel 1939 dal fondatore delle SS Heinrich Himmler «a protezione della gioventù, anche in sostituzione delle capacità genitoriali».
Che sia per il Corano o per un istituto nazista o per qualche altra legge nazionale che non sempre contempla la parità tra genitori, le coppie miste si sfasciano. E quando ci sono i figli di mezzo si sfasciano con particolare rumore e con strascichi giudiziari infiniti. «Anche se non hanno una valenza efficace in Italia, bisognerebbe stipulare patti prematrimoniali per definire come dovrebbero comportarsi i coniugi in caso di separazione», consiglia l’avvocato del Centro per la Riforma del diritto di Famiglia. Alla cui porta ultimamente bussano anche i parenti di neosposi freschi di confetti.
«Sono i figli o i nipoti dell’uomo anziano che sempre più spesso decide di sposare la propria badante. I parenti più prossimi chiedono l’interdizione del genitore o del nonno ma non si può. Il matrimonio in questo caso è destinato comunque a naufragare velocemente».