Claudio Colombo, Corriere della sera 16/10/2009, 16 ottobre 2009
Pugni, risse e colpi di fucile La vita spericolata di Ketchel- Stanislaw Kiecal, conosciuto come Stanley Ketchel, soprannominato «The Michigan Assassin», è stato un grande pugile statunitense
Pugni, risse e colpi di fucile La vita spericolata di Ketchel- Stanislaw Kiecal, conosciuto come Stanley Ketchel, soprannominato «The Michigan Assassin», è stato un grande pugile statunitense. Tra i più grandi: per Nat Fleischer, storico direttore di Ring Magazine , addirittura il miglior peso medio di sempre, più di Robinson, Monzon e Hagler. Nato a Grand Rapids da genitori polacchi, Ketchel morì nel 1910, a soli 24 anni, ammazzato da un tizio a colpi di carabina dopo un banale alterco. La sua fine improvvisa gettò nello sgomento amici e soprattutto amiche: una, disperata, tentò di suicidarsi per il dolore; un’altra, fece pubblicare per ventidue anni di fila una piccola dedica nei necrologi del San Francisco Chronicle . Ketchel non era quel che si dice uno stinco di santo, ma ciò non toglie che sia stato davvero un grande pugile: picchiatore di potenza straordinaria, incrudelito da una vita piena di tragedie e di disgrazie, diventò campione mondiale dei pesi medi nel 1908. Non solo: come accadeva in quei tempi di boxe selvaggia, quando le regole erano poche e confuse, combattè anche per il titolo dei massimi: mandò al tappeto Jack Johnson, 12 centimetri più alto e 17 chili più pesante, ma poi cedette alla distanza e fu sconfitto. La storia di Ketchel è ora un libro, «E chiamavano me assassino »: l’autore - Dario Torromeo, giornalista del Corriere dello Sport , cultore di pugilato e delle vicende umane ad esso legate - , ha scavato nella storia e nell’anima di un’esistenza segnata dalle cattiverie del destino. A differenza di tante altre storie di cadute e resurrezioni che la boxe ci ha regalato (ne potrete leggere qualcuna in un’appendice del volume), questa non ha lieto fine. Il merito di Torromeo è duplice: uno, ci fa conoscere, con il bell’artificio del racconto in prima persona, un pugile eccellente seppur non famosissimo al grande pubblico; due, lo fa con una scrittura stringente e stringata, tra suggestioni londoniane, passione per il dettaglio e amore infinito per la materia trattata.