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 2009  ottobre 16 Venerdì calendario

Il governo si muove sul Sud. Ieri il Consiglio dei Ministri ha ap­provato il disegno di legge che istituisce la Banca del Mezzogior­no (ora dovrà approvarlo il Par­lamento)

Il governo si muove sul Sud. Ieri il Consiglio dei Ministri ha ap­provato il disegno di legge che istituisce la Banca del Mezzogior­no (ora dovrà approvarlo il Par­lamento). E poco dopo il mini­stro Matteoli, facendo seguito a una dichiarazione di Berlusconi, ha annunciato che i lavori per la costruzione del Ponte sullo Stret­to partiranno il prossimo 23 di­cembre e si concluderanno nel 2016.

Avevo capito che l’alluvione di Messina aveva praticamente annullato il progetto.
No, questo è quello che avreb­bero voluto, almeno a parole, gli ambientalisti e i partiti del­l’opposizione. Per il resto il go­verno ha gli strumenti per inter­venire, cioè la legge e il primo stanziamento. Come sa, ci sono molte obiezioni: quei soldi ser­viranno soprattutto a finanzia­re la malavita, che senso ha co­struire un’opera come questa se non siamo riusciti neanche a completare la Salerno-Reggio o il sistema ferroviario sicilia­no, i danni alla flora e alla fau­na saranno irreparabili, il ri­schio che il ponte crolli è alto, e se dovesse ripetersi un terremo­to- maremoto come quello del 1908? Il governo risponde che queste preoccupazioni sono in­fondate e che se non si fa mai niente, non cambierà mai nien­te. Che potrebbe essere anche la filosofia della Banca del Mez­zogiorno.

Una banca pubblica?
Quasi. Anche se Tremonti dice che lo Stato si limiterà a com­prare una piccola quota di mi­noranza, lasciando che tutto il resto sia in mano ai privati. Lo Stato però mette delle garanzie e basta questo per far pubblica la banca: se io presto dei soldi a te e so già che, se scappi, sarà lo Stato a rimborsarmi significa che, in realtà, i soldi non te li ho dati io, ma lo Stato.

Questo è un male?
Bella domanda. L’altro giorno Tremonti ha fatto un paragone tra le vecchie Bin e gli attuali colossi Unicredit e Intesa. Le vecchie Bin erano le tre ”Banche di Interesse Naziona­le” (Bin, in sigla), cioè la Comit, il Credito Italiano e la Banca di Roma. Le tre Bin non puntava­no solo al profitto, ma avevano come obiettivo, appunto, l’inte­resse nazionale. Di conseguen­za, se c’era da prestar soldi per qualche causa, per dir così, sen­sibile, non si tiravano indietro. E mai avrebbero giocato con de­rivati, subprime e altre porche­riole. Erano piuttosto corrotte e sottomesse alla politica e alle clientele, ma il nostro ministro le rimpiange perché le mette a confronto con le banche di ades­so, che s’indebitano e si tengo­no stretti i soldi. E che con i deri­vati, i subprime e gli altri fuochi d’artificio non hanno mai smes­so di giocare, anche ai danni della clientela.

La Banca del Mezzogiorno as­somiglierebbe alle vecchie Bin?
Per lo meno come vocazione, stando almeno alle parole dello stesso Tremonti. Il quale dice: «Le banche presenti fanno rac­colta al Sud ma non fanno im­pieghi ». Lo Stato metterà ini­zialmente cinque milioni e usci­rà dall’azionariato dopo cinque anni. I cinque milioni, utili per l’avvio, lo terranno comunque in minoranza. Il resto della par­tecipazione andrà alle 108 ban­che di credito cooperativo (Bcc) diffuse sul territorio con 600 sportelli e alle Poste che metteranno a disposizione i lo­ro 4000 uffici. Per finanziarsi, l’Istituto emetterà poi i «bond per il Sud», a cui già nel dise­gno di legge il governo riserva una tassazione agevolata: il 5% appena di aliquota invece del solito 12,5 che paghiamo sui Bot. Questo dovrebbe permette­re un rendimento più alto e in­coraggiare l’afflusso di capitale familiare. L’azionariato sarà in­fine aperto a tutti gli imprendi­tori. La relazione che accompa­gna il disegno di legge spiega che con questo assetto iniziale si immetteranno nelle piccole e medie imprese del Sud 6,75 mi­liardi di euro l’anno. Il ministro ha spiegato che il target a cui si rivolgerà la banca è quello dei piccoli e dei piccolissimi, qual­cuno che vuole aprire una pizze­ria, qualcun altro che vuole am­pliare l’albergo, il Comune che progetta di aprire un centro congressi. Tremonti: «Per il Sud è fondamentale che sul ter­ritorio ci siano assistenza e fi­nanziamento all’impresa nella logica del piccolo e medio credi­to. quello che ha fatto la fortu­na del Nord, a partire dal Vene­to. I grandi numeri si fanno con i piccoli numeri».

Sono tutti d’accordo?
C’è molta opposizione. Certi po­litici meridionali temono di per­dere l’iniziativa e fanno la fron­da per occupare in tempo posi­zioni di forza. Le grandi banche mugugnano, perché scende in campo un concorrente privile­giato. Economisti di area berlu­sconiana s’aspettano un ritorno in forza di logiche spartitorie e di piccole, ma diffusissime, cor­ruzioni. Forse anche Berlusco­ni è infastidito, per via dell’atti­vismo del suo ministro. Per ora Tremonti ha risposto a tutti con una battuta assai sottile: «In questa banca non si parlerà in­glese». [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 16/10/2009]