Ugo Bertone, il Riformista 16/10/2009, 16 ottobre 2009
SENZA LA CGIL PIU’ SOLDI IN BUSTA PAGA
Difficile dar torto a Guglielmo Epifani, segretario della Cgil: «Dividere non è mai un atto responsabile». Queste parole, a commento del contratto dei metalmeccanici che la Fiom non ha voluto nemmeno discutere, cadono poche ore dopo l’annuncio della querela per diffamazione a Raffaele Bonanni. Il segretario della Cisl è accusato di aver parlato di «linguaggio da delinquenza comune» a proposito di un volantino Fiom che riproduceva la sua foto bucherellata come un bersaglio da tiro a segno, sotto lo slogan ”Fermiamoli’.
A distanza di pochi minuti, il segretario della Fiom Fausto Durante ha annunciato che l’organizzazione ricorrerà in tribunale contro il contratto sottoscritto dalle altre organizzazioni sindacali. La Fiom, insomma, ha un debole per la via giudiziaria. Ma non solo. Il ricorso alle toghe non esclude «tutte le iniziative per impedire che questo contratto possa essere applicato». Nulla, in linea di principio, si può escludere per cancellare l’opera di «sindacalisti mediocri che hanno gettato nel fango il prestigio delle loro organizzazioni».
Via giudiziaria
Certe parole si commentano da sole: alla via negoziale la Fiom oppone la via giudiziaria. Alla discussione preferisce l’insulto preventivo, senza mai entrare nel merito dell’accordo. Per una ragione precisa: ciò che urta, e scandalizza di più, la Cgil è la sola prospettiva di un contratto nazionale discusso e sottoscritto in tempi rapidi, senza un’ora di sciopero e che entra in vigore entro i termini, senza dilazioni a danno dei lavoratori. Salta con questo accordo la liturgia del contratto nazionale quale occasione di lotta, all’insegna dell’”unità”, ben s’intende dietro le insegne Fiom, che tanto piace ad Epifani ma che pesa solo sulle tasche dei lavoratori.
A questi ultimi vale la pena di ricordare alcuni risultati raggiunti al tavolo della trattativa: per prima cosa, nonostante la stagione delle vacche magre per la meccanica, viene garantito il diritto al rinnovo del contratto; l’aumento contrattuale, modesto ma non simbolico, scatta già al primo anno, più una scommessa che una compartecipazione agli utili, se si pensa al crollo di utili e commesse dell’ultimo anno; prende corpo il fondo di sostegno al reddito così come viene rafforzato il contributo aziendale per il fondo di previdenza complementare; infine, cosa mai avvenuta quando la liturgia prevedeva più sfilate di bandiere e cortei, si è prestata attenzione alle Pmi, quelle dove non è prevista la contrattazione integrativa.
Buona democrazia
No, non è la distribuzione dei pani e dei pesci che, tra l’altro, non ci sono. E, come ogni cosa di questo mondo, anche questo contratto presta il fianco a più di una critica, vuoi per i limiti (obbligati) dell’offerta economica vuoi per la timidezza ad abbracciare la strada del fondo di sostegno al reddito (in attesa di un sostegno fiscale). Ma non è nemmeno l’elemosina cui fa cenno, con piglio sprezzante, Luigi Cremaschi, già ansioso di lanciare per il prossimo autunno qualche esempio di ”bella lotta” da documentare in qualche reportage tv o per i festival di cultura e controcultura foraggiati dai fondi pubblici. Al contrario, è un episodio responsabile di buona democrazia, concluso tra parti sociali consapevoli che la ripresa dell’economia passa dall’aumento della produttività. E che quest’ultima passa, per forza, a sua volta dalla ripresa dei margini che non è, né può essere, frutto della compressione dei salari. Ma richiede una cornice, in fabbrica e fuori, capace di attrarre gli investimenti.
L’accordo di ieri, anche per le modalità e i tempi della trattativa, va in questa direzione. Nell’interesse generale e, ancor di più, dei lavoratori. L’alternativa, vuoi che passi per le piazze o per le parcelle degli avvocati che sparano raffiche di querele o di ricorsi nelle aule giudiziarie, serve ad altri fini che con l’interesse dei metalmeccanici hanno ben poco da spartire. Come ben sanno quelli che si preparano a spendere i soldi e le energie altrui per i propri interessi.