Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  ottobre 16 Venerdì calendario

LA MARCIA CONTRO ZAPATERO


Dal Vaticano sono arrivati inviti alla sobrietà e alla misura, oltre che l´incitamento implicito nella recentissima beatificazione di tre santi monaci, guaritori di neonati affetti da mali incurabili e facilitatori di gravidanze scientificamente impossibili (per mezzo della preghiera, beninteso). Ma quando si consegna alla piazza un argomento delicatissimo come l´aborto, è inevitabile che i toni sommessi appropriati a discuterne siano sopraffatti dai clamori della mischia politica.
E infatti la manifestazione di domani a Madrid sarà soprattutto il raduno identitario di una destra cattolica che non riesce più a definirsi se non nei termini di quel che non è, e dunque ha un bisogno assoluto del nemico (Zapatero, i "rossi", i "laicisti", tutti "nemici della vita"). Nei numeri sarà un successo, questo è sicuro. La capitale invasa da uno o due milioni di spagnoli, promettono gli organizzatori. La più grande dimostrazione contro l´aborto mai avvenuta in Europa, anzi nel mondo, proclamerà l´indomani la stampa amica.
La riprova visiva che la mobilitazione delle parrocchie e il lavorio della destra simpatetica in sei mesi sono riusciti a spostare una quota di opinione pubblica, quel tanto che basta perché nell´ultimo sondaggio diventino maggioranza gli spagnoli contrari alla nuova legge sull´interruzione della gravidanza proposta dal governo socialista. Ma se un raduno così grandioso vuole essere anche il segnale della riscossa cattolica in Spagna e in Europa - così come confida il Vaticano, per nulla estraneo all´iniziativa - allora quelle attese sono eccessive.
Infatti la grande maggioranza degli spagnoli non intende rinunciare alla legge sull´interruzione della gravidanza attualmente in vigore. scettica sulla riforma progettata dal governo perché permette alle minorenni sopra i 16 anni di abortire senza il consenso dei genitori. Ma questa ed altre modifiche non cambieranno la sostanza delle cose.

Domani la grande manifestazione di Madrid Due milioni in piazza per dire no all´aborto E alla norma che consente alle sedicenni di interrompere la gravidanza senza il consenso dei genitori. Sotto accusa il premier. E così la destra torna ad attaccare la laicità dello Stato
Una grande folla sfilerà per le vie della capitale Grazie al lavoro delle parrocchie
Dal Vaticano sono arrivati ai partecipanti inviti alla sobrietà e alla misura
In prima fila ci sarà anche l´ex leader Aznar, da sempre contrario a questa riforma
Nel Partito popolare la fronda contro il segretario Rajoy giudicato troppo moderato
L´attacco feroce ai socialisti da parte del vescovo di Huesca: " una legge criminale"

ogni anno in Spagna si praticano legalmente centomila aborti, oggi come alla fine della scorsa decade, quando la destra di Aznar governava con la maggioranza assoluta e perciò era nelle condizioni di mettere al bando quelle pratiche mediche, se solo avesse voluto.
Eppure Aznar domani sarà in piazza, e con lui tutta la sua corrente, una destra opportunista, all´occasione clericale, che vorrebbe riprendersi il Partido popular detronizzando l´attuale segretario, il moderato Mariano Rajoy.
Quest´ultimo diserterà la manifestazione con il pretesto di "non politicizzarla". Insieme agli aznaristi sfileranno migliaia di ragazze che si sorprenderebbero se sapessero che la loro morale sessuale spartisce poco con i precetti millenari della Chiesa, e assai più con le audacie di quelle anarchiche che ottant´anni fa inventarono il femminismo nel palazzo della Gran Via dove si riunivano le Mujeres Libres, le «Donne libere». Infatti quelle ragazze usano i contraccettivi, hanno rapporti prematrimoniali, divorziano se non ne possono più del marito, e fin quando Zapatero non ha messo mano alla questione, parevano convivere serenamente con quanto oggi alcuni vescovi chiamano «Olocausto», «sterminio», «infanticidio di massa», insomma le interruzioni della gravidanza. Non lo avvertivano come uno scandalo. Se era una strage, non se ne accorgevano.
Forse soltanto i Paesi cattolici riescono ad essere ipocriti in modo così convincente. Nello spettacolo in allestimento, ciascun protagonista adatta la propria maschera alle convenienze. Nel programma con cui i socialisti hanno vinto le ultime elezioni, la riforma dell´aborto non era citata; e interpellato a riguardo alla vigilia del voto, Zapatero aveva negato di progettare un intervento legislativo. Ma se in quel momento gli occorreva mostrarsi moderato all´elettorato moderato, un anno dopo altre esigenze politiche gli chiedevano di atteggiarsi a radicale.
Doveva risucchiare voti alla sinistra rosso-verde (incombevano le europee) e soprattutto evitare che le fasce sociali più colpite dalla crisi insorgessero contro il governo socialista. Per tutto questo, gli occorreva che si materializzasse all´orizzonte un nemico comune, minaccioso e aggressivo.
Nel ruolo è perfetta quella parte della Chiesa non riesce a nascondere un certo rimpianto non tanto per la dittatura di Franco, quanto per il ruolo e per il prestigio di cui le tonache godevano in quella Spagna disciplinata e ubbidiente. Questo clero belligerante detesta i «rossi» con un trasporto sorprendente in pastori di anime. E provocato, non rinuncia mai ad uno scontro in cui possa dare libero corso sia ad un astio inconfessabile in quella intensità, sia ad una travolgente ansia di protagonismo.
Così, all´inizio di quest´anno, Zapatero scopre l´esistenza di «una domanda sociale»: gli spagnoli vogliono una nuova legge sull´aborto. Il premier ha motivato nello stesso modo ognuna delle sue scorribande oltre le mura diroccate della morale tradizionale: c´era sempre una «domanda sociale», in genere mai quantificata. Ma il clero belligerante non è meno insincero quando sostiene che la Spagna rigetta le riforme laiche. Stando ad un sondaggio recente le questioni che più preoccupano l´opinione pubblica sono, nell´ordine: disoccupazione, problemi economici, terrorismo, immigrazione, mancanza di sicurezza, qualità della classe politica, indipendentismo catalano, guerre, razzismo, nazionalismi etnici, corruzione. Matrimoni gay, riforma dell´aborto, l´espulsione del crocefisso dalle scuole, insomma l´offensiva «laicista» attribuita a Zapatero, nulla di tutto questo suscita particolare inquietudine nella maggioranza degli spagnoli. Se ne potrebbe concludere che la religione cattolica ha perso rilevanza.
Oppure che in Spagna distanze siderali ormai dividano i cattolici e il loro clero, i precetti e i comportamenti, i valori professati e le scelte concrete di ciascun fedele.
In apparenza la manifestazione di Madrid aiuterà a ridurre quelle distanze.
Molti vescovi ne sono stati promotori e ne hanno difeso le motivazioni sui giornali, spesso con i toni sanguigni che gli organizzatori, un cartello di formazioni cattoliche, invece hanno cura di evitare. I quotidiani della destra che ospitano le prose di quei prelati spesso le corredano con le foto degli autori, nei cui volti incongruamente ilari non v´è alcuna traccia dell´angoscia dichiarata. La riforma progettata dal governo viene in genere definita «criminale». Comporterà «un infanticidio suicida», afferma il vescovo di Huesca. E monsignor Munilla: mi sentirei più sicuro in una nazione governata da un gangster che da qualcuno che «consideri un diritto ammazzare una creatura nel seno materno». Quel qualcuno peggiore di un gangster ovviamente è Zapatero. Poche pagine più avanti lo stesso quotidiano pubblica colonne di annunci erotici.
L´arcivescovo castrense promette che alla manifestazione verranno anche non credenti («alcuni di loro me lo hanno detto»). Difficile immaginare che una discussione sull´aborto a questi livelli possa interessare tanto i non pochi atei che in argomento hanno più dubbi che certezze, quanto gli elettori socialisti che si dichiarano cattolici praticanti (in percentuale doppia di quelli che si dichiarano agnostici). Se questo è vero, allora il successo di Madrid sarà per la Chiesa una vittoria inutile. Forse convincerà il governo ad apportare ritocchi alla sua legge. Ma non convincerà la Spagna a mettere in discussione l´aborto. In piccola misura potrebbe aiutare Aznar e nuocere a Rajoy e ai liberali del Partido popular. Certo non spaventerà Zapatero. Anzi.
Il premier ha sempre tratto beneficio dal riflesso identitario che percorre la sinistra spagnola ogni volta che egli si scontra con la Chiesa.
Uno o due milioni di spagnoli che scendono in piazza contro il governo e ne chiedono le dimissioni sono un incubo per il premier socailista solo se i dimostranti sono operai, pensionati e disoccupati, le categorie più colpite da una crisi economica che in Spagna morde più che altrove in Europa. Ma se sono preti e destra cattolica, tanto di guadagnato.