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 2016  marzo 15 Martedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Federica Guidi
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

I russi si ritirano dalla Siria a partire da oggi, secondo quanto ha annunciato Putin. «Credo che la missione del nostro ministero della Difesa e delle nostre Forze armate in Siria sia terminata. Ho ordinato di iniziare il ritiro di gran parte dei nostri militari».

Accidenti. È una buona notizia. Non c’è stato anche una specie di cessate il fuoco a partire da gennaio?
Sì, sono tenui avvisaglie di una trama che potrebbe - molto lentamente e in mezzo a difficoltà inenarrabili - modificare lo scenario. C’è una mezza cessazione delle ostilità - espressione più corretta di «cessate il fuoco» -, dico «mezza» perché contro Isis, al Nusra e altre organizzazioni terroristiche si continua a combattere, continua anche l’assedio di Aleppo ecc. Poi oggi dovrebbero riprendere i colloqui di Ginevra, trattative che i giornali americani hanno definito «molto strane», non si conoscono nemmeno i nomi dei partecipanti perché il messo dell’Onu Staffan De Mistura ha definito l’elenco dei nomi «una questione molto delicata». Adesso c’è questa mossa di Putin, tutta da capire e su cui gli americani hanno semplicemente detto: «Abbiamo letto i rapporti sulla mossa russa poco fa. Se dovesse esserci qualcosa vi faremo sapere».  

Perché non sono sicuro che Putin si stia ritirando davvero, dove potrebbe essere il trucco?
L’annuncio, piuttosto clamoroso, intanto accredita ulteriormente Putin come l’uomo decisivo su quel quadrante. Sappiamo che i russi hanno mandato i loro aerei avendo come primo scopo il mantenimento del porto di Tartus, loro sbocco sul Mediterraneo. Infatti nello stesso comunicato in cui si annuncia il ritiro si precisa che la base aerea di Hemeimemm e il porto di Tartus continueranno ad essere operative, suppongo - e spero - per l’ordinaria amministrazione. C ’è poi un secondo punto: il ritiro significa che la figura di Assad non è più in discussione, almeno nella prima, non si quanto lunga, fase di transizione. La crisi siriana è cominciata con la ribellione contro Assad e con una posizione molto dura degli americani sullo stesso Assad, ricorderà che Obama aveva parlato di una linea rossa (le armi chimiche) superata la quale gli americani avrebbero mandato truppe di terra, minaccia poi disattesa. Putin nel comunicato di ieri ha fatto sapere di aver deciso il ritiro e subito dopo di aver telefonato ad Assad, il quale si sarebbe dichiarato completamente d’accordo. La questione Assad è dunque ufficialmente retrocessa a problema secondario, sicché i veri sconfitti sembrerebbero a questo punto Obama e Erdogan. Putin si permette di parlare da gran maestro della pacificazione prossima ventura: «Spero che il ritiro russo dalla Siria dia un segnale positivo a tutte le parti coinvolte nel conflitto e serva ad aumentare il livello fiducia di tutti i partecipanti al processo».  

Non so come si possa parlare di processo di pacificazione o di sospensione delle ostilità con il Califfo ancora pienamente in campo. Anche quella frase del comunicato «credo che la missione ... sia terminata» mi sembra molto, molto ottimistica.
I russi, per l’occasione, hanno diffuso anche i dati relativi alla loro azione in Siria, cominciata lo scorso 30 settembre. Grazie a Mosca, dicono, la situazione in Siria sarebbe stata ribaltata, l’intervento di Putin avrebbe «disarticolato le infrastrutture dei militanti infliggendo loro un considerevole danno». Secondo il loro ministro della Difesa, Sergej Shoigu, l’approvvigionamento di risorse ai terroristi sarebbe stato interrotto, duemila combattenti provenienti dalla Russia sarebbero stati neutralizzati, 209 siti dedicati a produzione e raffinazione del petrolio sarebbero stati distrutti, l’aviazione avrebbe chiuso le principali strade che permettevano l’invio in Turchia del greggio, «in generale, con il sostegno della nostra aviazione, le truppe siriane hanno liberato 400 aree abitate e oltre 10 mila chilometri quadrati di territorio». Il ministro aggiunge che continuerà a fornire armi ad Assad. Sembrerebbere una vittoria completa dell’asse Mosca-Damasco-Teheran.  

Suppongo che i turchi abbiano un’idea diversa della faccenda.
I turchi hanno detto di recente che l’87% delle missioni aerei russe si sono concentrate sui ribelli che vogliono rovesciare Assad e Putin in questo modo avrebbe addirittura rafforzato l’Isis. D’altra parte è però innegabile che il Califfo sta lentamente abbandonando l’Iraq-Siria per spostarsi in Libia. Questo lo ammettono gli stessi americani.  

E Ginevra?
Vedremo. I primi colloqui a gennaio non hanno prodotto risultati. Ma le formazioni ribelli che hanno aderito nel frattempo sono molto aumentate. Il problema principale al tavolo è la rivalità russo-turca, specie sulla questione dei curdi. Erdogan li vorrebbe annientare, Putin li difende a spada tratta. (leggi)

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