ItaliaOggi, 15 marzo 2016
Un piccolo contributo al dibattito sull’editoria di sostegno al potere
Un preoccupato, ironico, Rino Formica sul Foglio riflette su «editoria di sostegno al potere» e «editoria di ricatto». Teme che l’informazione punti a quello che i supermanager chiamano «consolidamento», le cui prime vittime sarebbero i giornalisti, «appagati e fregati» ovvero «ribelli e zimbelli». Immagino i giornalisti non in quanto tali, ma terminali sensibili della comune libertà. Questo Cameo, dedicato a due Principi della comunicazione, Obama e Draghi, riuscirà a dare un piccolo contributo al dibattito?
Obama. Merita un sincero ringraziamento, a fine mandato si è confessato con Jeffrey Goldberg, per Atlantic. Lo ha fatto a cuore aperto, senza usare la lingua biforcuta che lo ha caratterizzato per sette anni. Io gli credo, era già allora in buona fede, semplicemente non era all’altezza di fare il presidente degli Stati Uniti, ma era (ed è), a differenza dei Clinton, una persone perbene. Ci ha messo un po’ di tempo ad accorgersi che Sarkozy e Cameron, vedi caso Libia, erano due quaquaraquà, come purtroppo lo sono i 28 premier europei. Ci ha messo quattro anni per capire chi era Hillary. Italia Oggi di tutti costoro ne aveva scritto a lungo in tempi non sospetti. Chissà se si sarà reso conto dei danni fatti all’Italia con la sciagurata guerra alla Libia del 2011. Comunque, alla fine ha fatto outing, riconosciamolo.
Draghi. Anche lui è persona perbene, così il suo ineccepibile curriculum (certo, appena scavi trovi il panfilo Britannia, il ruolo pesante-pensante in Goldman&Sachs). Ma il curriculum ottimo per l’assunzione non è una garanzia sui risultati attesi. Nessuno che abbia il coraggio di dire che ha fallito, tutti lo coprono con nuvole di cipria profumata. L’inflazione doveva essere al 2%, invece è allo 0,1% (sic!). Certo, ricordiamo bene quel 26 luglio 2012, in piena tempesta finanziaria, quando pronunciò la mitica locuzione «whatever it takes» (faremo tutto ciò che sarà necessario) e i mercati si misero a cuccia, ma l’atteso innesco per lo sviluppo non si è verificato (il mercato è cosa seria).
Nel mondo del business e del management c’è un comportamento organizzativo tipico dei supermanager moderni, quando si accorgono di aver fallito, si aggrappano a quello che i colti chiamano «mondo controfattuale». Si difendono dicendo: «l’obiettivo non l’ho raggiunto, ma immaginate cosa sarebbe successo, in negativo, senza le mie azioni». Come ovvio nessuno lo sa, nessuno lo può provare, di norma è una scusa, chi vi ricorre è un disperato. Draghi vi è ricorso, forse sa che è a fine corsa, e noi con lui.
Provo ad analizzare, da uomo della strada, il suo sofisticato (sopravvalutato?) bazooka. Lo spariglio che doveva essere risolutivo, il Quantitative easing, ha clamorosamente fallito. Anziché buttare la medicina nel cassonetto apposito, insiste aumentandone le dosi da 60 a 80. Prendiamo la nuova medicina, Tltro. Alle banche verrà data liquidità illimitata purché facciano credito all’economia reale, con un tasso negativo dello 0,40%, cioè Bce pagherà (sic!) le Banche che chiederanno quattrini per prestarli a imprenditori privati. È come se io andassi in banca a chiedere un milione di e il direttore mi dicesse: «Eccole il milione, non deve pagare interessi, mi raccomando lo usi per fare investimenti utili e quando crede mi riporti 996 mila”» Mi chiederei dov’è il trucco? Come ovvio, da persona perbene non li prenderei.
Concordo con Draghi, questi sono «territori inesplorati», lui li complica ancora di più usando un linguaggio incomprensibile. Solo su un giornale svizzero ho trovato una traduzione chiara: «le mosse di Draghi equivalgono a una redistribuzione di risorse da risparmiatori, da casse pensioni, da assicurazioni, a favore delle banche (soffocate da sofferenze) e di Stati (pieni di debiti, con criminali disavanzi, governati da inetti). Cioè trasferisce i quattrini dal mondo perbene (noi) al mondo permale (loro). Caro Draghi questa non è politica monetaria ma politica, e lei non l’abbiamo né votato, né eletto.
Alle mie nuore e figli, imprenditori seri, ripeto sempre lo stesso ritornello «non prendete prestiti bancari di tal fatta, risparmiate, consumate il minimo indispensabile, autofinanziatevi, state lontani da queste Banche (Etruria è la norma, non l’eccezione), meno fatturato, ma sano, meno collaboratori, ma meglio retribuiti, ma state fuori dai ricatti del Sistema. Seguite la difficile, sofferta «strategia dell’onestà e della contro intuizione” (significa violare sempre e comunque le attese comuni)».
Presidente Draghi, lo so, è l’opposto di ciò che lei e i suoi mandanti pretendete, ma noi dobbiamo difenderci e sopravvivere. Non ce ne voglia.