il Fatto Quotidiano, 15 marzo 2016
Elogio di Bertolaso, premio Nobel della minchiata
Da quando è sceso in campo, la combattutissima corsa in retromarcia dei partiti per non vincere le elezioni a Roma ha il destino segnato. In attesa di sapere chi farà il sindaco, già sappiamo chi non lo farà: Disguido Bertolaso. Il suo impegno per mettere in fuga gli eventuali elettori è certosino, quotidiano, scientifico, da vero professionista della sconfitta. Mentre gli altri, inavvertitamente, infilano nel solito mare di scemenze qualcosa di ragionevole, lui no: lui solo cazzate. A presa rapida e a lunga gittata: con quella della Meloni incinta che deve stare a casa ad allattare può camparci una settimana. Stiamo parlando di un artista della gaffe, di un fuoriclasse della scempiaggine, di un premio Nobel della minchiata. Non per nulla B. l’ha scelto: credeva di far cosa gradita all’amico Matteo, ignaro del fatto che nemmeno lui vuole vincere a Roma, tant’è che ha schierato Giachetti. Il quale ora si trova nell’imbarazzante condizione di rischiare – suo malgrado, si capisce – quantomeno il ballottaggio.
Medico specializzato in malattie tropicali dell’infanzia, Bertolaso fu presto scambiato per un esperto di Protezione civile, forse per via della naturale predisposizione alle catastrofi: quelle che lui stesso provoca appena apre bocca. Questo Mister Wolf alla rovescia (“Mi chiamo Guido, creo problemi”) iniziò a far danni alla Farnesina e agli Affari sociali. Poi il governo Prodi-1 lo piazzò alla Protezione civile e la giunta Rutelli al Giubileo. Uomo per tutte le stagioni, nel 2001 torna alla Protezione civile con B. e nel 2006 il Prodi-2 lo promuove commissario alla monnezza in Campania. “In 10 giorni risolvo tutto”, annuncia. Poi se ne va senza risolvere niente. Ergo nel 2008 il governo B.-3 lo fa sottosegretario ai rifiuti. “La monnezza sparirà entro fine luglio” dicono Silvio&Disguido – senza specificare di che anno – con le ramazze in mano. Sì, buonanotte. Allora B. gli dà la kriptonite di supercommissario e lui giura: “Risolvo il problema in tre giorni”, mi voglio rovinare. Risultato: 25 arrestati, tra cui la sua vice; condanna alla Corte di Lussemburgo e procedura d’infrazione dall’Ue. Il talento va premiato e l’“uomo della Provvidenza” – come lo chiama B. – è commissario a tutto: incendi boschivi, Mondiali di nuoto e di ciclismo, vulcani delle Eolie, beatificazione di padre Pio, terremoto in Abruzzo e G8 alla Maddalena, che costa il doppio (anche per le “bonifiche” di suo cognato) e per giunta invano perché viene astutamente traslocato tra le macerie dell’Aquila.
La liaison col costruttore Anemone, dal pied-à-terre in via Giulia agli incarichi alla moglie, dai 10 mila euro in contanti ai massaggi al Salaria Sport Village, è già leggenda. Indagato per corruzione, sfodera alibi che lo inguaiano vieppiù. “L’affitto in via Giulia non lo pagava nessuno” (forse si pagava da solo, con autobonifici). “Pensate che uno come me si possa comprare con 10 mila euro? È umiliante” (al che i pm sospettano di avere sbagliato tariffa, al ribasso, e aggiornano il listino-prezzi). “Mio cognato è il più bravo nelle bonifiche, mica vorremo farlo lavorare all’estero solo perché è mio parente!”. E la massaggiatrice brasiliana Monica? “Mi sconocchiava la schiena”. Segue battutona sulla sua Monica e quella di Bill Clinton, la Lewinsky, che innesca una crisi diplomatica con Hillary, segretario di Stato Usa. Nel 2010, visto che ha ben meritato nella non-ricostruzione dell’Aquila, B. lo paracaduta ad Haiti per “coordinare gli aiuti” dopo il terremoto e insegnare agli americani come si fa. Ma nessuno lo riconosce (“Bertochi?”). Allora Disguido spara di nuovo a zero su Clinton, inviato dell’Onu: “Americani patetici, solo passerelle in tv. Clinton, invece di scaricare casse di acqua, coordini gli aiuti”. “Commenti da bar sport”, tuona Hillary. Lui, per rimediare, dichiara guerra pure all’Onu. Prima che sbarchino i marines e i caschi blu a Ostia, B. lo rimpatria in tutta fretta. Poi lo imbarca sul primo aereo per l’Africa, a fare il volontario contro una delle rare calamità non create da lui: Ebola.
Due mesi fa il semprelucido B. ha una folgorazione: chi meglio del recordman mondiale dell’autogol come sindaco di Roma? Disguido capisce subito che è per far vincere il Pd, infatti dichiara che voterebbe volentieri Giachetti (“Gli voglio bene, è una persona perbene”). Gli fanno notare che certe cose si fanno ma non si dicono. Allora fa sapere di non aver mai votato FI, ma sempre centrosinistra. Nel partito, chiamano l’esorcista. Siccome B. ha problemi con la Lega, Bertolaso dice che “i rom sono un popolo vessato”. Salvini, il vessatore, scalda i motori della ruspa. E lui ritratta: “Toglieremo i cassonetti, così eviteremo che i rom rovistino” (tipo bruciare tutti i boschi per prevenire gli incendi). Stufi di farsi il segno della croce appena respira, i suoi gli mettono alle calcagna uno staff di comunicatori armati di museruola. E riescono a bloccare un suo comunicato che lo indica come il candidato del centrosinistra. Ma lui sfugge alle badanti e si ispira a Nerone: “Roma è terremotata, ma io la ricostruirò”. Così s’incazzano sia i romani sia gli aquilani. Poi, per non far parlare del suo processo, si paragona a Rudolph Giuliani. Che però, prima di diventare sindaco di New York, faceva il procuratore, non l’imputato. L’unico modo per fargli vincere le Gazebarie è candidarlo da solo: lui nel segreto dell’urna vota Giachetti, ma con sua grande sorpresa vince lo stesso. E così, molto allarmato, ricomincia a farsi la guerra con la bella frase sulla Meloni. Non dovesse bastare, chiederà ai romani di non votarlo. Se poi quelli insistessero, pazienza: organizzerà i controbrogli.