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 2009  ottobre 16 Venerdì calendario

ADESSO IL MOMENTO DEI TREM-BOND

Più credito a condizioni migliori per il Sud: è questa la scommessa della Banca del Mezzogiorno che nascerà come banca di secondo livello senza sportelli propri, posseduta prevalentemente da banche private sul territorio e promossa da uno Stato temporaneo azionista di minoranza. Per centrare l’obiettivo di finanziare investimenti, infrastrutture e Pmi nel Sud a tassi più competitivi e con maggiore liquidità, senza contare sull’atout di un azionista di maggioranza pubblico e stabile (Bruxelles lo impedirebbe), questa speciale Banca sarà vicina al territorio e dotata di tre strumenti speciali: l’emissione di bond di scopo fino a 6,75 miliardi - forse battezzati Trem-bond cioè «Titoli di risparmio emessi per il Mezzogiorno » - con tassazione agevolata per il risparmiatore, obbligazioni assistite da garanzia dello Stato per le infrastrutture e la possibilità di acquistare mutui erogati dalle banche azioniste, contando su una parziale garanzia, inedita, del Fondo per le Pmi.
 questo il meccanismo che non ha precedenti, delineato nel disegno di legge approvato ieri dal Consiglio dei ministri: una formula innovativa ma proprio per questo attenta ai vincoli del Trattato istitutivo dell’Ue sugli aiuti di Stato e dalla Banca d’Italia in fatto di Testo unico bancario. Per incassare il disco verde di Bruxelles,l’agevolazione fiscale sulle obbligazioni (aliquota al 5% e non al 12,5%) non è stata concessa né alle imprese né alle banche ma al sottoscrittore privato dei Sud-bond e con numerosi pa-letti: durata oltre i 18 mesi, importo fino a 100mila euro per ciascun sottoscrittore che dovrà detenerli per almeno 12 mesi evitando la speculazione. E poi tutte le banche potranno emettere questi bond per il Sud: il Tesoro ne stima 6,75 miliardi l’anno (il 50% circa dei finanziamenti al Sud).
Le obbligazioni emesse dalla Banca del Mezzogiorno per finanziare le infrastrutture dovranno avere scadenza minima di tre anni. La garanzia dello Stato su questi bond avrà un costo per l’emittente, sarà disponibile solo per due anni, dal momento in cui la Banca sarà in grado di emettere questi titoli (che avranno un importo massimo).
Il comitato promotore della Banca del Mezzogiorno, stando a fonti vicine al ministero dell’Economia, è volutamente "snello" (15 membri di cui 5 banche) e sarà operativo, composto prevalentemente da esperti del settore bancario e del credito alle imprese. Il ruolo di questo comitato è importante perché seleziona i soci fondatori privati, stabilisce la governance: la gamma delle possibilità è ampia, stando al Ddl, con azionisti potenziali tra tutte le banche operanti nel Mezzogiorno, imprenditori, associazioni di imprenditori, società a partecipazione pubblica ( Poste? Cassa depositi e prestiti?). L’idea di base resta quella di attrarre soprattutto le banche di credito cooperativo nel Mezzogiorno, esistenti e nuove aiutate sul nascere da uno strumento di patrimonializzazione innovativo proposto nel disegno di legge. La Banca del Mezzogiorno non avrà sportelli e dunque è previsto nel Ddl anche il ricorso a convenzioni ad hoc con Poste ita-liane, per usufruire dei suoi sportelli. Ma non sarà con la collaborazione con questa Banca che Poste diventerà banca: non ha licenza bancaria e non sarà richiesta per il ruolo nel Sud.
Il comitato avrà tempi stretti: dall’entrata in vigore della legge, entro tre mesi dovrà presentare una relazione al ministro dell’Economia sullo «stato di avanzamento del progetto». Se il lavoro svolto fino a quel punto avrà deragliato dai binari prefissati da Tremonti, il Mef in qualità di socio fondatore potrà tirarsi fuori e mandare il progetto a gambe all’aria.Lo Stato entra nell’operazione in punta di piedi, come socio fondatore con una micro-quota di minoranza (5 milioni), ed entro cinque anni esce dalla Banca mantenendo una sola azione: il progetto andrà avanti sia creando una piccola banca di consulenza, sia una grande banca per erogare credito a buone condizioni. Ma il "carrozzone", di Stato o privato, sarà cestinato sul nascere.